La ‪Cgil‬ di Brescia sui cartelli di ‪‎Pontoglio‬: Asgi e FondazionePiccini fanno educazione civica al sindaco ma avvertono:«Rimuova i cartelli o faremo causa» 

Una dichiarazione di Damiano Galletti, segretario generale della Camera del Lavoro di Brescia

"Può l'attività di comunicazione di un'Amministrazione comunale qualificare in modo ideologico o religioso il territorio amministrato? Ovviamente no, ma non è questa l'unica pecca dei cartelli posizionati nei giorni scorsi a Pontoglio. A dirlo e' il segretario generale della Camera del Lavoro di Brescia Damiano Galletti. Tra violazione degli articoli 3 e 97 della Costituzione, prosegue Galletti, in sole due righe l'Amministrazione comunale di Pontoglio ha sbaragliato il campo della concorrenza tra gli amministratori che usano denaro pubblico per campagne ideologiche che nulla hanno a che fare con il buon amministrare in modo responsabile. Di qui la lettera al sindaco Alessandro Seghezzi scritta da Fondazione Piccini e Asgi, Associazione studi giuridici sull'immigrazione, nella quale viene illustrato, punto per punto, cosa non va in quei cartelli. «Confidiamo che vorrà tenere in adeguata considerazione le osservazioni di cui sopra e la invitiamo a rimuovere i cartelli in questione - si legge nella conclusione -. Restiamo a sua disposizione per ogni opportuno chiarimento riservandoci, in mancanza di riscontro, di attivare tutte le opportune azioni idonee a ripristinare un uso corretto e non discriminatorio della azione e della comunicazione pubblica». La lettera, oltre che al sindaco, è stata inviata anche all'Ufficio Andisciriminazioni Razziali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri".

Segue il testo della lettera
Milano, 18 dicembre 2015
Egr sig.
ALESSANDRO GIUSEPPE SEGHEZI
SINDACO del
COMUNE DI PONTOGLIO
c/o Casa Comunale
PONTOGLIO (BG)
A mezzo pec
comune.pontoglio@pec.regione.lombardia.it
segreteria@pec.comunedipontoglio.eu

E per conoscenza
UNAR – Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali
ROMA
A mezzo mail unar@unar.it e fax 06.67792272

ASGI e FONDAZIONE PICCINI/COMUNE DI PONTOGLIO
Alle scriventi organizzazioni ASGI e Fondazione Guido Piccini per i diritti dell’uomo ONLUS – che operano nel campo del contrasto alle discriminazioni e sono iscrittenell’elenco a tal fine previsto dall’art. 5 D.lgs. 215/03 – è stato segnalato il cartello recentemente apposto dalla Sua amministrazione all’ingresso del territorio Comunale (del quale la stampa ha ampiamente riferito nella giornata di ieri) e avente il seguente contenuto:
“Pontoglio è un paese a cultura occidentale di profonda tradizione cristiana. Chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene”.
In proposito, in esecuzione delle nostre finalità statutarie, riteniamo opportuno sottoporre alla Sua attenzione le seguenti osservazioni, di ordine strettamente giuridico.
1) Con il primo periodo del testo viene operata una sovrapposizione tra constatazioni o valutazioni di ordine geografico e etnografico e l’attività di comunicazione dell’Amministrazione Comunale, alla quale non ci pare possa essere consentita una qualificazione ideologica o religiosa del territorioamministrato. Come sicuramente le è noto, l’attività della pubblica amministrazione è regolata dal principio di imparzialità ex art. 97 Cost., : conseguentemente gli unici valori di cui la stessa si può far carico, anche nella comunicazione, sono quelli contenuti nella Carta Costituzionale che non comprende né uno specifico riferimento religioso (si veda per tutti Corte Cost.203/89 che riconosce il “principio supremo della laicità dello Stato” come “uno dei profili della forma di Stato delineata dalla Carta Costituzionale della Repubblica») né tanto meno espressioni come “cultura occidentale” che sono prive di un effettivo significato giuridico (anche Pontoglio è “orientale” rispetto a Torino, ma ciò non significa che debba farsi carico della cultura sabauda).
2) Quanto al secondo periodo, rileviamo che un invito alla tolleranza e al rispetto – che condividiamo pienamente - non può che avere portata generale e reciproca, anche in ossequio all’art. 3 Cost. e deve dunque comprendere anche il rispetto di chi apporta, in un contesto locale, cultura e tradizioni diverse. Inoltrel’espressione utilizzata – proprio per la sua unilateralità – si presta a applicazioni indebite, che finirebbero per estendere la giusta pretesa del rispetto anche alla pretesa di non porre in essere in assoluto (nel vestire, nel cibo, nella cultura e pratica religiosa ecc.) comportamenti pubblici difformi da quelli asseritamente riconducibili alla “cultura occidentale e tradizione cristiana”.
3) Del tutto illegittimo ci pare infine l’“invito ad andarsene” proprio perché collegato alla unilateralità e genericità della precedente affermazione. In proposito, facciamo presente che la pubblica amministrazione, sempre nel rispetto del citato principio di imparzialità, non può svolgere alcuna attivitàvolta a incentivare o disincentivare la presenza sul proprio territorio di cittadini identificati sulla base della loro appartenenza culturale, etnica o religiosa o delle loro convinzioni personali, pena la violazione del principio di non discriminazione di cui all’art. 14 CEDU e 43 TU immigrazione; ciò indipendentemente dal fatto che l’attività si concretizzi in veri e propri divieti o in meri “inviti”. In proposito la Corte di Giustizia Europea ha già ritenuto in più occasioni che anche la mera dichiarazione pubblica di contenuto discriminatorio sia idonea a porre in una condizione di svantaggio i gruppi sociali protetti dall’ordinamento e come tale debba essere sanzionata (si veda CGE 10.7.2008 Feryn secondo la quale anche la mera dichiarazione astratta di non voler assumere stranieri costituisce discriminazione); anche il Tribunale di .Milano (ordinanza 2.5.11, est. Dorigo, in causa APN c. Comune di Gerenzano) ha ritenuto discriminatorio, e ha sanzionato come tale, l’invito ai cittadini, da parte di un assessore, di non affittare case agli stranieri.
Conseguentemente anche “l’invito ad andarsene” formulato pubblicamente dalla Sua amministrazione ha l’effetto di dissuadere dall’accesso e dalla permanenza sul territorio comunale coloro che ritengono di non condividere l’impostazione culturale e religiosa emergente dal cartello; come tale, l’invito viola il principio di libera circolazione e costituisce discriminazione in ragione della religione, della etnia e delle convinzioni personali .
Confidiamo che Vorrà tenere in adeguata considerazione le osservazioni di cui sopra e La invitiamo quindi a rivalutare la decisione assunta, rimuovendo i cartelli in questione.
Restiamo comunque a Sua disposizione per ogni opportuno chiarimento riservandoci, in mancanza di riscontro, di attivare tutte le opportune azioni idonee a ripristinare un uso corretto e non discriminatorio della azione e della comunicazione pubblica.
La presente viene inviata anche all’Ufficio Andisciriminazioni Razziali presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ai fini di ogni opportuna valutazione ed eventuale intervento.
Distinti saluti.

Per ASGI – servizio antidiscriminazione
avv. Alberto Guariso

Per Fondazione Guido Piccini per i diritti dell’uomo ONLUS
Marco Brizzi

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