FORTE PARTECIPAZIONE STAMATTINA AL PRESIDIO DI FILCTEM-CGIL, FEMCA-CISL, UILTEC-UIL DAVANTI ALLA SEDE ENI DI SAN DONATO CONTRO LA CESSIONE DI VERSALIS


Hanno partecipato in molti, stamattina, al presidio davanti alla sede di San Donato per protestare contro la cessione da parte dell’Eni di Versalis, il "ramo" chimico del Gruppo, una delle società più importanti in Europa, senza che il governo dica una parola.
Eni abbandona di fatto il Paese, e i riflessi saranno pesanti in tutta Italia e anche in Lombardia, dove l’Azienda è presente con circa 12.500 addetti, con siti produttivi di particolare eccellenza come il Centro Ricerche nello stabilimento di Versalis a Mantova e la centrale Enipower che raggiungono circa 1000 addetti; la raffineria di Sannazzaro de Burgondi, in provincia di Pavia, insieme alla centrale Enipower conta oltre 1000 dipendenti.
La sede direzionale di Eni, a San Donato Milanese, raggiunge le 10.500 risorse di cui solo 2.000 si occupano di Upstream.
L’uscita di ENI dalla Saipem, da Versalis e la costituzione di una società che si occupi di vendita di Gas da collocarsi sul mercato, rischia di fa venir meno ogni certezza di futuro e di sviluppo.
Se queste sono le scelte, si stanno davvero mettendo a rischio le prospettive stesse della chimica italiana, e i sindacati lo ribadiranno all’incontro previsto con il governo per il 12 gennaio. Per queste ragioni le categorie dei chimici di Cgil Cisl Uil hanno indetto anche 8 ore di sciopero generale per il 20 gennaio, per denunciare l’obiettivo di Eni, che è quello di concentrarsi solo su esplorazione ed estrazione di gas e petrolio, riducendo a queste attività, peraltro sostanzialmente svolte fuori dall’Italia, un modello che è storicamente fondato sull’insieme della filiera, dalla esplorazione alla vendita di idrocarburi.
Oggi Eni investe in Italia una quota importante dei ricavi, circa 6 miliardi; le scelte che si stanno facendo porterebbero ad un disimpegno di Eni dal nostro paese e il rischio della scomparsa di due settori importanti: la chimica e la raffinazione, con un conseguente calo di investimenti a danno dell’intero sistema industriale.
Il riassetto di Versalis e la ‘riscoperta’ della chimica tradizionale comporteranno inoltre l’abbandono della “chimica verde” - e dunque degli interventi previsti a Porto Torres e Marghera, oltre a mettere sostanzialmente in discussione la credibilità dell’accordo su Gela - e un fortissimo svantaggio competitivo dell’Italia sul resto dell’Europa in termini di ricerca e di prodotti.
Al Governo, dal presidio di oggi sono state chieste parole chiare: davvero si vuole infliggere questo colpo durissimo alla chimica italiana e all’intero sistema economico? Il governo deve rispondere non solo in qualità di azionista di riferimento, ma quale soggetto regolatore della politica industriale del paese. L’illusione è pensare che possano convivere crescita e deindustrializzazione. Fuoriuscire dalla chimica e dalla raffinazione, così come cedere quote di partecipazione in Saipem per altro verso e mettere in discussione la presenza nel segmento retail della Direzione Gas & Power, non significa solo provocare collassi occupazionali, svilire opportunità per le nostre aree, soprattutto quelle più depresse del Mezzogiorno, ma far venire meno un tessuto ricco di imprese, piccole e medie, specializzate in lavori a valore aggiunto, qualificate; fare venire meno politiche legate alla ricerca, alla sperimentazione di nuovi processi, rinunciare a specializzazioni decennali.
Il Piano industriale di Versalis 2015 -2018 è ancora a metà del guado, non ha espresso tutte sue le potenzialità ed è lontano dal recupero sperato.
Il Piano prevede investimenti per circa 1,2 mld che si sommano agli oltre 400 mln impegnati dal 2012 anno in cui è partito il progetto di riorganizzazione e sviluppo di Versalis, presente in Italia con 8 siti produttivi e 5 all’estero, con una occupazione che si mantiene consolidata oltre i 4400 dipendenti in Italia e circa 1000 all’estero.
Siamo dunque contrari ad una eventuale uscita di ENI dalla chimica, che - se confermata - riterremo sbagliata: questo piano industriale, che ha nella nuova struttura di ricerca il suo cuore innovativo e strategico, non può e non deve essere messo in discussione, deve essere portato a termine ed implementato da ENI.
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