LA CGIL LOMBARDIA SULLA PROPOSTA DEL PRESIDENTE MARONI: AVERE UN LAVORO E’ IL PRIMO REDDITO DI CITTADINANZA


Povertà, livelli di disoccupazione a due cifre, rinuncia a curarsi, sono le tante facce della crisi economica di questi anni. A questo si aggiungono i tagli ai finanziamenti degli ammortizzatori sociali (dalla cassa integrazione in deroga ai contratti di solidarietà), che hanno permesso, pur nelle difficoltà, di mantenere in questi anni un livello di coesione sociale accettabile.
Oggi quei finanziamenti vengono drasticamente ridotti e, nonostante i tanti accordi fatti in questi anni anche a livello regionale - da ultimo quello del dicembre 2014 - , il rischio è quello di non garantire minimi economici vitali a chi ha perso o rischia di perdere per sempre il lavoro.
Per questo la CGIL continua a rivendicare, sia a livello nazionale che regionale, il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali, ampliando prima di tutto lo strumento dei contratti di solidarietà sia difensivi che espansivi, utili a mantenere ed estendere il lavoro, accompagnato da una politica industriale e di investimenti che ridia una prospettiva di rilancio e crescita a questo paese e a questa regione.
Creare lavoro significa riconoscere alle persone non solo un reddito, ma una dignità, un ruolo sociale di cittadino e cittadina, a prescindere dal colore della pelle o dal luogo di nascita.
Per questo non convince la proposta avanzata questa mattina dal Presidente Maroni di un reddito di cittadinanza: combattere la povertà è un’emergenza, ma a nostro giudizio le risorse europee debbono essere destinate alla creazione di lavoro, come cardine per sconfiggere l’esclusione e l’emarginazione sociale di chi oggi è povero.
Destinare risorse al lavoro, alla cura, alla riduzione della compartecipazione alla spesa (dai ticket alle rette per i servizi sociali) è per noi l’obiettivo da perseguire, anche con l’utilizzo delle risorse previste dai fondi strutturali.

Milano 12 maggio 2015
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