Lombardia, tavolo della moda: dissenso tra la cgil e formigoni


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LOMBARDIA, TAVOLO DELLA MODA: DISSENSO TRA LA CGIL E FORMIGONI


La Cgil si è riservata di assumere qualsiasi decisione rispetto al protocollo d'intesa sindacale sulle questioni della moda e del settore tessile presentato oggi dal Presidente Formigoni, finchè non saranno accolti i contenuti ribaditi al tavolo e che ripropongono, nei fatti, un percorso unitario con le Associazioni, per ribadire l'urgenza di un intervento rispetto alla crisi del settore tessile.

Si tratta di una crisi che dura da circa tre anni, che ha visto la perdita del 30% dei posti di lavoro nella sola Lombardia nell'ultimo quinquennio, ha fatto registrare una perdita del 2,5% delle esportazioni ed ha prodotto un abbassamento dell'indice della produzione industriale dal 105 al 99 per cento.

Il tavolo della moda era stato rivendicato dalle parti sociali, sindacati di categoria e confederali e imprenditori (che avevano presentato delle precise proposte da noi condivise e che non abbiamo ritrovato nel documento finale), per sollecitare le istituzioni locali e nazionali ad interventi di urgenza mirati al sostegno del settore in crisi; i punti nodali erano:
-favorire la competitività internazionale della moda italiana, non basata però sulla riduzione del costo del lavoro riferito ai salari e ai diritti dei lavoratori.
-fare fronte al calo della domanda interna, valorizzando la certificazione di prodotto, nel rispetto del lavoro e dell'ambiente.
-incentivare la ricerca e l'innovazione degli apparati produttivi, contro le delocalizzazioni sempre più frequenti.
-incentivare la formazione e all'aggiornamento professionale.

Rispetto al protocollo presentato oggi dal Presidente Formigoni, le riserve della Cgil Lombardia e della Filtea Cgil riguardano l'immodificabilità di un documento che, peraltro, è stato soltanto enunciato ma non consegnato nero su bianco; in secondo luogo non ci sono impegni concreti da parte della regione in merito alle risorse economiche da destinare al rilancio e allo sviluppo dell'intero settore.
Infine i tempi troppo lunghi (si parla della fine del 2004) per decidere le modalità di intervento dal 2005 in avanti.

Anche nei contenuti, il documento ripropone, come logica esclusiva, quella del protocollo d'intesa tra il Ministro Maroni e la Regione Lombardia, per cui vengono utilizzate esclusivamente le pochissime risorse del Governo, utili a tamponare la situazione per non più di tre mesi, riconsegnando poi il settore anziché agli interventi strutturali dei quali avrebbe bisogno, ad una crisi che rischierà di essere sempre più grave.
Del resto lo stesso Formigoni, nella sua relazione iniziale ha denunciato il taglio che la Finanziaria del 2004 (e qualche fondato timore c'è anche su quella attualmente in discussione) ha operato sui fondi destinati ai settori industriali in crisi.

Ci spiace aver rovinato l'effetto di scena che il Presidente Formigoni aveva preparato per oggi con tanto di inviti alla stampa, ma la crisi e il declino industriale sono troppo importanti per essere liquidati con un passaggio propagandistico.

La Cgil confederale e la categoria sono fortemente interessate ad approfondire il confronto tra le parti sociali e con la Regione Lombardia, ma chiede alla Giunta regionale più coraggio politico e più risorse economiche da destinare al settore che altrimenti si troverebbe schiacciato tra la competizione che proviene dai paesi dell'estremo oriente e le vaghe promesse politiche dei nostri governanti.


Sesto San Giovanni 30 luglio 2004

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