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Il silp e la cgil lombardia forniscono i dati delle liste di attesa per i permessi di soggiorno dei migrantiCOMUNICATO STAMPA
IL SILP E LA CGIL LOMBARDIA FORNISCONO I DATI DELLE LISTE DI ATTESA PER I PERMESSI DI SOGGIORNO DEI MIGRANTI.
ESPULSIONI MIRATE PER RIEMPIRE I CHARTER E INGENTI RISORSE DI POLIZIA DESTINATE A PRATICHE AMMINISTRATIVE.
LA DENUNCIA E LE PROPOSTE DEL SINDACATO.
Nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta stamattina a Sesto San Giovanni presso la sede della Cgil Lombardia, alla presenza di operatori della Cgil sul territorio e di dirigenti territoriali del Silp, Susanna Camusso, Segretario Generale e Luigi Caracciolo, Segretario Generale del Silp (Sindacato di Polizia per la Cgil) lombardo, hanno illustrato le proposte del sindacato sul problema delle pratiche per il rinnovo dei permessi di soggiorno e i dati, provincia per provincia, sui tempi di espletamento delle pratiche e sulla presenza di lavoratori extracomunitari, raccolti sulla base di una ricognizione avvenuta tramite i Centri Stranieri delle Camere del Lavoro.
In ogni provincia lombarda, la Cgil ha infatti attivato uno sportello di consulenza.
Susanna Camusso ha sottolineato come la legge Bossi Fini manifesti ancora una volta la sua inadeguatezza. Inoltre, nella sua applicazione, non si tiene assolutamente conto dei Decreti applicativi della legge 30 (Legge 276), che hanno modificato profondamente il mercato del lavoro.
Siamo in presenza di un fenomeno, l’immigrazione, che ha caratteristiche strutturali e che viene invece affrontato come ammette la stessa Corte dei Conti con logiche di “emergenza” con 230 milioni di euro destinati “all’attività di sicurezza e contrasto”.
Non siamo in presenza di problemi di ordine pubblico ma della necessità di garantire sostegno e integrazione a chi oggi viene in Italia.
La stessa Corte-ha detto Camusso- sottolinea che i ritardi sono da attribuire alla “difficoltà di raggiungere le necessarie intese tra le amministrazioni statali competenti, le Regioni e gli enti locali”
Queste considerazioni avanzate dalla Corte dei Conti sono ormai da tempo patrimonio della nostra organizzazione visto il lavoro capillare che svolge sul campo.
In Lombardia possiamo contare su una rete di sportelli e uffici che quotidianamente misurano il disagio e la condizione del cittadino immigrato.
I nostri uffici territoriali stimano in circa 580.000 gli immigrati presenti nella nostra regione.
Ai quali vanno aggiunti circa 60.000 non regolari.
I dati in nostro possesso evidenziano quali siano oggi le difficoltà in cui si vengono a trovare le lavoratrici e i lavoratori extracomunitari che intendono adempiere agli obblighi di legge.
Ø La riduzione del periodo di durata del permesso di soggiorno accompagnato dall’aumento dei cittadini immigrati dovuto all’ultima sanatoria ( + 700.000) ha aumentato in maniera esponenziale il carico di lavoro negli uffici immigrati delle questure.
Ø La mancanza di un regolamento applicativo previsto dopo sei mesi dall’uscita della legge Bossi Fini e non ancora varato, dà spazio a interpretazioni della normativa sul rinnovo del permesso di soggiorno che spesso si differenziano da questura a questura.
Alcuni esempi:
un’ assistente domiciliare che ha fatto la regolarizzazione con la Bossi Fini, se cambia datore di lavoro non ha diritto al rinnovo del permesso di soggiorno se non in caso di decesso dell’anziano assistito (caso segnalato dalla questura di Cremona)
- la decorrenza del rinnovo del permesso non è dalla data di scadenza ma dalla data di assunzione (questura di Mantova), nel caso in cui, nel corso dell’anno, abbia cambiato datore di lavoro.
- il riferimento per la decorrenza, per chi ha fatto la regolarizzazione, è sempre il mese di settembre 2002, anche se il permesso di soggiorno è stato consegnato a giugno 2003 (questura di Mantova)
- a Bergamo chi ha fatto la regolarizzazione con la Bossi Fini, per ottenere il rinnovo deve avere un contratto di almeno un anno o a tempo indeterminato. In questo sono evidenti i limiti della legge che non tiene conto minimamente del Decreti applicativi della legge 30 che hanno modificato profondamente il mercato del lavoro.
Ø I tempi lunghi d’attesa evidenziati nella tabella comportano:
1. file disumane, a orari impossibili, laddove non esiste il meccanismo dell’accesso alla questura tramite appuntamento
2. tempi lunghissimi anche con l’appuntamento in quasi tutte le realtà lombarde
3. tempi che si allungano quando ci sono accertamenti in corso
4. il rilascio di un tagliando che dichiara che il cittadino migrante ha presentato domanda di rinnovo del permesso di soggiorno
Ma il tagliando non consente:
Ø di tornare a casa nel periodo estivo
Ø di poter cambiare datore di lavoro
Ø in alcuni casi il datore di lavoro sospende il lavoratore che è rimasto senza permesso
Ø alcuni datori di lavoro sono stati sanzionati perché presso di loro lavoravano immigrati in possesso del solo tagliandino
Ø se è passato troppo tempo si rischia di perdere il beneficio dell' assistenza sanitaria
Ø non si ottiene la residenza anagrafica
Tutto questo in un quadro dove non c’è certezza di diritto per il lavoratore migrante:
- perdurare della condizione di ricattabilità del datore di lavoro nei confronti del lavoratore straniero
- contributi pagati dal lavoratore immigrato (altrimenti non viene assunto)
- perdurare del lavoro in nero
Susanna Camusso è poi passata alle proposte, rivolgendo un invito e una critica alla Regione:”la Regione Lombardia brilla per totale assenza su questi problemi, mentre potrebbe svolgere una funzione di coordinamento”, ha detto.
Bisogna attivare quel percorso indicato anche dalla Corte dei Conti, nel senso che bisogna creare un raccordo stretto tra Ministero, Regione e Comuni e in questo senso c’è una esperienza in corso a Brescia ed un’altra è prevista a Pavia.
La Regione Lombardia deve svolgere un ruolo attivo nei confronti dei rappresentanti del Ministero degli Interni perché si arrivi ad accordi con le amministrazioni locali affinché le pratiche dei cittadini migranti, a partire da quelle degli stranieri che vivono e lavorano in quel territorio, siano a carico dei comuni.
Per esempio, in Provincia di Brescia, 43 comuni raccolgono le pratiche e le portano in questura, dove il cittadino extracomunitario poi ritira il permesso di soggiorno.
In Provincia di Pavia, la questura proroga la validità del permesso di soggiorno in attesa del rinnovo, in questo modo il permesso mantiene tutta la sua validità.
Ovviamente anche in questo caso servono risorse perché non si può pensare che i comuni, con i tagli delle risorse che stanno subendo, siano in grado di accollarsi questo nuovo onere.
La Regione-ha continuato la sindacalista- deve quindi svolgere un ruolo attivo come già altre Regioni stanno facendo - Emilia Romagna, Veneto, Toscana - per definire una politica sull’immigrazione.
Non basta il rapporto annuale sull’immigrazione fatto in collaborazione con l’ISMU, se non è accompagnato da azioni forti d’indirizzo su un fenomeno qual’ è l’immigrazione nella nostra Regione.
Senza contare le incongruenze della politica migratoria della Regione Lombardia: da un lato si segnala l’emergenza abitativa per i migranti, dall’altro si nega loro, nei fatti, il diritto d’accesso alla residenza pubblica,
oppure si escludono in caso di invalidità, dai benefici sul trasporto pubblico regionale. Bisogna dire che in generale, noi crediamo che la Regione debba dismettere questa riaffermazione permanente della lombardità.
In sintonia con le proposte di Susanna Camusso, il Segretario Generale del Silp lombardo Luigi Caracciolo, che ha sottolineato come quello dell’immigrazione debba smettere di essere considerato un “problema di Polizia”; altri soggetti dovrebbero occuparsi dell’accoglienza, per esempio i comuni.
Secondo una stima del Silp, se fossero i comuni ad istituire degli sportelli appositi, non solo molte risorse di polizia potrebbero essere recuperate ai problemi della sicurezza dei cittadini (si parla di circa 700 persone), ma le code si ridurrebbero drasticamente.
A conferma che per il Ministero degli Interni, la questione dei permessi di soggiorno sia un puro fatto di ordine pubblico e che tutta questa vicenda risponda essenzialmente a logiche repressive e propagandistiche, Caracciolo ha fatto l’esempio dei voli Charter: talvolta dal Ministero arrivano indicazioni precise sulla quantità e sulla nazionalità degli irregolari da rimpatriare, e ciò avviene sulla base della disponibilità dei posti sui voli.
E proprio il lavoro di accompagnamento alle frontiere è quello, forse meno evidente rispetto agli sportelli che ricevono le richieste di permesso di soggiorno, ma che comporta il maggior dispendio di energie e di risorse (si parla di centinaia di persone).
Eccetto Milano, in tutte le altre questure il numero di addetti concentrati sull’immigrazione è equivalente a quello delle squadre mobili e della Digos.
Caracciolo si è detto favorevole alla proposta della Cgil Lombardia di tentare un protocollo che preveda il coinvolgimento dei Comuni e la collaborazione dei Prefetti.
Una diversa accoglienza-ha sottolineato Caracciolo- può determinare anche un diverso atteggiamento da parte dei cittadini immigrati; elementi di maggiore sicurezza anche per loro, possono contribuire ad una contrazione sostanziale dei reati commessi.
Non è vero, secondo Caracciolo, che gli organici siano insufficienti: il nostro Paese ha il rapporto maggiore tra residenti e forze di Polizia. L’aumento degli organici non risolverebbe dunque il problema, che è insito nell’impianto della Bossi Fini.
Bisogna cambiare la legge, ha aggiunto Caracciolo, e nel contempo ha ribadito che con il coinvolgimento dei comuni si possono prendere molte iniziative, com’è accaduto a Brescia, dove operano gruppi di volontariato riuniti in cooperative che collaborano all’espletamento delle pratiche.
Bisogna smetterla-ha concluso-con l’idea che ogni cittadino extracomunitario è un potenziale delinquente, altrimenti non si spostano di un millimetro i termini del problema.
Sesto San Giovanni 31 maggio 2004
BERGAMO
presenza immigrati/e 64.000
stime irregolari 7.000
rin. per.di soggiorno 25 giorni
per appuntamento no
carte di soggiorno 3 mesi
nulla osta ricong. 3 mesi
casi particolari
BRESCIA
presenza immigrati/e 100.000
stime irregolari
rin. per.di soggiorno 45 giorni
per appuntamento si
carte di soggiorno 40-50*
nulla osta ricong. 1.5 mesi
casi particolari
COMO
presenza immigrati/e 24.000
stime irregolari 6.000
rin. per.di soggiorno 30 giorni**
per appuntamento si
carte di soggiorno 1 anno
nulla osta ricong. 1 mese
casi particolari
CREMONA
presenza immigrati/e 20.000
stime irregolari
rin. per.di soggiorno 6 mesi
per appuntamento si
carte di soggiorno 2 mesi
nulla osta ricong.
casi particolari
LECCO
presenza immigrati/e 15.000
stime irregolari 2.000
rin. per.di soggiorno 5 mesi
per appuntamento si
carte di soggiorno 5 mesi
nulla osta ricong. 100 giorni
casi particolari
LODI
presenza immigrati/e 9.500
stime irregolari 2.000
rin. per.di soggiorno 3 mesi
per appuntamento si
carte di soggiorno 3 mesi
nulla osta ricong. 3 mesi
casi particolari
MANTOVA
presenza immigrati/e 23.352
stime irregolari 3.500
rin. per.di soggiorno 7 mesi
per appuntamento si
carte di soggiorno 10 mesi
nulla osta ricong. 3 mesi
casi particolari
MILANO
presenza immigrati/e 280.000
stime irregolari 35.000
rin. per.di soggiorno 6/8 mesi
per appuntamento si/no***
carte di soggiorno 6/12 mesi
nulla osta ricong.
4/6 mesi
casi particolari
PAVIA
presenza immigrati/e 20.000
stime irregolari 3.000
rin. per.di soggiorno 8 mesi
per appuntamento si
carte di soggiorno 10/12 mesi
nulla osta ricong. 3/4 mesi
casi particolari
VARESE
presenza immigrati/e 25.000
stime irregolari 2.000
rin. per.di soggiorno 5 mesi
per appuntamento si
carte di soggiorno 6 mesi
nulla osta ricong. 6 mesi
casi particolari
TOTALE
presenza immigrati/e 580.852
stime irregolari 58.500
rin. per.di soggiorno
per appuntamento
carte di soggiorno
nulla osta ricong.
casi particolari
Bergamo:Chi è stato regolarizzato con la Bossi Fini al momento del rinnovo è obbligato ad avere un contratto di almeno un anno o a tempo indet.
Cremona:Non rilasciano il permesso di soggiorno per le "badanti" che hanno cambiato datore di lavoro dopo la regolarizzazione.
Si accetta il cambio di datore di lavoro solo in caso di decesso dell'assistito - In attesa di risposta dal ministero ci sono lavoratori/trici senza permesso da sei mesi
Mantova: Per chi ha fatto la regolarizzazione la scadenza è sempre il settembre 2004 anche se il permesso lo ha ricevuto nel corso del 2003
Nel caso di cambio di datore di lavoro la decorrenza del perm. parte dalla data di nuova assunzione e non dalla data di scadenza del perm.
Brescia: per chi ha usufruito della regolarizzazione Brescia si comporta come Bg; ci sono problemi anche per coloro
che presentano un contratto di lavoro di SOCIO-LAVORATORE
* il numero degli appuntamenti per la presentazione della domanda di N.O. al RIC. FAM. e per la CDS sono fissati con cadenza mensile.
Como ** per coloro che hanno avuto il precedente permesso rilasciato dalla questura di Como
Milano *** si nei commissariati, no alla questura centrale
Tempi esageratamente lunghi quando ci sono indagini o accertamenti in corso
Situazione ambasciate italiane all'estero: praticamente inacessibili
Contributi pagati ancora dal lavoratore immigrato altrimenti non viene assunto
Continua il lavoro in nero anche in presenza del permesso di soggiorno
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