Case popolari: illegittima la norma che discrimina in base alla residenza
CASE POPOLARI:
ILLEGITTIMA LA NORMA CHE DISCRIMINA IN BASE ALLA RESIDENZA
IL T.A.R. DA’ RAGIONE AI SINDACATI
LA GIUNTA REGIONALE COSTRETTA A CAMBIARE
Una prima, importante, vittoria nella battaglia sindacale per il consolidamento della funzione sociale dell’Edilizia Residenziale Pubblica (ERP)!
Il TAR della Lombardia, infatti, con sentenza depositata il 29.9, ha annullato quelle parti del Regolamento regionale per l’assegnazione e la gestione delle case popolari che premiavano l’anzianità di residenza e discriminavano specialmente i cittadini extracomunitari che lavorano regolarmente nel nostro paese.
Sono così accolti 4 dei 9 motivi d’illegittimità sollevati nei ricorsi sindacali, e specificamente laddove si eccepiva che il nuovo Regolamento, rispetto all’accesso all’abitazione:
§ discrimina i cittadini italiani provenienti da altre Regioni;
§ viola l’uguaglianza dei cittadini, considerando fonte di punteggio una condizione non riferita al bisogno abitativo;
§ discrimina i cittadini anche per quanto riguarda la libera circolazione delle persone, nonché l’esercizio del diritto al lavoro.
Sono di conseguenza annullate le 57 graduatorie già pubblicate e i 211 bandi d’assegnazione ancora in corso, in altrettanti Comuni; per responsabilità della Regione s’aggrava così ulteriormente il disagio di migliaia di famiglie già disagiate.
Inspiegabile invece è la scelta del TAR di negare la rappresentatività del sindacato confederale sulle questione abitative, non ammettendone il ricorso e accogliendo solo quello di un sindacato degli inquilini.
La sentenza, quindi, se registra un primo esito positivo, lascia tuttavia aperto il problema politico di un’impostazione e di un Regolamento delle politiche abitative che contrasta con la loro finalità sociale e che continua ad essere discriminante per i cittadini in condizione di più grave disagio abitativo.
Resta quindi molta strada da fare per arrivare a una regolazione dell’ERP condivisa ed adeguata alle necessità abitative dei lavoratori e dei cittadini lombardi.
CGIL-CISL-UIL regionali – che non hanno predilezioni per la “via giudiziaria” – considerano grave, piuttosto, che si sia dovuto ricorrere a un tribunale, perché si affermasse, in Lombardia, che i diritti sociali non possono essere soddisfatti discriminando i cittadini; ed ancora più grave, che la Regione abbia sconfessato l’accordo sindacale del febbraio 2003 con l’Assessore regionale alle politiche abitative, per approvare un Regolamento antisociale e farsi poi condannare per i contenuti discriminatori e antiugualitari di tale provvedimento.
Il recupero integrale dei contenuti sconfessati di quell’accordo è quindi la via maestra per ricostituire un rapporto corretto con il sindacato in materia di politiche abitative, e insieme ristabilire i diritti abitativi dei cittadini lombardi.
In base all’orientamento della Giunta regionale al riguardo, il sindacato valuterà le modalità più idonee per proseguire la battaglia intrapresa.
Nelle prossime settimane continuerà l’azione sindacale unitaria, attraverso le mobilitazioni, la petizione nazionale, le iniziative per affrontare l’emergenza sfratti.
www.lomb.cgil.it/welfare/casa/casa_home.htm