IMMIGRAZIONE: Oggi a Milano la Seconda conferenza regionale sulle Politiche per l'Immigrazione. La relazione di Fulvia Colombini e le conclusioni di Nino Baseotto e Vera Lamonica

"Io e te = Noi. Da immigrati a nuovi cittadini

Insieme per la crescita sociale, economica e culturale del nostro Paese"

II Conferenza Regionale sulle Politiche per l'Immigrazione, 1 febbraio 2013

-->> Dossier:  "Conoscere l'immigrazione in Italia" - Iscritti CGIL nel 2012

 

Si e' tenuta oggi, venerdì 1° febbraio, presso la Camera del Lavoro Metropolitana di Milano, la II Conferenza regionale sulle politiche per gli immigrati della Cgil Lombardia.
"Io e te = Noi. Da immigrati a nuovi cittadini
Insieme per la crescita sociale, economica e culturale del nostro Paese", questa la parola d'ordine dell'incontro che e' stato aperto da una relazione di Fulvia Colombini della Segreteria della CGIL Lombardia, che ha posto come base il superamento del dualismo italiani-stranieri per garantire i diritti e la pari dignità a tutti coloro che vivono nel nostro territorio, anche come condizione preliminare per chiedere loro il rispetto dei doveri.

In Lombardia erano residenti al 1 gennaio 2011, 1.064.000 persone con cittadinanza non italiana di cui 181.000 comunitari.
La presenza delle donne è del 49.4%.
Circa l’80% della popolazione nata all’estero risiede in Lombardia da più di 5 anni, oltre il 30% da più di 10 anni.
Il 55% delle persone straniere è coniugato e vive con la propria famiglia.

Il contributo dei nuovi cittadini alla natalità, alla crescita del Pil, all’incremento dei contributi versati in materia fiscale e previdenziale, evidenziano come questa realtà sia cresciuta e si sia stabilizzata.
La tendenza in molti Comuni della Lombardia sembra invece essere quella della negazione dell'esistenza delle persone straniere non accogliendo ad esempio le richieste di iscrizione anagrafica o discriminando i nuovi cittadini all’accesso delle prestazioni sociali. Spesso sono stati adotttai provvedimenti che prevedevano contributi per le famiglie in difficoltà escludendo le famiglie non italiane. Le nostre battaglie, insieme agli amici delle associazioni qui presenti - ha detto ancora Colombini - contro le discriminazioni istituzionali sono note come sono noti i successi. Non basta! Per noi è importante arrivare a una legislazione che non lasci margini di discrezionalità territoriale sul tema del riconoscimento dei diritti e della pari dignità.
Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio regionale sulle migrazioni risulterebbe che il 2011 è stato l’anno in assoluto con il minor numero d’ingressi di stranieri per motivo di lavoro.
Oltre al blocco dei flussi operato dal Governo Berlusconi, la crisi economica ne è la causa determinante. E la crisi favorisce anche il lavoro in nero, realtà di moltissimi lavoratori stranieri che in questa condizioni non possono far valere i loro diritti.

Per porre rimedio a questa condizione di continua incertezza e precarietà indichiamo l’obiettivo del superamento del testo Unico sull’immigrazione, la cosiddetta legge Bossi/Fini in modo tale che il diritto a soggiornare in Italia, non sia così strettamente legato al lavoro e di conseguenza ai datori di lavoro

Secondo le rilevazioni della Fondazione Moressa gli stranieri, molto più degli italiani, risultano sotto-inquadrati: si tratta del 41.5% di tutti i lavoratori stranieri contro il 20.8% degli italiani, quindi quasi il doppio. Percentuale ancora più alta per le donne immigrate con una media al 50%.
Appare evidente che il livello di istruzione delle persone non corrisponde alle mansioni e alle qualifiche lavorative svolte e alle precedenti esperienze professionali, soprattutto se di alto livello.
Il dato del sotto-inquadramento si accompagna al dato sulle retribuzioni, dove in media un lavoratore straniero percepisce 973 euro al mese con un differenziale negativo di 316 euro rispetto a un lavoratore italiano. In Lombardia il differenziale si attesta sul 21.6%. Il dato nazionale è ancora peggiore e si attesta al 24.5%
Se confrontiamo i generi rileviamo che fra gli uomini la differenza si attesta intorno al 20.5% mentre tra le donne sale al 30.5%
Le differenze più alte sulle retribuzioni si riscontrano nei settori dei servizi alla persona (22.2%), nei servizi alle imprese (21.3%), nel Pubblico Impiego (16.7%) e nel settore manifatturiero (12.3%).

Alla Regione chiediamo il pieno riconoscimento dei titoli professionali posseduti dagli stranieri attraverso la certificazione delle competenze acquisite sia in ambito formale che in ambito non formale e informale. La Regione dovrà investire, soprattutto decentrando ai territori, la capacità di orientare al lavoro, sia i giovani in cerca di occupazione, sia coloro che hanno perso il lavoro, individuando i profili professionali più richiesti e collegati alla creazione di nuovi posti di lavoro e alle possibilità di sviluppo.

Anche per le donne straniere, occupate soprattutto nei lavori di cura e di assistenza andranno adottate misure specifiche per la loro formazione e qualificazione professionale, sia che siano occupate come OS e ASA sia che prestino lavoro nelle famiglie.
Per rendere meno precaria la vita de nuovi cittadini uno snodo importante è rappresentato dalla ricostruzione del nucleo familiare nel nostro paese che evidenzia una volontà d’insediamento e stabilizzazione e che attraverso servizi adeguati va favorita. Pertanto risultano inaccettabili i tempi di attesa per i nulla osta, dovrà essere potenziato l’organico delle Prefetture e eliminata la precarietà in cui oggi si trovano ad operare i lavoratori e le lavoratrici degli Sportelli Unici per l’Immigrazione. Quindi un duplice obiettivo migliorare la vita e le condizioni di lavoro di immigrati e italiani.

Cosa chiediamo all Regione Lombardia? Per Fulvia Colombini: "Prima di tutto è necessario un tavolo di confronto dedicato. In questi anni la Regione si è sempre sottrattada ad un confronto strutturato e continuo . Uno dei nostri principali obiettivi per la nuova Giunta è quello di riuscire ad ottenere questo tavolo di confronto con le OOSS sui temi dell’immigrazione, visto che in Lombardia vivono un quarto dei migranti di tutta l’Italia.
Uno confronto non per definire politiche ad hoc, ma per prendere in esame ogni ambito.

Le proposte e gli obiettivi da raggiungere con la nuova Giunta Regionale:

- Una legge regionale per le politiche sull’immigrazione
Utile sarebbe per il riconoscimento di questa specificità, cosi come hanno fatto altre Regioni, promulgare una legge regionale sull'integrazione dei cittadini stranieri e per il riconoscimento dei diritti di cittadinanza, una legge che favorisca i processi di accoglienza e inclusione sociale, che sanzioni ogni forma di razzismo e discriminazione nei confronti dei migranti e incentivi e promuova, attraverso risorse regionali, le buone pratiche per chi applica concretamente il principio della non discriminazione nell’erogazione di servizi e prestazioni e per ogni altra iniziativa sul territorio

- Un osservatorio regionale sulle discriminazioni
In questa direzione, inoltre, sarebbe utile la costituzione di un Osservatorio regionale contro le discriminazioni rendendo attuativo e ampliando i compiti e le funzioni previste dal protocollo siglato tra UNAR e Regione Lombardia lo scorso anno.

- Sperimentare il passaggio ai Comuni delle pratiche amministrative
Al fine di superare una gestione amministrativa dell'immigrazione come fenomeno di ordine pubblico. La Regione dovrebbe proporre e sostenere una sperimentazione del trasferimento agli enti locali di funzioni e risorse relative ai rilasci/rinnovi dei documenti di soggiorno.

- Integrare il sostegno ai minori stranieri nelle scuole
La presenza di minori, figli di genitori non nati in Italia, è un dato in continua crescita. E’ fondamentale investire risorse per evitare il fenomeno dell’abbandono scolastico che potrebbe creare fenomeni di esclusione e marginalità sociale.

- Favorire l’incontro fra culture
La consapevolezza di vivere ormai in una realtà multietnica deve spingere la prossima giunta regionale a lavorare per favorire l’incontro fra le culture. Per questo occorre un forte impegno sui temi dell’intercultura, dell’accoglienza e dell’inclusione sociale promuovendo iniziative nelle scuole e sul territorio.

- La consulta sull’immigrazione
Riteniamo utile riprendere la legge regionale n° 38 del 4 luglio 1988, voluta dall’allora presidente Bruno Tabacci, mai abrogata, che prevedere la costituzione della consulta regionale quale organo di consultazione, di partecipazione e di confronto per la risoluzione dei problemi legati all’immigrazione. Analogo organismo dovrebbe essere promosso anche nelle amministrazioni locali di maggiori dimensioni.

- La conoscenza della lingua italiana

Rappresenta il requisito essenziale per l’ottenimento del permesso di soggiorno europeo per il lungo soggiorno, pertanto va rafforzato il ruolo dei Centri per la formazione degli adulti ed estesa la possibilità di apprendimento della lingua alle scuole pubbliche in orari compatibili con le attività lavorative. Particolare attenzione va riservata alle donne che, per il ruolo che svolgono all’interno della famiglia, possono diventare gli elementi più attivi nel favorire una cultura aperta da riversare sui figli e sui mariti, mentre se vengono escluse rischiano di aggravare la loro condizione di marginalità sociale.

- Superamento del finanziamento a progetti
Il modello regionale di finanziamento a progetti va profondamente rivisto a favore di politiche e interventi strutturali, concordati, duraturi e finanziati in modo continuativo, a partire dai progetti che hanno dimostrato una loro validità. Pensiamo ai numerosi positivi esempi di servizi di mediazione culturale gia' presenti nei consultori, ospedali, comuni, carceri.

- Potenziamento della rete di accoglienza dei rifugiati e profughi
L’emergenza umanitaria dello scorso anno ha messo in evidenza i grossi limiti nell’accoglienza a profughi e rifugiati abbandonati a loro stessi in strutture non sempre in grado di garantire dei percorsi di inclusione sociale. Anche qui, si superino le logiche emergenziali prefigurando una rete di accoglienza strutturata, coordinata dalla Regione Lombarda e in grado di rispondere ai bisogni di chi fugge da situazioni di conflitto e cerca di ricostruirsi un’ esistenza nel nostro paese.

- Assistenza sanitaria
Più volte nel corso degli anni abbiamo sollecitato la Regione Lombardia a garantire il diritto alla salute per quelle persone straniere che a vario titolo non riuscivano ad accedere al servizio sanitario nazionale. La scorsa settimana con CISL e UIL in un incontro all’assessorato alla Sanità abbiamo ottenuto l’impegno della Regione a ratificare l’accordo Governo - Regioni del 20 dicembre scorso che norma l’assistenza sanitaria della popolazione straniera. Ad esempio sarà finalmente possibile l’iscrizione volontaria al SSR delle persone ultra65enni che si sono ricongiunte dopo il 5 novembre 2008 con i propri cari nel nostro paese. E lo riteniamo un bel successo!!! Adesso ci aspettiamo la stessa cosa per i minori figli di genitori senza permesso di soggiorno.

- La campagna “l’Italia sono anch’io
Alla Regione Lombardia chiediamo infine che svolga un ruolo attivo nel promuovere e rilanciare i contenuti della campagna “l’Italia sono anch’io” facendosene portavoce presso il Governo e il Parlamento per riconoscere il diritto di voto amministrativo ai nuovi cittadini e per il diritto alla cittadinanza italiana per i bambini nati in Italia da genitori stranieri.


Prima del dibattito coordinato da Emilia Naldi, del Dipartimento immigrazione della CGIL Lombardia, sono stati forniti alcuni sulle lavoratrici e i lavoratori stranieri iscritti alla Cgil nella nostra regione, che sono oltre 60.000 e rappresentano circa il 14% degli attivi iscritti alla Cgil.
Nel corso della mattinata, hanno portato il loro contributo di competenza e di proposte Cherubina Bertola vice sindaco di Monza, Tiziana Bianchini, responsabile immigrazione della Coop. Lotta contro l’emarginazione, Fiorenzo De Molli, Direttore Operativo della Casa della Carità, Natu Diatta, delegata CGIL, l' avvocato Alberto Guariso e Riccardo Tromba, del Consiglio direttivo Naga.

Concludendo i lavori della mattinata, Nino Baseotto, Segretario generale della CGIL Lombardia, è entrato subito nel vivo dell'attualità politica, sottolinenado le diversità tra questa campagna elettorale e quella del 2008, giocata dalla detsra sull'equazione presenza stranieri-sicurezza: "oggi non è un caso che non si parli affatto nè delle questioni legate all'immigrazione, nè di lavoro e di questione sociale. L'obiettivo della destra è di riproporre una continuità con le politiche economiche e sociali degli ultimi anni, quelle fondate sull'idea che il lavoro è un costo, il welfare un lusso e i diritti un problema. Con il Piano del Lavoro lanciato nei giorni scorsi la Cgil vuole che si affermi invece una politica che faccia perno proprio sul lavoro.
Cosa bisognerà mettere al posto della Bossi Fini - si è chiesto il Segretario della Cgil lombarda -. Un legislazione simile a quella del resto dei paesi europei, che parta dal diritto di cittadinanza, in particolare da quello dei bambini nati in Italia".
Auspicando una forte discontinuità con le politiche regionali dei 18 anni di governo a guida Formigoni, Baseotto ha paventato i rischi della possibilità che a governare la Lombardia possa essere eletto chi oggi agita il finto obiettivo del 75% delle tasse in Lombardia, mentre quando era Ministro del governo Berlusconi ha tagliato fondi agli Enti Locali più di chiunque altro. "Sull'immigrazione le giunte di centrodestra hanno fatto la politica delle tre scimmiette, lasciando soli i comuni a risolvere gravi questioni sociali, per di più coprendosi di vergogna quando si è trattato di prendere provvedimenti ingiusti e discriminatori come quelli adottati in tema di diritto alla casa".
Perché quel passato non torni e si cambi davvero passo, alla nuova amministrazione regionale Baseotto e la Cgil chiedono di "vigilare affinché di facciano, anzi di promuovere politiche di pari opportunità tra tutti i suoi cittadini; di governare fino in fondo il mercato del lavoro in tutte le sue articolazioni, affermando logiche diverse per quanto attiene agli ingressi dei migranti e alle politiche di formazione. Infine, ricordando che il 70% circa delle ispezioni condotte dall'Ispettorato del Lavoro hanno fatto rilevare irregolarità e ampie sacche di lavoro nero e di sfruttamento del lavoro migrante, Baseotto ha chiesto più controllo e garanzie di legalità da parte delle Istituzioni regionali. Un altro tema centrale per la Cgil, ha proseguito Il Segretario regionale, è quello dell'universalità e dell'accessibilità ai servizi, ricordando che oggi non sono ancora un diritto acquisito. Perché ciò avvenga ci sono alcuni presupposti: innanzitutto una concezione diversa della sussidiarietà, che nell'era Formigoni ha significato sostituzione del pubblico col privato, a scapito del primo e a grande beneficio del secondo. Un cambiamento radicale del rapporto tra Regione e territori, che metta definitivamente da parte la pratica disastrosa di centralizzazione che ha contraddistinto le giunte di centrodestra a discapito degli Enti Locali, e infine, l'avvio di un rapporto diverso e più proficuo con il mondo dell'associzionismo e della rappresentanza sociale. Questo è stato molto difficile nei 18 anni trascorsi, anni che hanno visto il radicamento di un sistema di potere di cui emergono ogni giorno di più le carattreistiche di coacervo di interessi e clientele. Una straordinaria macchina di consenso elettorale e politico che oggi si può fermare solo se prevarranno le ragioni della discontinuità e del cambiamento".

Nel corso del dibattito pomeridiano, Giorgio Roversi, del Dipartimento immigrazione della CGIL Lombardia che l'ha introdotto e coordinato ha messo in luce il "bisogno di sindacato" che i migranti esprimono. " Se consideriamo il totale degli iscritti alle quattro maggiori organizzazioni sindacali, possiamo evidenziare che il tasso di sindacalizzazione dei lavoratori stranieri e' maggiore di circa 13 punti in percentuale. Il 32'6% dei lavoratori e delle lavoratrici italiani e' iscritta ad un sindacato, per gli stranieri questo dato sale al 45,2%. Per quanto riguarda la Cgil, si iscrive l'11% degli italiani e il 16% di stranieri.


E ' stata poi la volta delle esperienze maturate nelle diverse categorie, delle quali hanno reso conto Marco Bermani, Segretario generale FLAI CGIL Lombardia, Marco Di Girolamo, Segretario generale FILLEA CGIL Lombardia, Ennja Driss, dell'Ufficio stranieri CdLT Brescia, Simone Lauria, Direttore INCA CGIL Milano, Giovanni Minali, della Segreteria della CdLM Milano, Florindo Oliverio, Segretario generale della FP CGIL Lombardia, Oriella Riccardi, della Segreteria della CdLT di Varese, Maria Carla Rossi, della Segreteria della FILCAMS CGIL Lombardia, Mirco Rota Segretario generale FIOM CGIL Lombardia, Rocco Ungaro Segretario generale della FILT CGIL Lombardia e Danilo Villa, Coordinatore area migranti della CdLT Monza Brianza.


Ha concluso la conferenza Vera Lamonica, della Segreteria CGIL nazionale, che ha detto: " Sull'immigrazione bisogna cambiare strada rispetto a quella che si e' seguita negli ultimi anni.
Diritto di cittadinanza, voto amministrativo, cancellazione della Legge Bossi Fini, questi sono gli obiettivi prioritari.
L'Italia deve dotarsi di una normativa totalmente diversa, e di una legge sul diritto d'asilo.
Poi va affrontato di petto il tema dell'irregolarita' del lavoro. Il reato di clandestinita' e la realta' del lavoro irregolare, molto diffuso anche nelle regioni piu' ricche, com'e' la Lombardia, hanno costruito un gigantesco dumping che ha abbassato i diritti di tutti i laoratori.

Noi voglliamo essere sempre più inclusivi, rappresentiamo il lavoro, quello di tutti, uomini, donne, migranti, giovani; per questo dobbiamo ripartire da qui - ha concluso Vera Lamonica - per andare oltre la fase difensiva degli ultimi anni, verso una fase nuova che noi ci auguriamo si apra, nella quale si possa puntare a conseguire risultati".

Sesto San Giovanni 1 febbraio 2013

Cristina Pecchioli
Ufficio Stampa CGIL Lombardia

 

 

 

Login
Webmaster CGIL Lombardia: Via Palmanova 22 - 20132 Milano | e-mail: cgil_lombardia@cgil.lombardia.it | telefono 39 02 262541 | fax 39 02 2480944 | CGIL LOMBARDIA Codice Fiscale : 94554190150 Web Privacy Policy e Cookies