CASSA INTEGRAZIONE IN LOMBARDIA:

I DATI INPS DI SETTEMBRE 2013 CONFERMANO LA CRISI IN ATTO. LA CASSA COMPLESSIVAMENTE CRESCE DEL 9%, L’ORDINARIA DELL'11%, LA STRAORDINARIA DEL 34%, DIMINUISCE, FORMALMENTE, LA DEROGA DEL 24%. CRESCONO I LICENZIAMENTI (L.223) DEL 59%. CRESCE LA DISOCCUPAZIONE E AUMENTANO LE RICHIESTE DI INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE.

Secondo l'analisi periodica del Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia, gli ammortizzatori sociali tesi a garantire formalmente il posto di lavoro, sono inadeguati per fotografare la natura, la profondità della crisi del tessuto produttivo nazionale e lombardo.
La riduzione del 24% della cassa in deroga è la conseguenza della riduzione del tessuto produttivo delle piccole aziende e del comparto artigiano, e non purtroppo l'atteso segnale positivo di controtendenza rispetto alla crisi, come dimostrano i numeri degli aumenti dei licenziamenti, dell’indennità di disoccupazione e delle altre casse.
Complessivamente la cassa integrazione, nel rapporto tra il 2013 e il 2012, è aumentata del 9,23%. La cassa ordinaria cresce dell'11,25%, quella straordinaria del 34,30%, quella in deroga si riduce del meno 23,97%, anche se occorre rimarcare le difficoltà riscontrate con i ritardi nell’approvazione delle domande, a causa delle mancate coperture economiche del passato.
Si registra poi un incremento drammatico delle indennità di mobilità (legge 223/91) del 59,33%.
La variazione della cassa integrazione tendenziale è pari al 36,98%, mentre quella congiunturale è pari al 47,42%.
Il settore più colpito è quello dell’edilizia, con un più 40,69%.
Tutti i settori registrano tassi di crescita della cassa, ma i più colpiti sono: attività economiche connesse all’agricoltura (77,16%), estrazione minerali metalliferi e non (65,17%), commercio al minuto (80,05%), lavorazioni metalli non metalliferi (36,59%), industria edile (36,93%), artigianato edile (52,39%), industria lapidei (51,01%).
Le province più colpite, cioè quelle che si collocano al di sopra della linea regionale sono: Milano (17,09%), Bergamo (30,17%), Pavia (21,08%), Varese (16,57%).

Se invece consideriamo il numero equivalente delle ore in cassa integrazione per occupato, cioè il numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Bergamo al 6,06%, Brescia al 6,34%, Como al 5,34%, Cremona al 3,37%, Lecco al 6,62%, Lodi al 2,58%, Milano al 2,58%, Mantova al 2,98%, Pavia al 3,76%, Sondrio all'1,28%, Varese all'8,01%. La media regionale si colloca al 4,32%.

I licenziamenti

Complessivamente i licenziamenti, cioè indennità di mobilità L. 223/91, tra gennaio-settembre 2013 e gennaio-settembre 2012, cresce del 59,33%.
Le indennità di disoccupazione, ex. Legge 236/93 sono state sostituite dall’ASPI dopo la “riforma” Fornero.
I dati aggiornati del ricorso all’ASPI non sono oggi ancora a disposizione, nonostante la richiesta inoltrata all’Inps. 

Riconfermiamo che la linea generale è quella di un aumento della disoccupazione in ragione della perdita dei posti di lavoro, mentre le ore richieste di cassa a sostegno della tenuta occupazionale si articolano e si differenziano qualitativamente su un tessuto produttivo più contenuto e soggetto da anni a varie ristrutturazioni e modificazioni.
Un fenomeno che abbiamo analizzato e denunciato da tempo.
Ribadiamo che dinanzi alla crisi di sistema occorre intervenire per sostenere i settori industriali e commerciali e i consumi, difendere lo stato sociale e affrontare efficacemente le questioni strutturali del Paese reale, a partire dalle mancate politiche industriali che, insieme alla grande evasione, alla corruzione devastante e alle infiltrazioni mafiose, devono essere affrontate e risolte per dare al Paese e alla Lombardia una prospettiva di salvezza.
La CGIL, nella convinzione che senza il lavoro non c’è futuro per il Paese, ha presentato un “Piano del lavoro” da porre al centro dell’attenzione e delle scelte del Governo e del Parlamento.
E’ sempre più urgente ridare centralità al valore del lavoro e alla sofferenza sociale che non può più aspettare l’indicazione di soluzioni urgenti, in netta discontinuità con le politiche depressive e neoliberiste dei governi precedenti.

Sesto S. Giovanni, 11 ottobre 2013

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