LOMBARDIA, E’ ALLARME ROSSO, LO CONFERMANO I DATI INPS DI MARZO 2013 SU DISOCCUPAZIONE, CASSA INTEGRAZIONE, LICENZIAMENTI E INDENNITÀ DI DISOCCUPAZIONE. IL CROLLO DEL TESSUTO MANIFATTURIERO E PRODUTTIVO.  

>> Dati e tabelle >> clicca qui

Dichiarazione di Giacinto Botti della segreteria della CGIL Lombardia 

“Il 2013 sarà l’anno più duro della crisi economica internazionale che, iniziata nel 2007, è già più lunga di quella del ’29, mentre si consolida la crisi economica e industriale dell’Italia e della Lombardia. Così Giacinto Botti della segreteria della CGIL Lombardia presenta i dati INPS sul primo trimestre di quest’anno rielaborati dal Dipartimento politiche contrattuali della CGIL Lombardia.
Le prospettive di crescita del PIL del nostro Paese per il 2013 sono molto più basse della media europea, mentre la crescita della Lombardia non sarà distante dalla media nazionale. Alcuni istituti come il FMI prevedono una minore crescita del nostro Paese per il 2013 pari al -1,9%, ma in conseguenza della nostra struttura produttiva, è probabile che tale forbice possa arrivare, sia per l’Italia che per la Lombardia, al -2,4%, - 2,9%.
Dal 2007 il nostro Paese e la nostra regione hanno bruciato rispettivamente 10 e 11 punti di PIL.
La coesione sociale, se in parte ha tenuto, aggiunge Giacinto Botti, ed è stato possibile attutire le conseguenze sulla popolazione di una crisi che per profondità e durata non ha eguali, è solo grazie agli ammortizzatori sociali istituzionali, che hanno garantito almeno formalmente il posto di lavoro e arginato la già significativa riduzione del nostro tessuto produttivo (oltre il 25% in Lombardia, cioè nella regione di eccellenza per la quantità e la qualità della sua produzione).
E’ dunque indispensabile mantenere il sostegno e la copertura economica della cassa in deroga, le cui richieste nei primi tre mesi coinvolgono oltre 10.000 aziende e circa 55.000 lavoratrici e lavoratori nonostante la diminuzione della platea interessata (artigiani, PMI, settori del commercio sotto i 50 dipendenti e aziende che hanno utilizzato tutte le possibilità di accesso alla cassa ordinaria e straordinaria), in conseguenza della scomparsa o del ridimensionamento di molte attività e imprese.
Infatti, la riduzione in percentuale della cassa in deroga indicata dai dati INPS (- 58,79%) non è certo la conseguenza di un allentamento della crisi ma essenzialmente di due fattori: il primo è la contrazione della base produttiva, alla quale corrisponde un incremento drammatico dell’indennità di disoccupazione e conseguentemente del tasso di disoccupazione, il secondo è che i dati provenienti dall’INPS fanno riferimento solo al numero delle ore ufficialmente autorizzate delle domande decretate pervenute dalla Regione; le procedure relative, va detto, hanno subito un rallentamento a causa di problemi di copertura finanziaria e di burocrazia.
Già tra il 2012 e il 2011 l’indennità di disoccupazione è aumentata del 27,2%, ma tra il 2012 e il 2013 (gennaio-febbraio-marzo) l’indennità di disoccupazione, a cui si deve aggiungere l’ASPI, cresce del 71,3%. L’ASPI (Assicurazione Sociale per l’Impiego, è l’istituto che con la riforma Fornero sostituirà a regime il trattamento ordinario di disoccupazione e l’indennità di mobilità, in modo graduale a partire dal 1° gennaio 2013).
Per la prima volta inviamo le tabelle che ricomprendono anche i dati ASPI e che si assesteranno al termine del periodo di transizione.
In questa fase i dati presi in considerazione sono il risultato di una sovrapposizione che si supererà, come abbiamo detto, all’inizio del 2015 quando sarà a regime. Il dato significativo e reale, che corrisponde alla gravità della situazione è composto dal ricorso alla indennità di mobilità, aumentata nel 2012 del 33% e della disoccupazione ordinaria aumentata del 27% (vedi tabelle)
I dati relativi all’ASPI e all’indennità di disoccupazione ordinaria pur essendo strumenti diversi e difficili a mettere a confronto in questa fase di transizione hanno in comune di essere un sostegno al reddito di lavoratori licenziati.
L’aumento del 77% del numero delle domande totale tra Aspi e indennità di disoccupazione nei primi tre mesi (50.870 complessivi), segna quanto sia profonda la crisi.
Aumenta ancora il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, mentre la riduzione della cassa in deroga segna il cambiamento della situazione in conseguenza delle tante chiusure di attività e di aziende e della riduzione del tessuto produttivo, in particolare del comparto artigiano, del commercio e delle PMI non certo di una ipotetica ripresa.
E’ un allarme che abbiamo lanciato da tempo rimasto irresponsabilmente inascoltato: in questi 5 anni di crisi abbiamo perso il 25% del tessuto produttivo, abbiamo il crollo del manifatturiero di oltre il 20%, registriamo l’aumento della disoccupazione e la riduzione del tasso di attività, oltre al crollo dei consumi e delle attività commerciali.
Il nodo della Lombardia resta quello creare lavoro e di ri-progettare una struttura produttiva innovata e di qualità, senza la quale sarà tecnicamente impossibile creare le condizioni per la crescita e lo sviluppo del paese, insieme all’occupazione.

I DATI

La cassa: crescono ancora la straordinaria e l’ordinaria
.
Complessivamente nel mese di marzo 2013 si registra una crescita delle ore autorizzate di CIG del 10,14% (64.108.127 ore), una crescita della cassa ordinaria del 25,38% (28.404.409 ore), della cassa straordinaria del 47,05% % (29.252.170 ore), mentre, per le ragioni che abbiamo sottolineato, si riduce la cassa in deroga del 58,79% (6.451.548)
Tutti i settori registrano tassi di crescita della cassa, ma i più colpiti sono legati agli impianti di installazione per l’edilizia (67,56%), alla meccanica (27,99%). All’industria edile (44,66%), energia (22,26%).
Le province più colpite, cioè quelle che si collocano al di sopra della linea regionale (10,14%) sono: Varese (31,51%), Como (16,44%), Bergamo (33,93%), Pavia (65,62%), Lecco (45,81%).
Se invece consideriamo il numero equivalente delle ore in cassa integrazione per occupato, cioè il numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Bergamo al 5,22%, Brescia al 6,50%, Como al 6,99%, Cremona al 2,40%, Lecco al 10,45%, Lodi all'1,54%, Milano al 2,47%, Mantova al 2,13%, Pavia a 4,10%, Sondrio all'1,63%, Varese all'8,30%. La media regionale si colloca a 4,38%.

I LICENZIAMENTI
Anche se complessivamente i licenziamenti regolati per legge, cioè indennità di mobilità 223/91 e indennità di disoccupazione 236/93, tra il periodo gennaio-marzo 2013 e quello gennaio-marzo 2012, diminuiscono del 39,06%, ciò è dovuto esclusivamente al fatto che l’indennità di disoccupazione è stata sostituita dall’ASPI (vedi tabelle).
Mentre rimane in aumento il ricorso alla 223/91 (circa del 10% con 7.824 licenziamenti) e cresce complessivamente il ricorso all’ASPI e all’indennità di disoccupazione del 77%, con 50.870 domande complessive, delle quali 17.581 con ASPI e 33.289 con indennità di disoccupazione) (Vedi tabelle).
La riduzione del ricorso alla 236/93 è infatti apparente, dal momento che siamo in presenza di una modifica strutturale del sistema di rilevazione e dell’intervento di sostegno.
In sostanza, è stata abolita la lista provinciale per la mobilità derivante dalla legge 236/93, e alla sottocommissione regionale non pervengono più le richieste e le informazioni su questi licenziamenti.
La linea generale è quella di un aumento della disoccupazione in ragione della perdita dei posti di lavoro; mentre le ore domandate a tutela-garanzia del posto di lavoro (cassa in deroga, ordinaria, straordinaria) aumentano di oltre il 10%, per la deroga la diminuzione è apparente per le motivazioni sopra evidenziate. Un fenomeno del tutto coerente con la crescita della disoccupazione e il crollo del sistema produttivo. Infatti, il saldo occupazionale è negativo dell’1,5%, l’equivalente della crescita del tasso di disoccupazione, arrivato ormai a oltre il 9%; un dato che supera addirittura il 15% se aggiungiamo tutti coloro che sono in cassa e hanno smesso di cercare un lavoro.

Crediamo che dinanzi alla crisi globale, le cui cause non sono ancora state aggredite né superate, occorra intervenire per sostenere i settori industriali e commerciali, i consumi, difendere lo stato sociale e affrontare efficacemente le questioni strutturali del Paese reale, a partire dalle mancate politiche industriali che, insieme alla grande evasione, alla corruzione devastante e alle infiltrazioni mafiose, devono essere affrontate e risolte per dare al Paese e alla Lombardia una prospettiva di salvezza, di ripresa e di sviluppo che siano fondate su basi reali e non sulla propaganda mediatica.
La CGIL, nella convinzione che senza il lavoro non c’è futuro per il Paese, ha presentato un “Piano del lavoro” da porre al centro dell’attenzione e delle scelte future del Governo e del Parlamento. In questa fase di stallo politico, è sempre più urgente ridare centralità al valore del lavoro e alla sofferenza sociale che non può più aspettare l’indicazione di soluzioni urgenti, in netta discontinuità con le politiche depressive e neoliberiste dei governi precedenti.
Senza interventi di politica industriale, conclude Botti, a livello nazionale e regionale, di investimento e di indirizzo pubblico, finalizzati a favorire innovazione, ricerca, sviluppo e crescita non si costruisce una prospettiva per il futuro del Paese, della Lombardia e delle nuove generazioni”.
Per questa ragione la Cgil sarà in piazza anche in Lombardia, per la prima volta dopo anni unitariamente con Cisl e Uil, martedì 16 aprile, alle ore 10 davanti a Palazzo Lombardia a Milano, in contemporanea con la manifestazione nazionale di CGIL CISL UIL che si terrà a Roma davanti al Parlamento, per chiedere che il governo ripartisca entro aprile ulteriori risorse alle Regioni per autorizzare tutte le domande di cassa e mobilità in deroga presentate, e che Regione Lombardia metta a punto un piano straordinario di interventi per il rilancio dello sviluppo, degli investimenti e la creazione di nuovi posti di lavoro.
A questo proposito le tre Organizzazioni Sindacali Cgil, Cisl, Uil Lombardia hanno scritto una lettera aperta di agli imprenditori che porta significativamente il titolo “La locomotiva lombarda deve ripartire, con il contributo di tutti”. 

12 aprile 2013

Login
Webmaster CGIL Lombardia: Via Palmanova 22 - 20132 Milano | e-mail: cgil_lombardia@cgil.lombardia.it | telefono 39 02 262541 | fax 39 02 2480944 | CGIL LOMBARDIA Codice Fiscale : 94554190150 Web Privacy Policy e Cookies