MORTI DI LAMPEDUSA: FERMIAMO LA STRAGE 

Quella decine di corpi distesi sul molo di Lampedusa sono ancora una volta il tragico epilogo di tante storie di speranza che si concludono nel cimitero del Mediterraneo.
Questa volta sono tanti, troppi, ma sono solo l’ultimo atto di una tragedia che, se non si troverà il modo di interrompere, è destinata a perpetrarsi.
Conflitti locali, internazionali, tensioni sociali che non trovano adeguate soluzioni nelle sedi europee e internazionali, continuando ad alimentare il disumano traffico di uomini, donne e bambini e ad arricchire i loro traghettatori.

Alzare muri e fossati davanti alla fortezza Europa porta solo tragedie a chi già ha vissuto lutti e tragedie nel proprio paese.
Se non si risolvono gli squilibri tra Nord e Sud del mondo, se non si apre un orizzonte di giustizia sociale, di pace e di redistribuzione della ricchezza a livello planetario, il rischio è che ci si debba rassegnare a queste tragedie. Ma noi non vogliamo.

Ora basta, occorre che l’Unione Europea ritorni protagonista sullo scacchiere internazionale e intraprenda politiche tese a rafforzare i processi di pace nei paesi in conflitto, favorendo lo sviluppo e il finanziamento della cooperazione internazionale.

Occorre che l’Europa ripensi le politiche di accoglienza, e che l’Italia riveda la sua politica sugli ingressi superando la Bossi Fini e dotandosi finalmente di una legge sul diritto d’asilo.
Al Governo, che ha appena ottenuto la fiducia, chiediamo un forte impegno in questa direzione perché questi morti pesano sulla coscienza di tutti noi. 

Sesto San Giovanni, 3 ottobre 2013 

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