LOMBARDIA: I DATI INPS DI GIUGNO 2013 CONFERMANO LA CRISI IN ATTO. LA CASSA COMPLESSIVAMENTE CRESCE DEL 4%, L’ORDINARIA DEL 19%, LA STRAORDINARIA DEL 40%, DIMINUISCE, SOLO FORMALMENTE, LA DEROGA DEL 59%. CRESCONO I LICENZIAMENTI (L.223) DEL 44%, CRESCE LA DISOCCUPAZIONE E AUMENTANO LE RICHIESTE DI INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE.

A cura del Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia

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Il 2013, lo confermano i dati Inps che mensilmente rielaboriamo, vede il consolidarsi della crisi industriale, e di quella dell’Italia e della Lombardia, che da troppo tempo non crescono.
Le analisi e gli studi dei vari istituti, compresa la Banca d’Italia, confermano le nostre denunce e le nostre forti preoccupazioni: siamo un paese e una regione in piena depressione, con una situazione economica e industriale gravissima. In cinque anni abbiamo avuto il crollo degli investimenti del 17%, con un tasso di variazione della produzione industriale cumulata italiana pari a -21%. Siamo a un punto di non ritorno, se non si ferma la de-industrializzazione in atto e non si interviene subito mettendo in campo politiche economiche e sociali, risorse pubbliche e private alternative alle attuali e di sostegno al mercato interno e al tessuto produttivo, il Paese rischia il tracollo e rimane incapace di prospettare il suo futuro e quello delle giovani generazioni.
Le prospettive di crescita del PIL del nostro Paese per il 2013 purtroppo sono molto più basse della media europea..
Dal 2007 il nostro Paese e la nostra regione hanno bruciato rispettivamente 10 e 11 punti di PIL.
Il nodo della Lombardia resta quello di creare lavoro e di ri-progettare una struttura produttiva innovata e di qualità, senza la quale sarà tecnicamente impossibile creare le condizioni per la crescita e lo sviluppo del Paese, insieme all’occupazione.
E’ un allarme che abbiamo lanciato da tempo, rimasto irresponsabilmente inascoltato: in questi cinque anni di crisi, lo ribadiamo, si è perso il 25% del tessuto produttivo, si è avuto il crollo del manifatturiero di oltre il 20%, e si sono registrati l’aumento della disoccupazione e la riduzione del tasso di attività, oltre al crollo dei consumi e delle attività commerciali.

I DATI

Ricordiamo che l’ASPI (Assicurazione Sociale per l’Impiego, è l’istituto che con la riforma Fornero sostituirà a regime il trattamento ordinario di disoccupazione e l’indennità di mobilità, in modo graduale a partire dal 1° gennaio 2013).
Le tabelle che oggi inviamo non comprendono i dati ASPI perché non ci sono pervenuti.
II dato preoccupante è che aumenta ancora il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, mentre la quantità di riduzione della cassa in deroga è dovuta in parte alla contenuta autorizzazione delle domande pervenute a causa dei precedenti ritardi delle coperture economiche da parte del Governo, e in parte al cambiamento della situazione in conseguenza delle tante chiusure di attività e di aziende e della riduzione del tessuto produttivo, in particolare del comparto artigiano, del commercio e delle PMI, non certo ad una ipotetica ripresa. Comunque ricordiamo che i dati degli ammortizzatori sociali, tesi a garantire formalmente i posti di lavoro e a favorire la non chiusura dell’attività produttiva, non fotografano adeguatamente la natura e la profondità della crisi.

La cassa: crescono ancora la straordinaria e l’ordinaria.

Complessivamente, nel mese di giugno 2013, si registra una crescita delle ore autorizzate di CIG del 3,99% (125.436.414 ore), una crescita della cassa ordinaria del 19,13% (57.188.008 ore) e della cassa straordinaria del 40,12% (54.731.681 ore), mentre, per le ragioni che abbiamo sottolineato, si riduce solo formalmente la cassa in deroga del 59,73% (13.516.725 ore).

Tutti i settori registrano tassi di crescita della cassa, ma i più colpiti sono legati all’energia (126,24), agli impianti di installazione per l’edilizia (38,56%), all’industria edile (34,69%), alla meccanica (15,03%).

Le province più colpite, cioè quelle che si collocano al di sopra della linea regionale, sono: Bergamo (33,97%), Lecco (13,84%), Varese (11,38%).

Se invece consideriamo il numero equivalente delle ore in cassa integrazione per occupato, cioè il numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Varese al 7,93%, Lecco al 7,25%, Brescia al 6,64%, Como al 6,11%, Bergamo al 5,86%, Cremona al 2,73%, Milano al 2,45%, Mantova al 2,44%, Pavia a 3,66%, Lodi al 2,09%, Sondrio all'1,33%. La media regionale si colloca a 4,28%.

I LICENZIAMENTI

I licenziamenti, regolati per legge attraverso l’indennità di mobilità 223/91, nel rapporto tra il periodo gennaio-maggio 2013 e gennaio-luglio 2012, aumentano del 44,83%, con 17.287 licenziamenti in totale; i licenziamenti di giugno-luglio sono 4.783.
La linea generale è quella di un aumento della disoccupazione in ragione della perdita dei posti di lavoro. Un fenomeno del tutto coerente con la crescita della disoccupazione e il crollo del sistema produttivo.
Ribadiamo che dinanzi alla crisi di sistema occorre intervenire per sostenere i settori industriali e commerciali e i consumi, difendere lo stato sociale e affrontare efficacemente le questioni strutturali del Paese reale, a partire dalle mancate politiche industriali che, insieme alla grande evasione, alla corruzione devastante e alle infiltrazioni mafiose, devono essere affrontate e risolte per dare al Paese e alla Lombardia una prospettiva di salvezza.
La CGIL, nella convinzione che senza il lavoro non c’è futuro per il Paese, ha presentato un “Piano del lavoro” da porre al centro dell’attenzione e delle scelte del Governo e del Parlamento. E’ sempre più urgente ridare centralità al valore del lavoro e alla sofferenza sociale che non può più aspettare l’indicazione di soluzioni urgenti, in netta discontinuità con le politiche depressive e neoliberiste dei governi precedenti. 

Sesto San Giovanni 16 luglio 2013 

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