LOMBARDIA: I DATI INPS DI OTTOBRE 2013 CONFERMANO UNA REALTA’ ECONOMICA E INDUSTRIALE FRAGILE, DENTRO A UNA CRISI ANCORA IN ATTO.

LA CASSA COMPLESSIVAMENTE CRESCE DEL 9,53%, L’ORDINARIA DELL’11,51%, LA STRAORDINARIA DEL 34,91%; DIMINUISCE SOLO FORMALMENTE LA DEROGA DEL 25,68%. LA QUOTA DELLE AZIENDE INDUSTRIALI CHE RICHIEDONO LA CASSA INTEGRAZIONE E’ ANCORA AD OLTRE IL 21%, NONOSTANTE IN QUESTI ANNI SIA DIMINUITO IL NUMERO DELLE IMPRESE LOMBARDE.
CRESCONO I LICENZIAMENTI (L.223) DEL 58,66%, CRESCE L’ASPI (EX L.236) E AUMENTANO LE RICHIESTE DI INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE. NELL’INDUSTRIA IL SALDO OCCUPAZIONALE TRA ENTRATE E USCITE E’ DEL -2%. LO SPREAD PREOCCUPANTE E’ QUELLO DELLA RIDUZIONE DEL 14% DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE TRA IL 2008 E IL 2013. 
 
Non sappiamo sulla base di quali dati reali il Ministro dell’economia Saccomanni possa affermare di vedere indizi della ripresa economica, e che il 2014 sarà l’anno della crescita.
I dati e i numeri da guardare, pur importanti, non sono solo quelli della riduzione dello spread, del debito pubblico, dei parametri imposti dall’UE, ma quelli dell’economia reale.
La ripresa e la crescita del paese la si deve verificare rispetto al tasso di industrializzazione, alla qualità e alla quantità dell’occupazione, alla qualità della vita della popolazione, ai livelli di giustizia, di equità e di istruzione raggiunti, alla distribuzione della ricchezza prodotta.
Senza lavoro e senza una politica industriale all’altezza della sfida imposta dalla crisi di sistema, il paese non uscirà dalla stagnazione e dalla depressione, come ci confermano i dati reali della crisi in Italia e in Lombardia.
I dati Inps che mensilmente il Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia rielabora, parlano ancora della profondità della crisi industriale, della chiusura di aziende e di un aumento dei licenziamenti e della disoccupazione, in particolare quella giovanile. Siamo un paese e una regione che da troppo tempo non crescono. E’ un allarme lanciato da tempo e irresponsabilmente rimasto inascoltato dai governi precedenti e da quello attuale, politicamente definito delle grandi intese ma incapace di proporre e fare le scelte necessarie in campo economico e sociale.
Le nostre preoccupazioni sono forti: l’Italia e la Lombardia sono in piena depressione, con una situazione economica e industriale gravissima. La nostra regione in cinque anni ha visto ridursi di circa il 25% il suo tessuto industriale, abbiamo registrato il crollo degli investimenti del 17% e tra il 2007 e il 2013 abbiamo avuto la riduzione del 14% della produzione industriale, con un crollo del 20% del manifatturiero. Gli indicatori occupazionali confermano che dal 2011 al 2013 nell’industria, tra entrate uscite, si perde il 2% di occupati.
Una minore capacità produttiva ormai consolidata alla quale occorre dare risposte forti e immediate, mentre la Legge di stabilità, in discussione in Parlamento, colpevolmente non ne dà. Siamo a un punto di non ritorno: occorre fermare la de-industrializzazione in atto nel paese e nella nostra regione, nella quale è concentrata la presenza di oltre il 30% dell’industria manifatturiera nazionale, e nella quale si è registra una riduzione del tasso di attività, oltre al crollo dei consumi e delle attività commerciali.
La regione lombarda è stata declassata dalla Commissione europea al 128° posto rispetto alle altre 200 regioni europee; solo due anni fa eravamo al 95° posto.
Dal 2007 il nostro Paese e la nostra regione hanno bruciato rispettivamente 10 e 11 punti di PIL.

Il nodo della Lombardia resta quello di creare lavoro e di ri-progettare una struttura produttiva innovata e di qualità, senza la quale sarà tecnicamente impossibile creare le condizioni per la crescita e lo sviluppo del Paese, insieme all’occupazione.
Occorre mettere in campo politiche economiche e sociali, risorse pubbliche e private alternative alle attuali e di sostegno al mercato interno e al tessuto produttivo. Il Paese rischia il tracollo e rimane incapace di prospettare il suo futuro e quello delle giovani generazioni.
E’ su queste richieste che CGIL CISL UIL hanno proclamato la mobilitazione generale e gli scioperi articolati a livello regionale.

I DATI

II dato preoccupante è che aumenta ancora il ricorso alla cassa integrazione ordinaria e straordinaria, mentre la riduzione della cassa in deroga è dovuta non certo ad un’ipotetica quanto improbabile ripresa, ma in parte ai precedenti ritardi delle coperture economiche da parte del Governo, e in parte al cambiamento della situazione in conseguenza delle tante chiusure di attività e di aziende, e della riduzione del tessuto produttivo, in particolare nel comparto artigiano, nel commercio e nelle PMI.
Il dato grave è che, nonostante si sia ridotto il loro numero, le aziende industriali che richiedono la cassa rimangono ad una quota di oltre il 21%.
Comunque ricordiamo che i dati degli ammortizzatori sociali, tesi a garantire formalmente i posti di lavoro e a favorire la non chiusura dell’attività produttiva, gli stessi dati sui licenziamenti e il ricorso all’Aspi (ex L. 236) e all’indennità di disoccupazione, non fotografano adeguatamente la natura e la profondità della crisi.

La cassa: crescono ancora la straordinaria e l’ordinaria.

Complessivamente, nel mese di ottobre 2013, si registra una crescita delle ore autorizzate di CIG del 9,53% (215.750.974ore), una crescita della cassa ordinaria dell’11,51% (90.438.885 ore) e della cassa straordinaria del 34,91% (87.278.731ore), mentre, per le ragioni che abbiamo sottolineato, si riduce solo formalmente la cassa in deroga del 25,68% (38.033.358 ore).

Tutti i settori registrano tassi di crescita della cassa, ma i più colpiti sono legati all’energia elettrica gas e acqua (138,23%), al commercio al minuto (75,53%) e all’estrazione minerali metalliferi e non (50,69%).
Le province più colpite, cioè quelle che si collocano al di sopra della linea regionale sono: Bergamo (26,13%), Pavia (20,52%), Milano (18,49%), Varese (16,73%).

Se invece consideriamo il numero equivalente delle ore in cassa integrazione per occupato, cioè il numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Varese all’8,11%,
Lecco al 6,77%, Brescia al 6,50%, Bergamo al 5,92%, Como al 5,88%, Mantova al 3,91%, Pavia a 3,84%, Cremona al 3,18%, Lodi al 2,82%, Milano al 2,67%, Sondrio all'1,19%. La media regionale si colloca a 4,42%.

I LICENZIAMENTI

I licenziamenti, regolati per legge attraverso l’indennità di mobilità 223/91, nel rapporto tra il periodo gennaio-ottobre 2013 e gennaio-ottobre 2012, aumentano del 58,66%, con 24.525 licenziamenti in totale; i licenziamenti di ottobre sono 1.841 (v. tabella).
Dai dati Aspi pervenuti (entrata in funzione con il 1° gennaio 2013, a sostituire l’indennità di disoccupazione ordinaria ex L. 236, per i lavoratori delle aziende che occupano meno di 15 dipendenti), che non sono ancora a regime, risultano complessivamente in crescita: nel periodo gennaio-ottobre 2013 sono pervenute ben 165.114 domande. (vedi tabella).

La linea generale è quella di un aumento della disoccupazione: ufficialmente ci stiamo avvicinando al 9%, che diventerebbe il 18% se allargassimo la platea sino a comprendere le richieste di cassa e gli inattivi disponibili a lavorare, in ragione della perdita dei posti di lavoro e dell’aumento della precarietà come conseguenza di un mercato del lavoro instabile e della frequenza di contratti di lavoro a tempo determinato (il 75% delle nuove assunzioni); un fenomeno del tutto coerente con la crescita della disoccupazione e il crollo del sistema produttivo.
Ribadiamo che dinanzi alla crisi di sistema, occorre intervenire per sostenere i settori industriali e commerciali e i consumi, difendere lo stato sociale e affrontare efficacemente le questioni strutturali del Paese reale, a partire dalle mancate politiche industriali che, insieme alla grande evasione, alla corruzione devastante e alle infiltrazioni mafiose, devono essere affrontate e risolte per dare al Paese e alla Lombardia una prospettiva di salvezza.
La CGIL, nella convinzione che senza il lavoro non c’è futuro per il Paese, ha presentato un “Piano del lavoro” e con CISL e UIL ha presentato un documento unitario contenente proposte per la prossima finanziaria, sulla quale ha chiamato alla mobilitazione generale. E’ sempre più urgente ridare centralità al valore del lavoro e alla sofferenza sociale che non può più aspettare l’indicazione di soluzioni urgenti, in netta discontinuità con le politiche depressive e neoliberiste dei governi precedenti. 

Sesto San Giovanni 12 novembre 2013 

Login
Webmaster CGIL Lombardia: Via Palmanova 22 - 20132 Milano | e-mail: cgil_lombardia@cgil.lombardia.it | telefono 39 02 262541 | fax 39 02 2480944 | CGIL LOMBARDIA Codice Fiscale : 94554190150 Web Privacy Policy e Cookies