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DA CONSULTORI A CENTRI FAMIGLIA? LA REGIONE DOVREBBE PENSARE PIUTTOSTO A POTENZIARE I SERVIZI TERRITORIALI 

Il Piano regionale di sviluppo 2013-2018 (PRS) della nuova Giunta Maroni prevede la trasformazione dei Consultori famigliari in Centri per la famiglia, in continuità con la politica formigoniana; peraltro tali intenzioni sono ribadite oggi da alcuni articoli apparsi sulla stampa.

Secondo il piano regionale i Consultori dovrebbero diventare i luoghi della presa in carico 'della famiglia' e delle persone fragili al suo interno (minori, disabili, anziani), con uno snaturamento rispetto alle loro originarie finalità, e un ampliamento di funzioni cui non corrisponde l’adeguamento degli organici.

I consultori, nati più di 35 anni fa, sono stati istituiti come strutture che dovevano assicurare e garantire assistenza e informazione per una maternità e paternità e procreazione libera e responsabile e per tutelare la salute della donna, la sua autodeterminazione nel pieno rispetto delle sue convinzioni.

Già nelle osservazioni che abbiamo presentato al PRS della Regione - e che oggi ribadiamo - abbiamo criticato, come in diverse occasioni in passato, questa prospettiva, ritenendo che ai Consultori debbano essere riattribuite, e anzi rafforzate, le funzioni specifiche finalizzate alla tutela della salute materno infantile, nella sua collocazione naturale distrettuale in capo alle ASL.
La CGIL, lo SPI e la FUNZIONE PUBBLICA della Lombardia ritengono che sia necessario il potenziamento sia dei Consultori che della rete territoriale dei servizi, per la presa in carico dei bisogni e delle fragilità che dal territorio emergono e che pesano oggi più che mai sulle famiglie, che non potrebbero essere certo sollevate con le nuove funzioni dei Consultori.

Nel PRS si parla in realtà anche di Sportelli unici per il welfare per la presa in carico delle persone, ma non si comprende quale sarebbe la relazione tra le nuove competenze dei Consultori, questi Sportelli e i Centri di assistenza domiciliare (CeaD). Non solo la presa in carico richiede anzitutto una titolarità pubblica che sola può garantire equità, universalità e trasparenza, ma richiede sostegno e sviluppo di servizi/sportelli territoriali diffusi


Milano 30 Maggio 2013

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