LA LOMBARDIA RISTAGNA: I DATI REALI DELL’ECONOMIA DEL MESE DI FEBBRAIO RIMANGONO PREOCCUPANTI

13 marzo 2013

- Tabella: Sintesi Licenziamenti febbraio 2013
- Tabella: Cassa integrazione e licenziamenti febbraio 2013
- Tabella: Sintesi CIG febbraio 2013

Il 2013 in Lombardia si configura purtroppo come un anno denso di ulteriori difficoltà sul fronte del lavoro e dell’occupazione.

Le prospettive prevedono ancora un calo della produzione industriale e la conseguente riduzione del tessuto produttivo e commerciale, in particolare quello delle piccole aziende e del comparto artigiano, con il conseguente aumento della disoccupazione e del lavoro precario.

Il problema vero, in Lombardia come nel resto del Paese, è il lavoro che non c’è, il lavoro che sparisce, il lavoro da ricostruire attraverso la crescita e una rinnovata politica industriale e sociale che manca ormai da troppo tempo.

Una vera e propria emergenza rimasta per anni senza adeguate risposte, quelle risposte che continueremo a chiedere sul piano nazionale come su quello regionale, al nuovo Presidente della Regione e alla prossima giunta. 

La CGIL non si rassegna. Non a caso ha posto il lavoro al centro delle sue scelte; è l’unica organizzazione di massa ad aver avanzato un “Piano del Lavoro” per uscire dalla crisi e dare prospettiva al Paese, alla Regione e alle nuove generazioni.

 

I DATI

I dati INPS di febbraio 2013, rielaborati da Dipartimento politiche Contrattuali della CGIL Lombardia (vedi tabelle allegate), che fanno registrare ancora una crescita della cassa integrazione straordinaria e ordinaria, pur bilanciata dalla riduzione della cassa in deroga, confermano la situazione di stagnazione, di contrazione del mercato interno e di difficoltà del tessuto produttivo e commerciale della regione. I licenziamenti, rispetto a gennaio-febbraio 2012 complessivamente si riducono del 27% ma il loro numero rimane ancora alto. Siamo a 10.705 in due mesi, mentre sono 3.715 quelli di febbraio.

La strada è ancora in salita, mentre la situazione economica e sociale produce nuove povertà, difficoltà per molte famiglie e una diffusa precarietà di vita e di lavoro per le nuove generazioni.

In questa realtà, che segnala ancora una volta la profondità della crisi, i dati dei licenziamenti e della cassa, come avevamo previsto, dovranno essere verificati e approfonditi in rapporto alle riorganizzazioni avvenute e alle trasformazioni della crisi, e in conseguenza dell’applicazione dell’ASPI (Assicurazione sociale per l’impiego) introdotta dalla “riforma” Fornero (legge n. 92 del 28 giugno 2012), che entrando in vigore con l’inizio dell’anno, dovrebbe interagire con gli strumenti in corso riferiti ai nuovi eventi di disoccupazione.

Significativo è il saldo negativo, negli ultimi due anni, tra entrate nel mondo del lavoro e uscite, (-1,3%).

La prospettiva per il 2013, indicata peraltro anche dalla Camera di commercio, è di un aumento tendenziale della disoccupazione fino a quasi il 9%, un dato che crescerebbe notevolmente se si tenesse conto del numero delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti dai procedimenti di cassa integrazione e di mobilità in corso.

LA CASSA

Complessivamente, nel mese di febbraio 2013 si registra ancora una significativa crescita delle ore autorizzate di CIG del 21,61% (41.769.479 ore), una crescita della cassa ordinaria del 27,45% (18.139.753 ore), e della cassa straordinaria del 71,73% (19.253.718 ore), mentre si riduce la cassa in deroga del 50,85% (4.376.008 ore). Il settore più colpito è quello dell’edilizia, con un più 68,79%.

Questi due dati, se non chiariti, possono sembrare non pienamente coerenti con l’allarme da noi lanciato sulle gravi conseguenze sociali che potrebbe avere il mancato reperimento delle risorse necessarie al finanziamento delle richieste di cassa e di mobilità in deroga in continuo aumento nella nostra regione.

Le richieste inviate all’Inps e alla Regione, come previsto dalle procedure, provengono dal  comparto artigiano, dalle piccole aziende e dai settori che non possono ricorrere alla cassa integrazione ordinaria o straordinaria.

La riduzione del 50% delle ore di cassa in deroga e dei licenziamenti  evidenziata nel mese di febbraio, in realtà risente dei ritardi burocratici accumulati nella decretazione da parte della Regione dopo l’entrata in vigore dell’ASPI introdotta dalla “riforma” Fornero.

Si tratta di dati che fanno riferimento solo al numero delle ore ufficialmente autorizzate delle domande decretate pervenute dalla Regione.

Solo dopo aver ricevuto la decretazione da parte della Regione l’Inps autorizza infatti le domande.

Si stima che almeno la metà di esse non siano ancora state decretate: questa è la ragione principale, non l’unica, della forte ma formalmente corretta riduzione che risulta dai dati. Ad essa va aggiunta la considerazione che molte delle aziende sopra i 15 dipendenti che avevano fatto ricorso alla cassa in deroga, stanno di nuovo rientrando nel circuito della Cigs.

Tutti i settori registrano tassi di crescita della cassa, ma i più colpiti sono le attività connesse all’agricoltura (221,22%), il commercio al minuto (147,73%), l’artigianato lapidei (91,09%), l’industria edile (78,10%), gli impianti per edilizia (64,25%), le metallurgiche (46,56%), le meccaniche (45,95%).

Le province più colpite, cioè quelle che si collocano al di sopra della linea regionale (21,61%), sono: Pavia (296,82%), Lecco (66,19%), Bergamo (50,22%), Sondrio (31,25%), Brescia (28,80%). Al disotto della media regionale troviamo: Como (16,57%), Varese (13,57%), Milano (4,58%), Mantova (-29,15%), Cremona (-57,78%).

Se invece consideriamo il numero equivalente delle ore in cassa integrazione per occupato, cioè il numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Lecco all’11,29%, Varese al 7,51%, Como al 6,81%, Brescia al 6,70%, Bergamo al 5,46%, Pavia al 4,11%, Milano al 2,31%, Mantova all'1,94%, Sondrio all'1,68%, Cremona all'1,57%, Lodi all’1%. La media regionale si colloca al 4,28%.

 

I LICENZIAMENTI

Complessivamente i licenziamenti, cioè le indennità di mobilità e di disoccupazione come previsto dalle leggi, nel primo mese di gennaio-febbraio 2013, rispetto a gennaio-febbraio 2012 sono stabili ma con numeri sempre elevati. 

I dati ufficiali indicano in 10.705 i licenziamenti complessivi (meno 27%): ben 5.971 (+ 21%) con la legge 223/91 (indennità di mobilità), e 4.913 (meno 50%) con la legge 236/93 (indennità di disoccupazione). Nel solo mese di febbraio 2013 i licenziati con la L.223 sono 2.812, con la legge 236 sono 903.

In merito alla “formale” riduzione dei licenziamenti con la legge 236/93, siamo in presenza di una modificazione strutturale del sistema di rilevazione e dell’intervento di sostegno.

In sostanza è stata abolita la lista provinciale e alla sottocommissione regionale non pervengono più le richieste e le informazioni su questi licenziamenti.

Siamo perciò in presenza di un vuoto che si dovrà provvedere a colmare, individuando la strada per garantire su questo le necessarie informazioni.

La CGIL ritiene che senza politiche industriali, nazionali e regionali, di investimento e di indirizzo pubblico in economia, finalizzate a favorire innovazione, ricerca, sviluppo e crescita, non si costruisca una prospettiva per il futuro del Paese, della Lombardia e delle nuove generazioni. La CGIL, nell’incontro con il Presidente eletto della Regione, ha chiesto di intervenire nei confronti del Governo per il finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, e di trovare le risorse necessarie per interventi a sostegno dell’occupazione e delle politiche di sviluppo e di crescita del tessuto industriale lombardo.

Contemporaneamente si è chiesto quel segnale di forte discontinuità promesso in campagna elettorale rispetto agli scandali sanità e al sistema relazionale e di potere che ha caratterizzato la precedente Giunta regionale.

Tuttavia la risposta del Ministro Fornero alle richieste fatte rappresentatele dal Presidente Maroni, che le aveva in precedenza convenute con le Organizzazioni Sindacali, è stata al momento negativa: i soldi non ci sono perché si sono sbagliati i conti sulle prospettive e la durata della crisi, e sulle risorse necessarie a salvare posti di lavoro e tessuto produttivo.

La CGIL Lombardia, come ha ribadito il suo Segretario generale Nino Baseotto, continuerà a chiedere che vengano trovate le risorse per affrontare questo enorme problema, che rischia di minare la coesione sociale. In attesa si sollecita la Regione a fare ogni sforzo affinché, in sede di Conferenza Stato Regioni, siano immediatamente sbloccati almeno i 46 milioni già stanziati”. 

Sesto San Giovanni 13 marzo  2013

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