CRISI IN LOMBARDIA: A FINE SETTEMBRE I DATI SULLA CASSA SONO ANCORA PREOCCUPANTI. TUTTI GLI INDICATORI CONFERMANO CHE LA RIPRESA E’ LENTISSIMA, AUMENTANO I LICENZIAMENTI E CALA L’OCCUPAZIONE.

a cura del Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia >> dati e tabelle


Aumentano le situazioni di crisi strutturali, si diffonde l’incertezza; si riduce il ricorso alla cassa integrazione ordinaria (-27%), ma aumenta quello alla cassa straordinaria (+184%) e in deroga (+265%) rispetto allo stesso periodo (gennaio/settembre) del 2009. L’aumento complessivo è del 42%.

I licenziamenti sono 42.375: il 10% in più rispetto allo stesso periodo.

Cresce continuamente anche il tasso di disoccupazione, ed è all’insegna della precarietà il rapporto di lavoro ormai nel 75% delle nuove assunzioni.

La Cgil Lombardia conferma forti preoccupazioni sulle conseguenze della crisi economica e produttiva in Lombardia. I dati da noi elaborati relativi al ricorso alla cassa nel mese di settembre 2010 fanno registrare ancora un costante aumento complessivo della cassa integrazione (che ammonta già a 248.864.741 ore) rispetto allo stesso periodo del 2009 (un anno di per sé pesantemente interessato dalla crisi e dal massiccio ricorso alla cassa integrazione: 273 milioni di ore). Escono confermate le nostre forti preoccupazioni sulle conseguenze della crisi in Lombarda, sull’occupazione e sul tessuto produttivo, pur in presenza di un positivo sussulto di crescita degli ordini e della produzione.

I dati sulla cassa e sui licenziamenti di settembre confermano lo stato di sofferenza dell’intera economia lombarda, la quale risente della bassa produttività di sistema e della ridotta crescita del Pil rispetto ai principali competitors europei, in ragione della
specializzazione produttiva e del basso tasso di innovazione di prodotto.
Siamo infatti di fronte a un aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali, seppure complessivamente più contenuto nel raffronto tra il periodo gennaio-settembre del 2010 e la dinamica del 2009.

L’aumento della cassa straordinaria testimonia di profondi processi di ristrutturazione in atto, e l’aumento di quella in deroga indica quanto la crisi sia diffusa e tocchi aziende e settori precedentemente esclusi.
L’ulteriore crescita della cassa complessiva sul territorio regionale (+42%), è dunque  sostanzialmente imputabile alla cassa in deroga e a quella straordinaria, e fa supporre che le imprese abbiano “ricostruito” i mezzi di produzione, rispondendo forse ad un incremento della domanda estera, ma non abbiano risolto il vero problema che è la mancanza di ripresa della domanda interna, a fronte di un sistema produttivo-manifatturiero che è rivolto al mercato interno per oltre l’85%.

I dati elaborati

Anche da quest’ultima elaborazione dei dati Inps da parte del Dipartimento Politiche contrattuali della CGIL Lombardia (vedi tabelle allegate), appare evidente che il quadro rimane allarmante: come si diceva in apertura, a fronte di una diminuzione della cassa integrazione ordinaria (-27%), si conferma la crescita della cassa straordinaria (+184%) e di quella in deroga (+265%), che pur non avendo ancora assunto il peso degli strumenti ordinari dello stato sociale lavoristico, ormai rappresenta stabilmente qualcosa come il 28% del totale.
Complessivamente si registra ancora un aumento (+42%).

A settembre le ore di cassa complessive sono state 26.082.925, un aumento del 52% rispetto al mese di agosto dello stesso anno.
La crisi morde ancora e si fa sentire sull’occupazione e sulla sua qualità.

Infatti l’altro dato preoccupante è che insieme all’aumento, ormai costante da quattro mesi, della cassa straordinaria e in deroga, nel mese di settembre aumentano ancora i licenziamenti e le mobilità.

I dati relativi ai licenziamenti e agli inserimenti nelle liste di mobilità (vedi tabelle e incidenza nei vari territori), dei primi 9 mesi del 2010 sullo stesso periodo del 2009, confermano un aumento costante del 10%, con un totale di 42.375 lavoratrici e lavoratori
interessati (6.997 nel mese di settembre).
Di questi, 16.457 (+ 17%) con la legge 223/91 (mobilità), e 25.828 (+7%) con la legge 236793 (disoccupazione).
La crisi, che permane dunque grave, morde ancora e si fa sentire anche sul piano dell’occupazione e della sua qualità, e non si prospettano all’orizzonte politiche di sviluppo efficaci, innovative né per il Paese né tantomeno per la nostra regione.

Per queste ragioni parlare di fuoriuscita dalla crisi, o di luce alla fine del tunnel appare per il momento solo un auspicio, e bisogna avere chiaro che la soluzione dei problemi, che non sarà di breve periodo, è legata alla struttura produttiva e non può essere lasciata al caso.


I settori coinvolti
Il settore dell’artigianato è quello più colpito, con una crescita della cassa totale del 333,62%, seguito a ruota dal commercio (+222,19%). La minore dinamica della crescita della cassa per il settore industria (21,33%) è principalmente imputabile ai valori già alti del ricorso alla cassa che questo settore ha dovuto subire.
La variazione della cassa integrazione tendenziale (settembre 2010 su settembre 2009) è pari a -29,04%: salgono la cassa straordinaria (+63,60%) e quella in deroga (+29,86%), mentre diminuisce del 65,86% quella ordinaria. La variazione congiunturale, cioè quella sul mese precedente (settembre su agosto) è pari a un +52,51%.

I settori più colpiti dalla cassa integrazione, cioè quelli che si trovano sopra la linea della media regionale (42,38%) sono: servizi (325,31%), commercio (222,19%), installazione impianti per edilizia (321,04%), estrazione minerali metalliferi (329,95%), legno (113,21%), meccaniche (45,27%), abbigliamento (141,49%), lavorazioni minerali non metalliferi (104,44%), carta e stampa (64,22%), altro (2.096,61%), varie (47,84%), artigiano lapidei (56,19%), agricoltura (45,15%).
A livello provinciale, si confermano sostanzialmente alcune tendenze storiche.

Sopra la linea di demarcazione della crescita della cassa integrazione della Lombardia (42,38%) troviamo: Bergamo (119,37%), Milano (79,28%), Lodi (78,24%), Cremona (54,97%), Brescia (50,07%), Como (43,20%).
Al di sotto della linea regionale troviamo: Sondrio (26,20%), Lecco (13,58%), Mantova (8,86%), Varese (-0,26%) e Pavia (-14,82%).

L’incidenza della cassa sulla popolazione.
Se consideriamo il numero equivalente delle ore di cassa integrazione per occupato, cioè del numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Varese al 10,14%, Como all’8,86%, Brescia all’8,80%, Lecco all’8,57%, Bergamo al 6,83%, Cremona al 5,61%, Pavia al 3,91%, Mantova al 3,63%, Milano al 3,40%, Lodi al 3,40%, Sondrio all’1,61%, La media regionale si colloca al 5,66%.

Le nostre valutazioni
Il quadro tracciato rende sempre più urgenti e necessarie politiche di sviluppo che sappiano portare il Paese fuori dalla crisi e, nel nostro specifico, sappiano rilanciare il tessuto economico e produttivo lombardo, con basi produttive solide e con buona
occupazione. Vengono confermate le nostre analisi di una possibile ripresa senza occupazione, al punto che a fronte di un’ipotetica e ottimistica ripresa del PIL, della domanda e della produzione per i prossimi anni, si prevede la riduzione del tasso di occupazione dal 44,3 del 2009 al 42,1 del 2012, e l’aumento del tasso di disoccupazione dal 5,4% del 2009 all’8,65 del 2012.

L’uscita dalla crisi non deve determinare la riduzione dell’occupazione e l’aumento del lavoro precario.
E’ necessaria una più rigorosa assunzione di responsabilità, sono necessari impegni seri, sul piano nazionale come su quello regionale, che vadano in controtendenza rispetto alle scelte inique e sbagliate compiute dal Governo anche con la manovra finanziaria.
Occorre un ripensamento del modello industriale lombardo e un intervento pubblico che, oltre a sostenere misure di difesa come la cassa nelle sue varie forme, compresa la copertura economica della cassa in deroga per il 2011, che consideriamo prioritaria,
favorisca e indirizzi una politica industriale innovativa sul piano qualitativo, che salvaguardi l’occupazione e rilanci i consumi interni attraverso politiche salariali e fiscali in favore del lavoro dipendente e dei pensionati.
E responsabilità precise spettano anche alle associazioni degli imprenditori, che finora hanno brillato per il loro assordante silenzio su questioni di primaria importanza per la ripresa del sistema produttivo lombardo, come quelle che il sindacato sta ponendo ormai da tempo.

Per la CGIL Lombardia è indispensabile aprire una nuova fase di confronto non episodico con tutte le parti sociali che abbia al centro politiche di mantenimento e di sviluppo dell’occupazione, con l’obiettivo di non disperdere professionalità e saperi acquisiti, e di creare nuovi e buoni posti di lavoro e una reale ripresa del sistema produttivo italiano e lombardo.

Questa è la vera sfida che dobbiamo cogliere, per guardare oltre la crisi.
Ecco perché sulle priorità che abbiamo indicato la CGIL Lombardia è pronta anche a momenti significativi di mobilitazione unitaria delle lavoratrici e dei lavoratori per porre al centro i temi del lavoro, e conferma il proprio impegno ad incalzare la Regione Lombardia al tavolo aperto sulle politiche industriali, l’innovazione, le infrastrutture, per contrastare la crisi e difendere sviluppo e occupazione.

Sesto San Giovanni 13/10/2010

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