CGIL LOMBARDIA

UFFICIO STAMPA

CRISI IN LOMBARDIA: A FINE AGOSTO I DATI SULLA CASSA SONO ANCORA MOLTO PREOCCUPANTI, TUTTI GLI INDICATORI CONFERMANO CHE LA RIPRESA E’ LENTISSIMA E CALA L’OCCUPAZIONE.

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Aumentano le situazioni di crisi strutturali; si riduce il ricorso alla cassa integrazione ordinaria (-17,5%), ma aumenta quello alla cassa straordinaria (+219%) e in deroga (+363%) rispetto allo stesso periodo (gennaio-agosto) del 2009. Aumenta ancora complessivamente del 63%.

Il tasso di disoccupazione è in continuo aumento, la precarietà segna il rapporto di lavoro ormai nel 75% delle nuove assunzioni.

La fine dell’estate sta facendo registrare ancora un costante aumento complessivo della cassa integrazione rispetto allo stesso periodo del 2009, un anno di per sé pesantemente interessato dalla crisi e dal massiccio ricorso alla cassa integrazione (273 milioni di ore). Escono dunque confermate le nostre forti preoccupazioni sulle conseguenze della crisi economica in Lombarda, pur in presenza di un positivo sussulto di crescita degli ordini e della produzione.

Siamo infatti di fronte a un aumento del ricorso agli ammortizzatori sociali che, seppure complessivamente più contenuto, ci dice che la dinamica della cassa integrazione, nel periodo gennaio-agosto del 2010, è la stessa del 2009.

Anche da quest’ultima elaborazione dei dati Inps da parte del Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia (vedi tabelle allegate) appare evidente che il quadro rimane allarmante: a fronte di una diminuzione della cassa integrazione ordinaria (-17,53%), si conferma la crescita della cassa straordinaria (+219,18%) e di quella in deroga (+363,68%), che pur non avendo ancora assunto il peso degli strumenti ordinari dello stato sociale lavoristico, ormai rappresenta stabilmente qualcosa come il 28% del totale.

La cassa aumenta complessivamente ancora del 63%

 

La crisi, che permane dunque grave, morde ancora e si fa sentire anche sul piano dell’occupazione e della sua qualità, e non si prospettano all’orizzonte politiche di sviluppo efficaci, innovative né per il Paese né tantomeno per la nostra regione.

Per queste ragioni parlare di fuoriuscita dalla crisi, o di luce alla fine del tunnel appare per il momento solo un auspicio, e bisogna avere chiaro che la soluzione dei problemi, che non sarà di breve periodo, è legata alla struttura produttiva e non può essere lasciata al caso.

 

I dati elaborati

La cassa straordinaria testimonia di profondi processi di ristrutturazione in atto, e quella in deroga interviene in aziende e in settori precedentemente esclusi.

L’ulteriore crescita della cassa complessiva sul territorio regionale (pari al 62,33%), è dunque sostanzialmente imputabile alla cassa in deroga e a quella straordinaria, e fa supporre che le imprese hanno “ricostruito” i mezzi di produzione, rispondendo forse ad un incremento della domanda estera, ma il vero problema è la mancanza di ripresa della domanda interna.

La stessa sequenza per tipologia dei comparti interessati mostra un forte malessere: quello dell’artigianato è il più colpito, con una crescita della cassa totale del 480,70%, seguito a ruota dal commercio con una crescita del 420,18%; gli altri comparti raggiungono complessivamente il tetto del 1.896,76%. Più nel dettaglio, i settori che si trovano sopra la linea della media regionale (62,33%) sono: estrazione minerali metalliferi (466,14%), installazione impianti per edilizia (435,88%), commercio (420,18%), servizi (355,76%), legno (144,56%), lavorazioni minerali non metalliferi (135,60%), abbigliamento (121,16%), carta e stampa (76,78%), meccaniche (66,60%), varie (70,14%), altri comparti (1.896,76%),.

A livello provinciale si confermano le tendenze storiche. Sopra la linea di demarcazione della crescita della cassa integrazione della Lombardia (62,33%) troviamo: Bergamo (145,79%), Milano (113,092%), Lodi (72,48%), Como (65,65), Brescia (63,32%).

Al di sotto della linea regionale troviamo: Pavia (-3,86%), Lecco (13,10%), Sondrio (20,95%), Varese (22,53%) e Mantova (26,09%).

La minore dinamica della crescita della cassa per il settore industria (36,52%) è principalmente imputabile al fatto che questo comparto ha già utilizzato, nei mesi precedenti e nel corso del 2009, una mole impressionante di ore di cassa, e che nei mesi estivi il ricorso agli ammortizzatori sociali può essere mitigato dall'utilizzo generalizzato dei periodi di ferie.

La variazione della cassa integrazione tendenziale (agosto 2010 su agosto 2009) è pari a 9,88%, di cui la cassa straordinaria sale del 54,81%, quella in deroga del 204,89% e quella ordinaria diminuisce del 73,22%.

La variazione congiunturale, cioè la variazione sul mese precedente (agosto su luglio) è pari a un meno 30,14%. Segno di un rallentamento, ma giustappunto congiunturale e non tendenziale.

 

Se consideriamo il numero equivalente delle ore in cassa integrazione per occupato, cioè del numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Varese al 10,46%, Brescia all’8,81%, Lecco all’8,61%, Como all’8,53%, Bergamo al 7,06%, Cremona al 5,69%, Pavia al 4,05%, Mantova al 3,61%, Milano al 3,49%, Lodi al 3,18%, Sondrio all’1,50%. La media regionale si colloca al 5,74%.

 

Le nostre valutazioni

Il quadro tracciato rende sempre più urgenti e necessarie politiche di sviluppo che sappiano portare il Paese fuori dalla crisi e, nel nostro specifico, sappiano rilanciare il tessuto economico e produttivo lombardo, con basi produttive solide e con buona occupazione. Ma la Regione parla di una diminuzione del 50% delle risorse a sostegno dei lavoratori, come conseguenza dei tagli apportati dalla legge finanziaria: allora è necessaria una più rigorosa assunzione di responsabilità, sono necessari impegni seri, sul piano nazionale come su quello regionale, che vadano in controtendenza rispetto alle scelte inique e sbagliate compiute dal Governo. La Regione deve uscire dalle generiche lamentazioni e dalle politiche di piccolo cabotaggio e far valere il proprio ruolo nelle sedi istituzionali e nel rapporto con l’Esecutivo nazionale perché si pratichino strade diverse da quelle indicate dalla manovra.

Occorre un ripensamento del modello industriale lombardo e di un intervento pubblico che, oltre a sostenere misure di difesa come la cassa nelle sue varie forme, compresa la copertura economica della cassa in deroga per il 2011 - una priorità che confermiamo e per la quale chiediamo vengano fatti tutti gli sforzo possibili - favorisca e indirizzi una politica industriale innovativa sul piano qualitativo, che salvaguardi l’occupazione e rilanci i consumi interni attraverso politiche salariali e fiscali in favore del lavoro dipendente e dei pensionati.

E responsabilità precise spettano anche alle associazioni degli imprenditori, che finora hanno brillato per il loro assordante silenzio su questioni di primaria importanza per la ripresa del sistema produttivo lombardo come quelle che il sindacato sta ponendo ormai da tempo.

 

Per la CGIL Lombardia non è più rinviabile la necessità di aprire una nuova fase di confronto non episodico con tutte le parti sociali, che abbia al centro politiche di mantenimento e di sviluppo dell’occupazione, con l’obiettivo di non disperdere professionalità e saperi acquisiti, e di creare nuovi e buoni posti di lavoro e una reale ripresa del sistema produttivo italiano e lombardo.

Questa è la vera sfida che dobbiamo cogliere, per guardare oltre la crisi.

Ecco perché sulle priorità che abbiamo indicato la CGIL Lombardia è pronta anche a momenti significativi di mobilitazione unitaria delle lavoratrici e dei lavoratori per porre al centro i temi del lavoro, e conferma il proprio impegno ad incalzare la Regione Lombardia al tavolo aperto sulle politiche industriali, l’innovazione, le infrastrutture, per contrastare la crisi e difendere sviluppo e occupazione.

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Sesto San Giovanni 21/9/2010

 

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