CGIL LOMBARDIA

UFFICIO STAMPA

MATERNITA’ E LAVORO IN LOMBARDIA: UNA SITUAZIONE PROBLEMATICA.

COMMENTO DI FULVIA COLOMBINI (CGIL LOMBARDIA) AI DATI 2009.

Fulvia Colombini (Cgil Lombardia), ha così commentato i dati 2009 su maternità e lavoro (congedi, riposi parentali e dimissioni nel primo anno di vita del bambino, ai sensi del T.U. 151/2001) in Lombardia, diffusi dall’Ufficio della Consigliera di parità.

“Le lavoratrici che hanno usufruito dell’astensione facoltativa sono 65.239 (un dato che fa registrare un leggero incremento sia rispetto al 2008 che al 2007, in linea con un leggero aumento del tasso di natalità lombardo, che passa dall’1,2% degli anni scorsi all’1,4% attuale). La condivisione da parte del padre nell’utilizzo dell’astensione facoltativa si aggira sempre intorno a una percentuale inferiore al 5%, che resta stazionaria nel tempo.

Più volte la Cgil ha richiamato la necessità di introdurre strumenti di incentivazione per i padri, oltre a campagne informative e di stimolo culturale nei confronti degli uomini e delle imprese, per favorire una genitorialità consapevole e condivisa. Anche il significativo differenziale salariale femminile, presente in Lombardia, rappresenta un ostacolo economico a una piena condivisione nella cura dei figli.

Riposi giornalieri: il numero rilevato è estremamente esiguo (nel 2009 sono stati 1.004); l’unico punto degno di nota risulta il fatto che i padri li utilizzano in percentuale molto più alta rispetto all’astensione facoltativa (sono infatti il 27,58% di quelli delle madri). Gli uomini sembrano dunque preferire brevi permessi giornalieri anziché utilizzare un’assenza a tempo pieno dal lavoro.

Dimissioni della madre nel primo anno di vita del bambino: il numero totale nel 2009 è di 4.571 (nel 2008 erano state 5.819 e 5.581 nel 2007). Si evidenzia una riduzione rispetto ai due anni precedenti, ma il dato, all’apparenza migliore, deve tenere conto della crisi economica che ha colpito tutti i settori produttivi e che ha probabilmente influito sui comportamenti delle donne. Inoltre l’aumento della disoccupazione giovanile femminile (in Lombardia oltre il 25%), ha colpito in particolare le donne con contratti di lavoro parasubordinato e atipico che non rientrano in questi dati, risultando invisibili. Sommando le dimissioni nel primo anno di vita del bambino totalizzate dal 2006 al 2009, si arriva a un numero di oltre 20.000 donne che hanno lasciato il lavoro nella nostra regione. I dati ci dicono che sono donne giovani, scolarizzate, che hanno investito sulla propria formazione ma che non riescono a far fronte ai problemi che la maternità comporta in termini di conciliazione.

Le fasce di età in cui si registrano le dimissioni sono in prevalenza la fascia dai 26 ai 35 anni, ma è significativa anche la fascia dai 36 ai 45, confermando che si tende a scegliere la maternità in età relativamente avanzata. Viceversa, la stragrande maggioranza delle donne che si dimette dal lavoro vanta un’anzianità lavorativa non superiore ai tre anni, il che conferma le condizioni di precarietà che caratterizzano il lavoro femminile giovanile.

Il numero di dimissioni più elevato si riscontra tra chi ha un solo figlio, ma esiste una percentuale significativa di donne che lasciano il lavoro alla nascita del secondo figlio.

Interessante notare come la tendenza alle dimissioni decresca col crescere delle dimensioni delle aziende: la fascia delle aziende meno amiche delle donne e dei bambini risulta essere quella fino a 15 dipendenti, dove si concentra oltre il 60% delle dimissioni. Per quanto riguarda i settori merceologici, le dimissioni sono concentrate in particolare nel commercio, anche se nelle province non mancano alcune situazioni diversificate che rispecchiano il mercato del lavoro territoriale. Evidentemente gli orari particolarmente articolati del commercio e il lavoro festivo rendono impossibile la conciliazione.

Le motivazioni segnalate dalle donne sono dettate, in primis, dalla mancanza di parenti a supporto, che è indicativa della situazione sociale e geografica della Lombardia, nella quale i gruppi parentali sono spesso dispersi sul territorio ed è in espansione il fenomeno del pendolarismo e della mobilità territoriale. Se a questo si aggiungono le donne che dichiarano di non aver trovato posto all’asilo nido e quelle che si licenziano per non aver ottenuto il part-time, rileviamo che circa il 60% delle donne lombarde lascia il lavoro nel primo anno di vita del bambino, non per scelta ma per impossibilità a conciliare la maternità e il lavoro. L’insieme delle condizioni sopra descritte provoca una miscela esplosiva negativa per la maternità, che invece ha bisogno di sostegno pubblico, di servizi accessibili, di tempo per la cura, di flessibilità per gli imprevisti, di politiche incentivanti per la condivisione genitoriale, soprattutto nei primi anni di vita del figlio.

Le donne che sono uscite negli scorsi anni dal mercato del lavoro - aggiunge Colombini - potrebbero voler rientrare e riprendere la loro attività professionale nel momento in cui i figli sono un po’ cresciuti. L’analisi dei dati di flusso del mercato del lavoro lombardo ci indica che le condizioni di rientro sono sempre, sia dal punto di vista retributivo che contrattuale, inferiori rispetto alle precedenti. Si tratta di un’altra problematicità poco indagata, e che invece ha bisogno di proposte e progetti concreti volti a facilitare il rientro professionale.

Riteniamo che ci sia la necessità che si apra una seria riflessione sulle donne lombarde, sulle carenze strutturali esistenti, sulla necessità di avanzare proposte e progetti concreti per permettere loro di vivere sia la maternità che l’impegno lavorativo e di poter esprimere una vera libertà di scelta.

Durante la campagna elettorale il Presidente Formigoni si è impegnato a sostenere la conciliazione delle donne lombarde - ha concluso la sindacalista della CGIL Lombardia - con un significativo stanziamento di risorse e attraverso un Comitato strategico che riunisca i soggetti interessati. E’ bene che si cominci subito la discussione, che le scelte siano condivise e concertate, riconoscendo il ruolo fondamentale di rappresentanza delle Organizzazioni Sindacali.

Sesto San Giovanni, 24 aprile 2010

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