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CONVEGNO OGGI A MILANO SU
“RIFORMA DEL SISTEMA DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI. LA PROPOSTA DELLA CGIL”.
Si è svolto oggi a Milano, a Palazzo Turati, un convegno organizzato dalla Cgil Lombardia dal titolo: “Riforma del sistema degli ammortizzatori sociali. La proposta della CGIL”.
Dopo l’introduzione di Fulvia Colombini della Segreteria della CGIL Lombardia, Giovanna Altieri, Direttore dell’IRES ha illustrato la proposta della CGIL.
E’ seguita una Tavola rotonda di confronto tra le parti moderata da Cristiana Gamba giornalista del Il Sole 24 Ore, alla quale hanno preso parte Franco Colombo, Vice Presidente Vicario Confapindustria Lombardia, Daniele Botti di Confindustria Lombardia, Nino Baseotto Segretario generale CGIL Lombardia, Walter Galbusera Segretario generale UIL Lombardia, Giorgio Merletti Presidente Confartigianato Lombardia, Gianluigi Petteni Segretario generale CISL Lombardia, Gianni Rossoni Assessore Istruzione Formazione e Lavoro, Roberta Rossetti Direzione sindacale-welfare Unione Confcommercio Milano-Monza Brianza.
Ha concluso il convegno Fulvio Fammoni Segretario confederale CGIL.
Nella sua relazione introduttiva Fulvia Colombini ha sottolineato come sia “giunto il momento di avviare una riforma strutturale che modifichi l’attuale ordinamento rendendolo più inclusivo, equo, economicamente sostenibile e più semplice anche attraverso la razionalizzazione degli strumenti a disposizione.
La Cassa integrazione ordinaria in Lombardia è stata usata prevalentemente nella prima fase, fino a tutto il 2009, mentre nel 2010 è aumentato il ricorso alla straordinaria indicando come la crisi causata in primis, da calo degli ordinativi, da caduta della domanda dei consumi, da riduzione delle esportazioni evolva in crisi in cui prevale la necessità, da parte delle imprese, di riorganizzare, di ristrutturare di rivedere la propria capacità produttiva, azioni che, nella maggioranza dei casi, portano a riduzioni occupazionali.
I dati della mobilità confermano l’analisi e indicano che a fine 2010 il dato complessivo di chi perderà il lavoro potrebbe arrivare in Lombardia a 70.000 unità contro le 55.000 raggiunte nel 2009.
L’andamento mensile della Cassa integrazione in deroga sta indicando una crescita considerevole nel 2010. Nel 2009 sono state decretate 56.140.420 di ore, al 30 settembre 2010 le ore risultano essere 63.210.647.
Da gennaio 2009 a settembre 2010 i lavoratori e le lavoratrici per i quali é stata presentata domanda di Cig in deroga sono
complessivamente 202.140; in termini di persone fisiche, cioè con riferimento ai Codici Fiscali i lavoratori autorizzati sono 93.076 e i percettori effettivi sono 69.580. Coloro che hanno effettivamente percepito dall’Inps il sostegno al reddito sono pari al 75% degli autorizzati.
I datori di lavoro interessati sono ad oggi 12.458; il 90% delle aziende che hanno fatto richiesta di Cig in deroga hanno poi effettivamente fruito della Cassa, un dato di utilizzo molto alto, collegato quindi a vera necessità e crisi aziendale.
Per quanto riguarda il settore artigianale e il sistema delle PMI, che è divenuto negli anni l’ossatura portante dell’economia lombarda, il dato più preoccupante riguarda quel 16% di piccole imprese che occupano circa 17.000 persone che hanno già chiesto per tre volte il rinnovo della Cig in deroga.
Le risorse economiche ad oggi utilizzate per sostenere il sistema della Cig in deroga ammontano ad un valore decretato di oltre 1.200.000.000 di Euro sul totale di 1.500.000.000 di Euro destinato alla Lombardia a seguito dell’accordo Stato - Regioni del febbraio 2009.
Il valore impegnato da gennaio 2010 al 30 settembre 2010 è di 620 milioni e la Cgil stima che fino alla fine dell’anno questo importo salirà a circa 750/800 milioni di Euro.
Chiediamo alla Regione di operare in Sede di Governo per il rifinanziamento della Cig in deroga per il 2011, tenendo conto che le necessità economiche lombarde potrebbero essere le stesse dell’anno in corso (750/800 milioni di Euro).
La nostra proposta di riforma degli ammortizzatori sociali - ha detto ancora Colombini - si propone, tra gli altri obiettivi, di creare un sistema più inclusivo rispetto dell’attuale, attraverso la modifica dei requisiti.
In Lombardia la Cgil stima un numero compreso tra 400.000/500.000 lavoratori e lavoratrici esclusi dal sistema di sostegno al reddito, considerando tutti coloro che lavorando con discontinuità non raggiungono i requisiti oggi necessari per averne diritto, i tanti giovani con contratti a termine brevi e frammentati, tutti coloro che sono inseriti nelle categorie dei professionisti come Co.Co.Pro e Partite Iva ma che spesso, avendo un solo committente, sono più assimilabili a figure di lavoratore dipendente. In questo contesto le giovani donne sono la maggioranza, con tutto il peso sociale che la precarietà femminile comporta per la società. Dobbiamo considerare nel numero degli esclusi anche chi è destinatario di stage ripetuti,
senza retribuzione e tutele.
Riteniamo importante che accanto alla discussione sulla riforma complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali si avvii un confronto, in particolare con le parti imprenditoriali, per preferire quelle forme di contratto di lavoro che offrano maggiore continuità e tutele, riducendo il peso complessivo della precarietà che, già oggi, ma ancor di più in prospettiva non è sostenibile per i riflessi sociali negativi che sono sotto gli occhi di tutti.
Le Organizzazioni sindacali hanno unitariamente prospettato alla Regione, mantenendo e sviluppando quanto di utile fatto fin qui, la necessità di darsi obiettivi più ambiziosi su come accompagnare e accelerare l’uscita dalla crisi, la ripresa produttiva e occupazionale, l’indicazione condivisa di politiche di sviluppo e di azioni da realizzare per rendere attrattivo per gli investimenti il nostro territorio, uscendo dalla logica congiunturale e portando un contributo nel dibattito nazionale. Che si passi dalla cabina di regia sulla crisi alla cabina di regia per lo sviluppo e l’occupazione in coerenza con un quadro di riforme da realizzare.
Rispondendo alle domande di Cristiana Gamba, nell’insieme gli interlocutori della tavola rotonda, pur avvertendo la necessità di entrambe, hanno però sottolineato come le politiche di sostegno al reddito siano politiche di tutela, mentre le politiche attive sono più finalizzate allo sviluppo.
Daniele Botti ha colto positivamente l’opportunità di discutere dell’adeguatezza del sistema degli ammortizzatori sociali, concordando sulla necessità di una sua riforma. “Possiamo condividere l’esigenza di ampliamento e universalità delle tutele, ma occorre puntare sulle politiche attive, e su questo terreno in Lombardia abbiamo maturato un’esperienza importante”. Per Franco Colombo il sistema delle piccole imprese resta il più colpito dalla crisi, e l’emergenza finirà quando si ricomincerà ad assumere.
“Abbiamo gestito bene questi due anni di interventi per far fronte alla crisi, ma il vero salto di qualità sarebbe investire su politiche di sviluppo”. Giorgio Merletti ha espresso apprezzamento per il riconoscimento, da parte della Cgil, del ruolo delle piccole imprese nell’economia lombarda. Aprire una discussione su una riforma complessiva va bene anche per il settore artigiano, dunque ha espresso l’impegno degli imprenditori a fare in modo che il sindacato possa entrare anche nelle aziende sotto i 15 dipendenti a spiegare i meccanismi di sostegno al reddito.
Anche Roberta Rossetti ha posto con urgenza il tema della riforma, a maggior ragione in un settore frammentato come quello del commercio.
Walter Galbusera ha lamentato la scarsa chiarezza del contesto generale, sottolineando che il punto di debolezza del mercato del lavoro sono le politiche attive.
Per lui, ma anche per gli altri intervenuti, la riforma complessiva deve però essere posta in relazione alla bilateralità, che già opera e sopperisce alle esigenze.
Gigi Petteni, rivolgendosi direttamente alle controparti imprenditoriali ha detto: “in Lombardia è nata la sperimentazione degli ammortizzatori in deroga, ma ora per l’accordo 2011 ci vuole qualche sforzo in più. Bisognerà lasciar andare un po’ il freno a mano nel mettere insieme risorse pubbliche e risorse delle parti (quelle che passano attraverso i fondi interprofessionali). Il livello di responsabilità del sindacato in Lombardia è stato ed è alto, ha aggiunto, e prossimamente ci misureremo anche sui tavoli che sono previsti.
Nino Baseotto, commentando l’osservazione della moderatrice che rilevava come in questi due anni in Lombardia si sia lavorato bene ha detto: “mi fa piacere che si riconosca la validità dei due accordi sottoscritti, quello sulla cassa in deroga e quello sulle politiche attive, perché hanno significato rispondere ai bisogni di un gran numero di persone in carne e ossa che non sappiamo che fine avrebbe fatto. Ora dobbiamo arrivare presto e bene all’accordo di rinnovo per il 2011, che a giudizio di tutti rappresenta una certezza sociale indispensabile in un contesto di forte incertezza che attanaglia lavoratrici e lavoratori. Ci sono dunque tutte le condizioni, ma c’è un problema: il Governo centrale deve dire quanto, come e quando in merito alle risorse per il prossimo anno. Sarebbe il caso di ragionare a una riforma – ha aggiunto Baseotto – che mettesse in sicurezza il sistema, e a questo proposito la Cgil fa una proposta di semplificazione, che allarga l’inclusività di questi strumenti e da’ elementi di certezza.
Non è una proposta autarchica ma aperta ad altri contributi, ed è importante che si parta dalla Lombardia; abbiamo fatto un buon lavoro, e uno degli elementi importanti è che qui nessuno si è sognato di proporre la regionalizzazione degli strumenti di sostegno al reddito. Possiamo dunque pensare che determinate risorse che stanno nelle facoltà della Regione, possano essere investite nella direzione delle politiche attive. Se ne potrà discutere al tavolo che,
come abbiamo proposto, dovrebbe chiamarsi “per lo sviluppo”.
Nel suo intervento l’Assessore Gianni Rossoni, che ha ringraziato la Cgil Lombardia per l’occasione di confronto offerta, ha detto:” questo dibattito mi conferma e mi responsabilizza di più”. Le risorse per il 2011 ci possono essere, ha detto ancora, ma il Governo deve provvedere a sbloccarle. La Regione sta già lavorando a definire le priorità per il prossimo futuro, che sono il sostegno all’ingresso al lavoro dei giovani attraverso tutte le forme di apprendistato (art. 48, 49, 50) e le iniziative relative agli over 50. Su queste due questioni conta di investire le sue risorse, e chiede alle parti sociali di investire quelle a loro disposizione per il sostegno a chi è espulso dal lavoro.
Concludendo i lavoro del convegno Fulvio Fammoni ha ricordato che siamo ancora, purtroppo, “con i piedi piantati nella crisi e il 2011 sarà ancora un anno difficile per l’occupazione. Siamo in piena emergenza, e non perdere lavoro e imprese è una condizione essenziale perché questo Paese possa cogliere la ripresa, se e quando ci sarà.
Cosa fare per l’emergenza? Quello che c’è scritto in un documento sottoscritto da tutte le parti sociali, l’avviso comune che chiede la proroga per il 2011 degli ammortizzatori in deroga - per il prossimo anno si parla di un miliardo di euro, ma sarebbe importante sapere a quanto ammontano i residui degli anni precedenti che si dovrebbero aggiungere, e se le risorse sono sufficienti a coprire tutto il 2011.
Il sistema attuale prevede una copertura per 8/10 mesi, ma se nulla cambia su questo terreno, che fine faranno quelli che esauriscono il periodo di copertura?
Attualmente ci troviamo in presenza di due deleghe differenti, una è quella del Collegato lavoro e l’altra quella dello Statuto dei lavori che dicono cose differenti. Il problema, ferme restando le richieste sull’emergenza, è che l’attuale sistema non copre tutti e copre in modo differenziato. Abbiamo invece bisogno di un sistema universale, di una maggiore inclusione: sono troppe le persone che sono scoperte, e i primi ad essere esclusi dagli ammortizzatori sociali sono i giovani. Per questo ci vuole un sistema universale di carattere nazionale, e un ruolo che devono svolgere le Regioni, sulla formazione e la reimpiegabilità.
E’ questo il tempo di discutere del nuovo sistema, poi partirà quando potrà partire, ma dobbiamo gettare le basi sin da ora.”
Sesto San Giovanni 17 novembre 201 0
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