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COMUNICATO STAMPA
I DATI REALI SU CASSA E LICENZIAMENTI DI APRILE 2010 CONFERMANO CHE LA CRISI IN LOMBARDIA NON È FINITA E IL PUNTO PIÙ BASSO PURTROPPO SUL FRONTE DELL’OCCUPAZIONE NON SEMBRA ANCORA RAGGIUNTO.
Rimane forte apprensione sul fronte dell’occupazione: la lettura corretta dei dati di aprile 2010 della cassa integrazione elaborati dal Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia fa registrare il dato significativo dell’aumento complessivo delle ore di cassa integrazione (+142%) e dei licenziamenti (+16%) nel primo quadrimestre 2010 rispetto allo stesso periodo del 2009, nel quale eravamo nel pieno della crisi.
La Cgil Lombardia guarda con attenzione al positivo sussulto di crescita degli ordini e della produzione dell’industria (ma non dell’artigianato) in Lombardia rispetto al buio profondo che avevamo raggiunto, e auspica che la “ripresina” che viene annunciata per l’economia italiana anche a livello nazionale non sia occasionale ma strutturale, nella consapevolezza che la risalita sarà lunga e che il recupero dello 0,5% del PIL nel primo trimestre 2010 avviene dopo due anni di caduta pesante dello stesso Pil (-5% nel 2010).
Una lettura corretta dei dati forniti dall’Inps e da noi elaborati relativamente alla cassa integrazione nel mese di aprile - dati che per la prima volta vedono scorporata la cassa in deroga sinora inclusa nella cassa integrazione straordinaria - rimangono preoccupanti.
Stiamo registrando ancora il pesante impatto della crisi sul tessuto produttivo ed economico della Lombardia.
La lettura appropriata sulla dinamica delle ore complessive di cassa integrazione non è quella rapportata al mese precedente, (che fa registrare una significativa riduzione del 32% rispetto a marzo), ma dev’essere rapportata ad un periodo più lungo.
La cassa integrazione, complessivamente, nel primo quadrimestre 2010 aumenta ancora rispetto allo stesso periodo del 2009, nel quale si faceva sentire già pesantemente la crisi: lo stesso rapporto tra le tipologie di cassa mostra un malessere e una trasformazione dell’impatto della crisi sul tessuto produttivo: la cassa integrazione ordinaria aumenta del 40%,
quella straordinaria aumenta del 345%, e la cassa in deroga, che rappresenta circa il 5% del totale ed è entrata stabilmente negli strumenti utilizzati da un numero sempre più ampio di aziende (oltre 30.000 le domande che interessano circa 200.000 lavoratori) aumenta del 546%.
Inoltre, l’altro dato preoccupante è che insieme alla cassa aumentano ancora i licenziamenti e le mobilità.
I dati relativi ai licenziamenti e agli inserimenti nelle liste di mobilità nei primi quattro mesi 2010 sullo stesso periodo del 2009, confermano ancora un aumento del 16%, con un totale di 21.265 lavoratrici e lavoratori interessati.
Di questi, 7.454 (+7,08%) con la legge 223/91 (mobilità), e 13.776 (+21%) con la L.236/93 (disoccupazione).
Questo ci fa dire che siamo entrati in una nuova fase, che ci sono dei segnali incoraggianti sull’industria da verificare nei prossimi mesi, ma che non siamo di certo in presenza di una reale e solida ripresa del sistema produttivo ed economico italiano e lombardo.
Rispetto alle richieste di cassa il settore dell’artigianato risulta essere quello più colpito, con una crescita della cassa totale del 1.804%, seguito a ruota dal commercio con un +651%. La crescita inferiore della cassa per il settore dell’industria (+106%) è principalmente imputabile al dato già alto che l’ha finora caratterizzata.
La variazione della cassa integrazione tendenziale (aprile 2010 su aprile 2009) è pari a 58,50%.
In questo quadro la straordinaria sale del 136,70%, quella in deroga del 1.764,51% e quella ordinaria diminuisce del 20,56%. La variazione congiunturale, cioè la variazione sul mese precedente (aprile su marzo) è pari a -31,35%. Segno di un rallentamento, appunto, congiunturale, parziale e non tendenziale.
La maggiore incidenza della cassa straordinaria su quella ordinaria, e l’entrata consistente della cassa in deroga conferma la tendenza già rilevata: in questi primi mesi dell’anno si sta trasformando la natura congiunturale di molte crisi aziendali in possibili chiusure e licenziamenti, e il tessuto delle piccole aziende e del settore artigiano è in seria difficoltà.
I dati confermano che il punto più basso della crisi rispetto all’occupazione non è ancora stato raggiunto, e viene rimarcata la possibilità di una ripresa senza occupazione e tempi lunghi per tornare ai livelli di attività precedenti alla crisi
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Aumenta la disoccupazione
Dal III° trimestre 2008 al I° trimestre 2010 il saldo occupazionale è negativo; differenza tra nuovi ingressi e uscite da un valore di meno 5,6 punti.
Questo viene confermato dalle prospettive di Prometeia e Unioncamere Lombardia sulla congiuntura e sugli scenari futuri per l’economia lombarda, in particolare sul fronte occupazionale.
Le proiezioni confermano la nostra forte preoccupazione per la qualità e la quantità dell’occupazione nel prossimo futuro: vengono confermate le nostre analisi di una possibile ripresa senza occupazione, al punto che a fronte di un’ipotetica e ottimistica ripresa del PIL, della domanda e della produzione per i prossimi anni, si prevede la riduzione del tasso di occupazione dal 44,3 del 2009 al 42,1 nel 2012, l’aumento del tasso di disoccupazione dal 5,4% del 2009 all’ 8,65 nel 2012.
L’uscita dalla crisi non deve determinare la riduzione dell’occupazione e l’aumento del lavoro precario.
La cassa sopperisce temporaneamente e solo in parte a questa fase della crisi, ma difficilmente può sostituirsi alle riforme di struttura che necessitano all’economia italiana e a quella lombarda.
Infatti la crescita della CIG per l’artigianato e il commercio, i principali settori interessati dalla cassa in deroga, dovrebbe sollecitare una riflessione adeguata circa le forme e gli strumenti per affrontare in modo organico la temporanea mancanza di lavoro e per impedire che si risolva nella perdita definitiva del posto di lavoro, come sta ad indicare l’aumento della disoccupazione e dei licenziamenti nella nostra regione.
I settori più colpiti dalla cassa integrazione, cioè quelli che si trovano sopra la linea della media regionale (che è 142,05%) sono i servizi (7.154,98%), il commercio (1.651,39%), l’estrazione minerali metalliferi (892,29%), l’installazione impianti per edilizia (708,04%), la lavorazione dei metalli non metalliferi (252,25%), il legno (238,21%), l’alimentare (191,07%), il meccanico (187,11%), l’abbigliamento (185,76%), la carta e la stampa (185,27%), il metallurgico (150,98%), e altri settori (335,42%).
A livello provinciale si confermano le tendenze storiche: Bergamo (437,31%), Milano (331,
15%), Mantova (188,19%), Cremona (151,93%); poi troviamo: Lecco (130,61%), Lodi (127,61%), Como (115,13%), Brescia (85,44%), Varese (69,83%), Sondrio (53,35%) e Pavia (20,71%).
Nel complesso in Lombardia l’incidenza totale della cassa integrazione sulla popolazione attiva dipendente è del 6,54%. Significativa è l’incidenza nei vari territori che ripropone una attenzione sull’impatto sociale della crisi. (Vedi tabella)
Questo quadro allarmante conferma la necessità, più volte da noi richiamata, di un ripensamento del modello industriale lombardo e di un intervento pubblico che, oltre a sostenere misure di difesa come la cassa nelle sue varie forme, favorisca e indirizzi una politica industriale innovativa sul piano qualitativo, che salvaguardi l’occupazione e rilanci i consumi interni attraverso politiche salariali e fiscali in favore del lavoro dipendente e dei pensionati.
Sinora il terremoto sui livelli occupazionali è stato contenuto dal massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali, ma non potranno essere utilizzati a lungo senza la prospettiva di una reale ripresa del sistema produttivo italiano e lombardo.
Nel quadro di una minore crescita complessiva dell’economia nazionale, si registra, solo nell’industria e non nell’artigianato, una positiva anche se contenuta ripresa degli ordini, che non segna tuttavia una reale controtendenza.
La domanda interna è contenuta, e i dati della cassa integrazione e dei licenziamenti rimarcano innanzitutto che, se ci fosse, la ripresa sarebbe lentissima e discontinua da mese a mese, e inoltre che questa non corrisponderebbe a un reale rallentamento delle ore di cassa integrazione e a un arresto dei licenziamenti.
Ribadiamo per questo l’esigenza di aprire una nuova fase che abbia al centro politiche di mantenimento e di sviluppo dell’occupazione che non disperdano professionalità e saperi acquisiti e che siano in grado di creare nuovi e buoni posti di lavoro.
Questa è la vera sfida che dobbiamo cogliere, per guardare oltre la crisi.
Su questi temi la CGIL conferma il proprio impegno di mobilitazione e di confronto con la Regione Lombardia sulle politiche industriali, l’innovazione, le infrastrutture, per contrastare la crisi e difendere sviluppo e occupazione.
Sesto san Giovanni 14 maggio 2010
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