CGIL LOMBARDIA

UFFICIO STAMPA

I dati di MAGGIO 2010 sulla cassa integrazione e sui licenziamenti rimangono preoccupanti e confermano la profondità della crisi e le conseguenze sull'occupazione e sul tessuto produttivo lombardo.

A cura del Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia

>> Dati e Tabelle

Si aggravano le situazioni critiche nella nostra regione: esaurita la cassa ordinaria si passa a quella straordinaria e in deroga. Se raffrontata allo stesso periodo del 2009, nei primi cinque mesi del 2010 la cassa cresce complessivamente ancora del 110%.

Crescita ridotta per l’ordinaria (12%), molto più evidente per la straordinaria (+318%) e in deroga (+612%).

I licenziamenti, rispetto allo stesso periodo, aumentano ancora del 15%.

La CGIL Lombardia conferma che, pur in presenza di un positivo sussulto di crescita degli ordini e della produzione dell’industria (ma non dell’artigianato) in Lombardia - che deve essere consolidato per poter affermare di essere in presenza di una reale ripresa - anche nel mese di maggio si registra ancora il pesante impatto della crisi sul tessuto produttivo ed economico della nostra regione.

E aumentano i tassi di disoccupazione e ancora i licenziamenti.

Si aggravano le situazioni critiche che esaurita la cassa ordinaria passano a quella straordinaria e in deroga.

Sappiamo che la crisi non lascerà nulla come prima, ma per uscirne non se ne deve scaricare il peso sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori con la riduzione dell’occupazione e l’aumento del lavoro precario.

Per uscirne e recuperare i livelli degli anni passati ci vorrà molto tempo, politiche innovative su settori strategici e azioni di politiche industriali a tutti i livelli.

E servono scelte e manovre politiche ed economiche che non deprimano la domanda, che sappiano creare sviluppo e imporre equità e solidarietà, colpendo i grandi patrimoni e la vergognosa evasione fiscale. Cioè serve tutto il contrario di quanto prevede la manovra finanziaria del Governo contro la quale la CGIL ha proclamato lo sciopero generale del 25 giugno, che in Lombardia sarà di otto ore con manifestazione regionale a Milano.

I dati Inps elaborati dalla CGIL

I dati dell’inps sulla cassa integrazione di maggio si sono coerentemente arricchiti con le informazioni sulla cassa in deroga, che fino al mese di marzo erano inclusi nella cassa integrazione straordinaria. Dal mese di luglio dovrebbe arricchirsi delle informazioni relative alla nuova provincia di Monza Brianza.

La cassa in deroga non ha ancora assunto il peso degli strumenti ordinari tradizionali dello stato sociale, ma ormai rappresentano stabilmente qualcosa come il 24% del totale, con una tendenza a crescere del 612% tra il periodo gennaio-maggio del 2009 e lo stesso periodo del 2010.

Complessivamente la cassa integrazione tra gennaio-maggio 2009 e gennaio-maggio 2010 è cresciuta ancora del 110%. La sequenza per tipologia di cassa mostra un forte malessere.

Infatti la cassa ordinaria cresce del 12,23%, ma preoccupa la crescita del 318% di quella straordinaria e, in particolare, la crescita del 612% della cassa in deroga (30.000 le domande che interessano circa 200.000 lavoratrici e lavoratori).

Il settore dell’artigianato è quello più colpito, con una crescita della cassa totale del 1.683%, seguito a ruota dal commercio, con una crescita della cassa del 1.284%.

La minore dinamica della crescita della cassa per il settore industriale (78%) è principalmente imputabile all’alto ricorso della cassa che questo settore subisce pesantemente da oltre 20 mesi.

La variazione della cassa integrazione tendenziale (maggio 2010 su maggio 2009) è pari al 35,08%, di cui la cassa straordinaria sale del 232,20%, quella in deroga del 909% e quella ordinaria diminuisce del 45,95%.

La variazione congiunturale, cioè la variazione sul mese precedente (maggio su aprile) è pari a un meno 8,28%. Segno di un rallentamento, ma giustappunto congiunturale e non tendenziale.

Infatti l’altro dato preoccupante è che insieme alla cassa aumentano ancora i licenziamenti e le mobilità.

I dati relativi ai licenziamenti e agli inserimenti nelle liste di mobilità, nei primi cinque mesi 2010 sullo stesso periodo del 2009, confermano ancora un aumento del 15%, con un totale di 26.378 lavoratrici e lavoratori interessati.

Di questi, 9.756 (+ 22%) con la legge 223/91 (mobilità), e 16.571 8 ( + 11%) con la legge 236/93 (disoccupazione).

I settori più colpiti dalla cassa integrazione, cioè quelli che si trovano sopra la linea della media regionale (110%) sono: servizi (8.145,58%), commercio (1.284,82%), installazione impianti per edilizia (627,74%), estrazione minerali metalliferi (1.585,51%), legno (157,14%), metallurgiche (126,41%), meccaniche (133,12%), abbigliamento (142,65%), lavorazioni metalli non metalliferi (220,44%), carta e stampa (144%), altro (378,53%), varie (162,64%).

A livello provinciale si confermano le tendenze storiche. Sopra la linea di demarcazione della crescita della cassa integrazione della Lombardia (110%) troviamo: Bergamo (296,64%), Milano (229,42%), Lodi (195,03%), Cremona (135,53%), Mantova (120,28%). Al di sotto della linea regionale troviamo: Lecco (88,93%), Como (78,95%), Brescia (72,98%), Varese (51,04%), Sondrio (39,67%) Pavia (7,70%).

Nel complesso in Lombardia l’incidenza totale della cassa integrazione sulla popolazione attiva dipendente, cioè il numero aggiuntivo di persone senza lavoro, è del 6,48%. Significativa è l’incidenza nei vari territori, che ripropone un’attenzione sull’impatto sociale della crisi.

Questo quadro allarmante conferma la necessità, più volte da noi richiamata, di un ripensamento del modello industriale lombardo e di un intervento pubblico che, oltre a sostenere misure di difesa come la cassa nelle sue varie forme, favorisca e indirizzi una politica industriale innovativa sul piano qualitativo, che salvaguardi l’occupazione e rilanci i consumi interni attraverso politiche salariali e fiscali in favore del lavoro dipendente e dei pensionati.

Sinora il terremoto sui livelli occupazionali è stato contenuto dal massiccio utilizzo degli ammortizzatori sociali, ma non potranno essere utilizzati a lungo senza la prospettiva di una reale ripresa del sistema produttivo italiano e lombardo.

Ribadiamo per questo l’esigenza di aprire una nuova fase che abbia al centro politiche di mantenimento e di sviluppo dell’occupazione che non disperdano professionalità e saperi acquisiti e che siano in grado di creare nuovi e buoni posti di lavoro.

Questa è la vera sfida che dobbiamo cogliere, per guardare oltre la crisi.

Su questi temi la CGIL conferma il proprio impegno di mobilitazione e di confronto con la Regione Lombardia sulle politiche industriali, l’innovazione, le infrastrutture, per contrastare la crisi e difendere sviluppo e occupazione.

 

Sesto San Giovanni 16 giugno 2010

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