In Afghanistan, donne senza pace. La denuncia della CGIL Lombardia

 

La ricerca di dialogo con i Taliban di Karzai per dare stabilità al proprio governo, sacrifica le donne per le quali la guerra non è mai finita. Con la sua firma apposta sulla legge che regolamenta il diritto della famiglia, la violenza sulle donne all’interno delle mura domestiche diventa legittima. Non sono bastati i principi costituzionali o quelli sanciti dai trattati internazionali per impedirlo; la legge autorizza lo stupro a patto che a farlo sia il marito.

Questa legge è il risultato di decisioni maschili che sacrificano le donne, simbolicamente e nel concreto della loro vita, alla parte più retrograda e violenta dell’umanità maschile.

Pur riconoscendo la necessità di ricercare vie per superare la tragedia che ha segnato quel Paese, non c’è pace o civiltà che possa dirsi tale, se il prezzo sono il rispetto e la libertà delle donne. Chiunque pensi a questi due principi - la pace e la civiltà - come a beni vitali per gli esseri umani e la loro convivenza, contro quella legge deve prendere posizione e produrre iniziative.

Certamente le donne afghane non si lasciano intimorire, ma al loro fianco devono poter trovare sostenitori internazionali: tutti coloro, donne e uomini, che restano capaci di indignazione davanti ad una decisione così razionale e calcolata.

La Cgil Lombardia condanna fermamente e attivamente la violenza sulle donne, privata, pubblica e legittimata. Chiede che istituzioni, alle associazioni, alle forze politiche e alle realtà della società civile di prendere parte alla denuncia e all’impegno contro concezioni che producono, di volta in volta, esclusioni e vittime di violenza.

Sesto San Giovanni 1° aprile 2009

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