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L’USCITA DALLA CRISI E’ LONTANA: A MAGGIO IN LOMBARDIA ANCORA AUMENTO DELLA DISOCCUPAZIONE, DELLE ORE DI CASSA INTEGRAZIONE ORDINARIA, STRAORDINARIA E IN DEROGA E DEI LICENZIAMENTI .
DICHIARAZIONE DI GIACINTO BOTTI DELLA SEGRETERIA DELLA CGIL LOMBARDIA
“I dati nazionali Istat sulla riduzione del 6% del PIL nei primi tre mesi, con il probabile incremento della decrescita in quelli a venire, e le rilevazioni sulla riduzione del consumo e della domanda interni, sono un cattivo segnale per il futuro occupazionale e l’auspicato sviluppo economico e sociale del paese”. A dirlo è Giacinto Botti, della Segreteria della Cgil Lombardia, responsabile del Dipartimento Politiche Contrattuali, a commento dei nuovi dati relativi a maggio del 2009.
“A questo si accompagna la minor crescita della Lombardia rispetto all’Europa accumulata negli anni1996-2008 (pari a circa 14 punti percentuali del Pil).
Lo scenario - confermato dai dati da noi elaborati - è dunque di estrema difficoltà per le lavoratrici e i lavoratori e per il sistema produttivo-industriale della nostra regione, caratterizzato da piccole e medie imprese e da un articolato settore artigiano.
Un apparato produttivo manifatturiero soggetto alle trasformazioni e colpito pesantemente dalla crisi e dalle politiche di delocalizzazione delle grandi imprese, con una specializzazione produttiva che fatica a reggere dinanzi alla riduzione della domanda interna e alla “spietata” concorrenza di qualità del mercato europeo e internazionale.
Le conseguenze potranno accentuarsi con un aumento della disoccupazione dovuto alle possibili chiusure di migliaia di aziende, come denunciano le associazioni artigiane lombarde e la Confindustria”, conclude Botti.
Per la Cgil Lombardia il tunnel della recessione nella nostra regione, una delle più esposte alla crisi, si annuncia ancora lungo. Ecco perché non si tratta di fare dell’allarmismo ma di esprimere forte preoccupazione rispetto a chi sfugge irresponsabilmente e strumentalmente alla realtà, sostenendo che la fase più acuta sia alle nostre spalle: i dati aggiornati ai primi cinque mesi del 2009 relativi alla situazione in Lombardia confermano purtroppo la giustezza delle nostre analisi e alimentano le nostre preoccupazioni. Alla ripresa di settembre potrebbe infatti presentarsi un quadro allarmante, con l’aumento delle richieste di cassa integrazione e gravi ricadute occupazionali derivanti dalle chiusure di attività in conseguenza delle difficoltà accumulate in questi mesi; da questo quadro esce purtroppo confermata la nostra previsione della possibile perdita di oltre 300.000 posti di lavoro.
Di seguito i dati elaborati dal Dipartimento Politiche Contrattuali della Cgil Lombardia, che sono contenuti in forma più dettagliata negli allegati.
Mobilità e licenziamenti
Permane un’alta tensione occupazionale: i licenziamenti nei primi cinque mesi del 2009 sono complessivamente 23.001, con un aumento del 63% rispetto allo stesso periodo del 2008 (4.622 in più rispetto al mese di aprile).
I lavoratori e le lavoratrici licenziati nelle aziende sopra i 15 dipendenti sono 8.031, con una crescita del 10,65% rispetto a i primi cinque mesi del 2008 (1.069 in più rispetto ad aprile). Nelle piccole aziende sotto i 15 dipendenti (meno di 50 nel settore del turismo e del commercio), dove i lavoratori e le lavoratrici possono accedere solo all’indennità di disoccupazione, registriamo una vera escalation di licenziamenti: 14.970, pari a + 118,66% rispetto ai primi cinque mesi del 2008 (3.551 in più rispetto ad aprile).
A conferma di questa tendenza si rimarca che l’occupazione presenta un saldo negativo nel 1° trimestre 2009 su quello del 2008 pari a - 1,1%, dato dalla differenza tra i tassi di ingresso (+1,2%) e i tassi di uscita (-2,3%).
Cassa integrazione ordinaria e straordinaria
L’elaborazione della CGIL Lombardia sui dati INPS relativi ai ricorsi alla CIG a maggio 2009 indicano una tendenza all’aumento delle richieste, in particolare nella produzione industriale.
Il dato sul ricorso alla CIG è significativo, ma registra il pregresso e non corrisponde ad una lettura adeguata rispetto alla complessità e alla profondità della crisi. La crisi avanza anche nel terziario e nella grande distribuzione, che per anni hanno fatto da sacca di compensazione occupazionale alla riorganizzazione dell’industria lombarda, ridisegnando il nuovo modello di articolazione del mondo del lavoro sul territorio.
Si conferma che la congiuntura negativa sta interessando tutti i settori e tutti i territori, e sta coinvolgendo un numero di lavoratrici e di lavoratori in forte aumento.
Le imprese che richiedono la cassa integrazione salgono al 29,3%, contro il 25,8% del 4° trimestre del 2008, fino a interessare il 4,5% del monte ore di lavoro.
La CIG della Lombardia, nei primi cinque mesi del 2009, rispetto ai primi cinque mesi del 2008 segna un costante e significativo incremento complessivo del 381,0%, pari a 75.847.415 ore autorizzate.
La cassa integrazione ordinaria (CIGO) sale del 615,1%, pari a 56.832.394 di ore autorizzate. La cassa integrazione straordinaria (CIGS) aumenta del 143,1%, pari a 19.015.021 ore autorizzate.
Nel settore industria la cassa ordinaria aumenta del 732%, la straordinaria del 148%.
Leggere questi dati rapportati al mese precedente - come qualcuno ha fatto parlando di “crescita frenata” per dimostrare che ci sarebbe un rallentamento della crisi - è improprio e riduttivo,
perché la cassa deve essere sommata. In tutti i casi in Lombardia si registra a maggio un aumento di ore di CIG del 18,50% rispetto al mese di aprile, corrispondenti a 22.368.196 ore autorizzate.
Al netto di tutto questo, i settori che hanno manifestato i più alti tassi di crescita della CIG rispetto al dato regionale sono: metallurgico (1647,8%), meccanico (817,5%), pelli-cuoio (314,9%), legno (647,50%), e questo mese si aggiunge anche il settore alimentare (500,5%).
Le province lombarde che presentano i peggiori “tassi” di crescita della CIG rispetto ai primi cinque mesi del 2008 sono in prevalenza quelle nelle quali maggiore è la presenza di settori manifatturieri tradizionali, con un diffuso tessuto industriale di imprese comunque sopra i 15 dipendenti che possono ricorrere alla cassa tradizionale.
I territori più colpiti sono: Lecco (933,31%), Cremona (922,63%), Como (856,47%), Brescia (701,92%), Pavia (405,48%), Lodi (391,51%), Mantova (458,30%),
A questi dati relativi alla cassa ordinaria e straordinaria vanno aggiunte le richieste, in costante aumento, della cassa integrazione in deroga.
Gli accordi sottoscritti a livello regionale sino alla fine di maggio riguardano, almeno ufficialmente, 2.606 imprese e coinvolgono 20.347 addetti.
Dalle province stanno pervenendo centinaia di richieste e le previsioni da qui alla fine dell’anno sono di un alto utilizzo da parte delle imprese e dei lavoratori della cassa e dell’indennità di disoccupazione in deroga.
Le risorse richieste a copertura delle deroghe, allo stato attuale, sommando le richieste pervenute dai territori a quelle presentate in regione, superano i 100 milioni di euro, cifra ben superiore a quanto sinora stanziato dal Governo per la Regione Lombardia.
Resta dunque la pesante incognita sulla reale disponibilità di risorse per far fronte alla situazione che si prospetta.
Per la Cgil Lombardia la situazione di crisi richiede un impegno istituzionale più incisivo, sul piano nazionale e regionale, con l’apertura di reali tavoli di confronto con tutte le parti sociali, per andare oltre il pur indispensabile intervento difensivo di allargamento della copertura degli ammortizzatori sociali a tutti i soggetti colpiti dalla crisi, com’è avvenuto con il recente accordo regionale, e per porsi concretamente l’obiettivo di difendere l’occupazione e rilanciare lo sviluppo e l’innovazione del sistema industriale-produttivo della regione e del paese.
Sesto San Giovanni 18 giugno 2009
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