I NUOVI DATI DELLA CRISI IN LOMBARDIA:
FORTE PREOCCUPAZIONE ESPRESSA DAL SEGRETARIO GENERALE DELLA CGIL LOMBARDIA NINO BASEOTTO OGGI IN UNA CONFERENZA STAMPA

 

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Conferenza stampa della CGIL Lombardia stamattina al Circolo della Stampa per illustrare i dati di settembre relativi ai licenziamenti, alla cassa integrazione e agli ammortizzatori sociali in deroga - in costante aumento – che confermano la gravità della crisi produttiva e occupazionale della Lombardia.

L’analisi, illustrata dal Segretario generale Nino Baseotto, che ha parlato anche delle possibili iniziative di mobilitazione unitaria del sindacato nella nostra regione, conferma che resta alto l’allarme sulle ricadute della crisi economica e produttiva in Lombardia.

Come avevamo previsto, la ripresa dopo le ferie estive ha visto l’uscita dal mercato di molte imprese, l’aumento dei licenziamenti e della disoccupazione, e le conseguenze della crisi continueranno a farsi sentire, purtroppo, per un periodo non breve”.

Siamo infatti in presenza di un deciso ricorso alla CIG da parte delle imprese. Se nel secondo trimestre del 2009 il 39,6% delle aziende aveva usufruito di questo ammortizzatore sociale, le nostre proiezioni per il terzo trimestre, in ragione del tasso di produzione e dell’utilizzo degli impianti, ci dicono che potrebbero crescere fino al 45%.

Per l’intera Lombardia le ore autorizzate totali di CIG nel periodo gennaio-agosto 2009 sul 2008 hanno manifestato un tasso di crescita del 465%; in questo quadro l’ordinaria l’ha fatta da padrona con un più 858%, mentre la straordinaria ha segnato un più “modesto” 200%. Il settore maggiormente coinvolto è quello industriale (ordinaria più 907% e straordinaria più 187%), seguito dal commercio anche se solo per la parte straordinaria (più 425%) in ragione della particolare struttura degli ammortizzatori sociali di quella categoria.

Più in particolare si osserva la grave difficoltà del settore metallurgico, con un incremento sul corrispondente periodo del 2008 (gennaio-agosto) pari a un più 2.083%. Gli altri settori, che presentano una grave crisi anche se non comparabile al settore metallurgico sono il legno (+800%), la meccanica (+951%), la lavorazione dei metalli (+523%9, la chimica (+532%).

A livello territoriale Lecco (1.460%), Cremona (1.079%), Lodi (851%), Brescia (724%), Mantova (711%) e Como (675%) sono le province più coinvolte dalla Cassa Integrazione. Pavia (384%), Milano (366%), Varese (326%), Bergamo (300%) e Sondrio (198%) presentano dati inferiori; tuttavia ciò non significa “assenza di crisi”, ma piuttosto che la crisi attraversa tutte le province in modo diverso. Ma le conseguenze della crisi sull’economia reale vanno ben al di là dei dati sugli ammortizzatori sociali, e non sono purtroppo in via di superamento.

I licenziamenti, in totale, nel periodo gennaio-settembre 2009 sono 38.276, con un aumento del +67% in rapporto allo stesso periodo del 2008. In particolare si tratta di 14.070 lavoratori (+18,90%) con indennità di mobilità e di 24.147 (+119%) con indennità di disoccupazione.

Mancano ovviamente tutti quei lavoratori precari che possono usufruire di indennità a requisito ridotto che potranno fare domanda solo a partire dal prossimo mese di marzo.

La caduta della produzione industriale, se prolungata, porta in sé una prossima forte contrazione dell’occupazione.

La crisi nella nostra regione si inserisce in un contesto di anni di crescita modesta e di perdita di competitività nei confronti dell’Europa e investe un sistema produttivo che ha accumulato ritardi rispetto alla ristrutturazione e alla ricollocazione dell’impresa e dei suoi prodotti.

Il commercio internazionale ha subito un tracollo; le aziende, che sono alle prese anche con il calo degli ordini e la contrazione della domanda interna, sono in difficoltà a reperire risorse, e possono contare su una liquidità molto scarsa anche a causa della stretta creditizia operata dal sistema bancario.

La crisi sta mettendo in rilievo i nodi strutturali e i limiti del sistema produttivo lombardo, dovuti anche alle dimensioni d’impresa, mentre appare evidente - a parità di investimento tra la Lombardia e l’Europa - il ritardo di crescita del Pil che si è accumulato: un dato che dovrebbe far riflettere sulla necessità di convertire una quota consistente del settore produttivo modificandone in profondità la specializzazione.

L’economia lombarda si trova a un bivio. Con la crisi finanziaria internazionale la sfida alta è sulla qualità, sulla conoscenza, sull’ambiente e sull’energia rinnovabile, che si fondano su una politica industriale programmata e innovata, cioè sulla capacità da parte delle istituzioni, del Governo e delle imprese di generare e anticipare la domanda di beni e servizi che saranno richiesti prossimamente dal mercato.

Non si tratta oggi solo di difendere l’occupazione e di non perdere, con i posti di lavoro, conoscenze e professionalità acquisite, ma di crearne di nuovi attraverso politiche di sviluppo adeguate e lungimiranti.

Questa scelta strategica, di impostazione e di capacità di indirizzo, di programmazione e di riorganizzazione del sistema industriale e produttivo non sembra però essere nelle intenzioni del Governo nazionale e di quello regionale.,

Occorre garantire le sufficienti coperture economiche per un allargamento delle tutele e una difesa più consistente del reddito di tutti i lavoratori, se non si avverte qualche spiraglio di una futura ripresa produttiva, potremmo essere di fronte alla tendenza, da parte delle aziende ormai colpite da tempo, a scaricare tutto il peso della crisi sui lavoratori attraverso i licenziamenti.

A questo proposito va sottolineato che è necessario un impegno concreto e forte del Governo nazionale per una riforma strutturale degli ammortizzatori sociali e interventi sul piano sociale che non restringano, come troppo spesso avviene, ma sviluppino tutele e diritti per tutti con una politica fiscale più giusta in favore dei lavoratori e dei pensionati. Anche la Regione può e deve fare di più anche di quanto ha recentemente proposto al tavolo del Patto per lo sviluppo, varando politiche industriali tese a sostenere il rilancio dello sviluppo produttivo e terziario in Lombardia.

“I dati parlano da soli - ha detto Baseotto - e ci dicono di tempi lunghi per l’uscita da una crisi che sta vivendo un’ulteriore fase di acutizzazione in particolare rispetto a tutto il comparto manifatturiero. In Lombardia, come nel resto del paese, senza una urgente riforma degli ammortizzatori sociali e con la colpevole scarsezza degli strumenti pubblici - confermata anche da questa Finanziaria - la mancanza di investimenti per contrastare gli effetti della crisi e il fatto che nelle prossime settimane molte aziende esauriranno il periodo massimo previsto per la fruizione della cassa integrazione, determinano una situazione davvero vicina al baratro.
Sul rinnovo dei contratti – che in Lombardia riguardano quasi 1.600.000 persone – è noto che sussistono divergenze profonde tra CGIL, CISL e UIL. Noto però che la firma unitaria del contratto dell’industria alimentare dice che esiste una strada praticabile per realizzare convergenze unitarie. Proprio per questo è inaccettabile la decisione di Federmeccanica di escludere la FIOM CGIL - che è il sindacato più rappresentativo del settore – dal tavolo della trattativa.
A questo proposito Baseotto ha sottolineato l’impegno della CGIL a sostegno dello sciopero indetto dalla sola FIOM per il 9 ottobre con manifestazione interregionale a Milano.
In quest’ultimo anno a livello lombardo l’iniziativa sviluppata con CISL e UIL ai tavoli negoziali in Regione e nel contrasto alla crisi è stata positiva, soprattutto in riferimento all’accordo di maggio sugli ammortizzatori sociali in deroga, ma non solo”. Per questo Nino Baseotto si dichiara disponibile a rinnovare un percorso unitario di iniziativa e di mobilitazione. “Abbiamo delle idee, conclude, che ovviamente vogliamo prima confrontare con le altre due confederazioni. Fin dove potremo arrivare unitariamente lo faremo, oltre, ogni organizzazione si sentirà libera di continuare coerentemente ad esprimere le proprie posizioni e il proprio impegno di iniziativa e di mobilitazione”.

Sesto San Giovanni 24 settembre 2009

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