FILTEA-CGIL FEMCA-CISL
BERGAMO
COMUNICATO
MAGLIFICIO DALMINE S.R.L.
I SINDACATI: “STUPITI CHE L’AZIENDA FORZI IL TAVOLO ANNUNCIANDO GLI ESUBERI SULLA STAMPA”
73 lavoratori (quasi tutte donne) a rischio in un organico di 136.
Chiesto un incontro al sindaco di Dalmine
Bergamo, giovedì 1° ottobre 2009
“È stato un gesto irrituale quello della Direzione aziendale, rappresentata da Confindustria di Bergamo, che ha deciso di forzare il tavolo delle trattative annunciando sulla stampa locale la volontà di aprire una procedura di mobilità per 73 persone sulle attuali 136”: così hanno reagito ad un articolo di giornale del 29 settembre Damiano Bettinaglio per la FILTEA-CGIL e Sergio Licini per la FEMCA-CISL, i due sindacalisti che seguono da vicino le vicende del Maglificio Dalmine srl.
Nell’azienda tessile di maglieria e accessori di Dalmine è in corso una cassa integrazione straordinaria di 7 mesi, prevista cioè fino al 31 dicembre 2009. Una cassa così breve è motivata dal fatto che nel quinquennio dal 10-08-2005 al 9-08-2010 (quinquennio fisso previsto dalla normativa nazionale nel quale un’azienda industriale può utilizzare un massimo di 36 mesi tra CIGO e CIGS) l’azienda ne ha già utilizzati ben 29.
Il 15 settembre si è svolto in Confindustria a Bergamo l’incontro sulla drammatica situazione dell’azienda. Un confronto era stato richiesto fin dalla fine di luglio dalle organizzazioni sindacali. All’ordine del giorno c’erano:
- la cassa pagata direttamente dall’INPS (non anticipata dall’azienda);
- “un atteggiamento aziendale di ritardo dell’evasione delle pratiche burocratiche previste, motivo per cui il Ministero non ha ancora decretato la cassa e quindi l’accordo dell’anticipo sociale delle banche ‘neutralizzato’ per il momento” spiegano i due sindacalisti;
- tre settimane di ferie collettive in agosto che dovevano essere a carico dell’azienda e che avrebbero portato un po’ di soldi nel bilancio famigliare ma che non sono state pagate
;
- tutto il personale messo in cassa senza che essa venisse anticipata.
FILTEA-CGIL e FEMCA-CISL sono convinte della necessità di richiedere otto mesi di CIGS in deroga dal 1° gennaio 2010 con rotazione mensile ed incentivi per la fuoriuscita volontaria. Sulla vicenda i sindacati hanno anche già chiesto un incontro con il Sindaco di Dalmine.
“L’azienda, nell’incontro del 15 settembre, si è dimostrata molto rigida e ha posto sul tavolo un vero e proprio ricatto: o accettate la cassa in deroga senza rotazione oppure noi licenziamo” spiegano Bettinaglio e Licini. “Ci pare totalmente incoerente dirsi disponibili ad una gestione condivisa e morbida in un articolo di giornale e nei fatti ricattare le controparti forzando i tavoli ufficiali: o accettate la mancanza della rotazione oppure licenziamo! Tale atteggiamento da parte dell’azienda, e ancor più da parte di Confindustria, è inaccettabile. Siamo allibiti, inoltre, rispetto alla dichiarazione aziendale di un fantomatico piano industriale. È dallo scorso maggio, quando si discuteva della cassa integrazione straordinaria per crisi tutt’ora in corso, che chiediamo all’azienda di presentare un piano industriale con il quale convincerci della bontà della ristrutturazione. Dov’è questo piano industriale? Cosa aspettano a tirarlo fuori? Che arrivi Natale?. Come sindacato dei tessili bergamaschi riteniamo che le parti sociali debbano assumersi ciascuna le proprie responsabilità nel tentativo di salvare gli attuali livelli occupazionali, incentivando percorsi volontari e poco traumatici di fuoriuscita dall'azienda, salvaguardando i capisaldi della normativa prevista e del buon senso, di cui la rotazione del personale sospeso in cassa a parità di mansioni è il principale”.
Il prossimo 15 ottobre è previsto un nuovo incontro in Confindustria.