IL MONDO SINDACALE PER LA DEMOCRAZIA IN IRAN

LA CGIL: “Chiediamo la fine di ogni repressione”

Anche da Bergamo una delegazione al presidio di domani a Milano

 

Bergamo, giovedì 25 giugno 2009

 

“È necessario mantenere alta l'attenzione e la partecipazione dei lavoratori e dei democratici italiani: la CGIL sta seguendo con attenzione la situazione in Iran, dove un grande movimento popolare sta rivendicando la trasparenza del risultato elettorale e la forte volontà di cambiamento democratico. E’ evidente che si sta anche svolgendo un duro scontro di potere tra le più alte cariche del regime e che non è scongiurato il rischio di una feroce repressione, dopo il già alto numero di morti, gli arresti, il bavaglio all’informazione di questi giorni. Riteniamo quanto mai necessario mantenere alta l’attenzione e la partecipazione dei lavoratori e dei democratici italiani” dicono i sindacalisti CGIL, tutti d’accordo dalle strutture nazionali di Roma, a quelle regionali di Milano, fino a quelle territoriali come a Bergamo.

Dal capoluogo orobico partirà, domani pomeriggio (alle ore 17.00), una delegazione che parteciperà al presidio di CGIL, CISL e UIL della Lombardia organizzato davanti al Consolato iraniano di piazza Diaz a Milano (ore 18.00).

Intanto, tra poche ore a Roma, partirà la manifestazione-presidio nazionale delle tre sigle sindacali, con concentramento previsto davanti all'ambasciata iraniana in Via Nomentana (alle ore 18.30). E’ attesa la presenza anche dei segretari generali delle tre confederazioni, Guglielmo Epifani, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Parteciperanno anche rappresentanti delle delegazioni della ITUC, del TUAC e delle organizzazioni sindacali dei paesi del G8.

Sarà, come dice un comunicato nazionale, un’iniziativa “per dire ‘no’ alla repressione che sta colpendo il popolo iraniano e a sostegno del rispetto dei diritti. La situazione in Iran precipita di ora in ora. Mentre non si fermano le mobilitazioni di massa contro un risultato elettorale che buona parte degli iraniani leggono come truccato, una parte del regime ha scelto la strada della repressione violenta. Non è possibile conoscere con esattezza il numero dei morti, dei feriti, degli arrestati, ma è certo che la repressione è sanguinosa e violenta e non si intravede alcun segno di apertura al confronto democratico e alla libertà di manifestazione. Anzi, il regime alza i toni bollando i manifestanti come 'servi del potere straniero' e 'nemici della rivoluzione'. Un tentativo di giustificare la brutalità della repressione delle milizie ufficiali e degli squadroni paramilitari”.

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