RESTAURATORI
RACCOLTA FIRME UNITARIA PER PRESENTARE UNA PETIZIONE AL PRESIDENTE NAPOLITANO
La FILLEA-CGIL: “Le nuove norme restringono l’accesso alla professione.

Si cambino i criteri per la prova di idoneità”

Bergamo, venerdì 11 settembre 2009

Non ci stanno più a subire le contraddizioni di un sistema che picchia duro sempre sull’anello debole della loro categoria: sono le migliaia lavoratori del mondo del restauro per i quali “la mancanza di un indirizzo formativo coerente ed organico ha finora reso impossibile una vita professionale sana, gli stessi ai cui oggi viene impedito l’accesso alla Prova di Idoneità abilitante, in via definitiva, al titolo di restauratore di beni culturali”.

È quanto si legge nel testo della petizione al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lanciata unitariamente dai sindacati di categoria FILLEA-CGIL, FILCA-CISL e FENEAL-UIL a livello nazionale e che punta il dito contro il Decreto del 30 marzo scorso (n.53/2009), pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 27 maggio. Il Decreto in questione regolamenta lo svolgimento della “prova di idoneità” per ottenere la qualifica di restauratore di beni culturali e quella di “collaboratore” di beni culturali.

La raccolta firme a sostegno della petizione è partita anche a Bergamo: è possibile firmare presso la sede FILLEA-CGIL di via Garibaldi 3 oppure on line sul sito della FILLEA nazionale (www.filleacgil.it) e presto anche su quello della CGIL di Bergamo (www.cgil.bergamo.it). A Bergamo e in provincia sono una cinquantina i restauratori con contratti di lavoro dipendente (rintracciabili perché iscritti alla Cassa edile), a cui vanno aggiunti molti altri che sono liberi professionisti, quelli assunti con contratti a progetto, o contratti diversi da quello dell’edilizia (legno, chimica…). Il settore del restauro è quasi esclusivamente al femminile (si tenga conto, ad esempio, che alla riunione organizzata dalla FILLEA-CGIL regionale a Milano su 160 restauratori presenti, 140 erano donne).

“Se la legge resta immutata, sarà molto più complicato diventare restauratori” spiega Luciana Fratus della segreteria provinciale FILLEA-CGIL. “Il testo del Decreto tende ad escludere dalla prova d’esame tutti quei lavoratori che si sono formati, lavorando per anni, direttamente nei cantieri. Già di per sé si tratta di lavoratori che, malgrado una grande specializzazione e con tanti anni di studio alle spalle, godono di meno tutele e spesso di minor salario rispetto agli altri lavoratori dell’edilizia. C’è gente che si trova da dieci anni nel settore ma è ancora in condizioni di precarietà. Quella del riconoscimento dei titoli professionali è una questione che si trascina da anni” continua la Fratus,

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