ABB Power Technologies di Dalmine, nuova sentenza sul reintegro di un lavoratore

ANCHE LA CORTE D’APPELLO DI BRESCIA DÀ RAGIONE AL SINDACATO

FIOM: “A Tremonti diciamo: sul posto fisso c’è chi parla e c’è chi fa
 

Bergamo, mercoledì 21 ottobre 2009

Anche il secondo grado di giudizio conferma, in sostanza, la sentenza del Tribunale di Bergamo che, il 19 dicembre scorso, aveva dato ragione al sindacato dei metalmeccanici CGIL sulla vicenda di un lavoratore di ABB spa che per troppo tempo e senza ragione era stato costretto al precariato.

La Corte d’Appello di Brescia (sezione lavoro) con sentenza del 1° ottobre (fatta pervenire oggi alla FIOM-CGIL) stabilisce, infatti, solo una parziale riforma della sentenza del Tribunale di Bergamo dichiarando che una piccola parte dovuta al lavoratore a titolo di risarcimento del danno va restituita e “condanna ABB spa alla rifusione delle spese di ambo i gradi”.

La vicenda è quella di Giacomo Radaelli, lavoratore quarantaquattrenne di Dalmine, che ha lavorato come operaio generico (terzo livello) alla ABB Power Technologies spa dal 9 agosto 2004 fino al 22 dicembre 2006 con tre contratti di lavoro somministrato a termine consecutivi.

Assistito dall’avvocato Loredana Baschenis e sostenuto dalla FIOM-CGIL provinciale, il lavoratore lo scorso anno aveva deciso di fare causa all’azienda metalmeccanica di Dalmine, che occupa in maniera diretta 650 persone nella produzione di interruttori di media tensione e quadri elettrici. A dicembre 2008 era arrivata la sentenza di primo grado che sanciva la “nullità” dei contratti applicati al lavoratore e ne ordinava la riammissione in servizio. Il Tribunale aveva anche condannato la ABB al pagamento delle retribuzioni non corrisposte a Giacomo Radaelli nel periodo a partire dalla fine del contratto di somministrazione illegittimo (dicembre 2006) fino al ripristino del rapporto.

“Ancora una volta per noi si tratta di un risultato importante nella battaglia contro un finto, illegittimo e diffuso utilizzo dei contratti precari che sostituiscono il lavoro stabile”, ha detto poco fa Mirco Rota, segretario generale provinciale della FIOM-CGIL di Bergamo. “Anche in secondo grado viene provata la veridicità delle ragioni che la FIOM ha sostenuto nei confronti di ABB rispetto al suo utilizzo irragionevole di contratti interinali che nello stabilimento di Dalmine in questi anni hanno raggiunto una dimensione spropositata per numero e per durata. Dal 2003 sono stati circa un centinaio i contratti in somministrazione che l’azienda ha utilizzato stabilmente (ora fortemente ridotti per la crisi) a fronte di 650 dipendenti assunti in maniera diretta e a tempo indeterminato. In ABB, dopo questo primo caso, abbiamo sollevato dubbi su un’altra decina di contratti simili: nella maggior parte dei casi, le vertenze sono state conciliate. Sarebbe utile che ABB iniziasse davvero a discutere col sindacato a proposito di forme di stabilizzazione concrete dei lavoratori precari a partire da quelli che si trovano in questa situazione da più tempo. Dovrebbe farlo, visto che è stata promotrice di un codice di condotta che i suoi lavoratori devono rispettare: rispetti anche lei la legge”.

L’azienda aveva motivato i tre contratti in somministrazione di Giacomo Radaelli come assunzioni dovute a “punte di intensa attività e all’impossibilità di farvi fronte con il ricorso ai normali assetti produttivi aziendali connessi a richieste di mercato derivanti da acquisizione di commesse o lancio di nuovi prodotti o anche indotti dall’attività di altri settori”.

Invece, nella sentenza del Tribunale di Bergamo si leggeva che: “Il massiccio ricorso al contratto di somministrazione effettuato da ABB denota una politica aziendale di estrema flessibilità occupazionale non consentita dal nostro ordinamento, che pur sempre guarda con cautela alle forme contrattuali meno garantite di quelle ordinarie a tempo indeterminato sottoponendole a presupposti e a condizioni di vanità normativamente determinati”.

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