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Il convegno SPI-CGIL, mercoledì 7 settembre a Bergamo
RSA, EVOLUZIONE, ATTUALITA’ E PROSPETTIVE
Con la presentazione di una ricerca sulle case di riposo della provincia (dati su posti letto, liste d’attesa, fabbisogno futuro, rette e aumenti, ma anche i profili di gestione delle strutture, indicatori di qualità, …)
Bergamo, venerdì 2 settembre 2011
Dalla determinazione dello SPI-CGIL a mantenere accesa l’attenzione su qualità e prospettive di un servizio dedicato ad una fascia di popolazione debole, quella delle case di riposo per gli anziani, è nata l’idea di una ricerca approfondita su base provinciale e di un convegno per illustrarne i risultati: così, il sindacato pensionati CGIL di Bergamo chiama a raccolta operatori del settore ma anche enti locali, mercoledì prossimo, 7 settembre, per partecipare a “RSA, Evoluzione, Attualità e Prospettive”, incontro organizzato nella Sala Mosaico della Borsa Merci di via Petrarca 10 a Bergamo.
Al convegno interverranno, a partire dalle ore 9.00, Gianni Peracchi, segretario generale SPI-CGIL di Bergamo, Rita Bianchin, assistente sociale e curatrice della ricerca, Elena Ferrante, analista di statistica nel settore demografico‐sociale e co-curatrice. Sono previsti, a seguire, interventi di Leonio Callioni, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Bergamo e presidente della Conferenza dei sindaci, Mara Azzi, direttore generale ASL Bergamo, Giacomo Pessina, segretario CGIL Bergamo, Giuseppe Pezzotta, presidente dell’Associazione della case di riposo della provincia di Bergamo, e Raffaele Latella, direttore sanitario RSA Brembate Sopra. Le conclusioni saranno affidate a Claudio Dossi, segretario dello SPI-CGIL della Lombardia. Coordina Marcello Gibellini della segreteria provinciale SPI.
Il mondo delle case di riposo della provincia verrà indagato a partire da un approfondito studio che fornirà i dati più vari,
dall’età media degli ospiti delle RSA, al periodo medio di vita all’interno delle strutture, alle liste di attesa, ai posti letto disponibili e al relativo fabbisogno previsto per il 2021, al fenomeno delle demenze, alle rette e ai loro aumenti. Le RSA inserite nel campione sono 29 sul totale delle 61 presenti in provincia, pari al 47,5%. Ecco quali sono (con il numero dei posti letto di ciascuna):
148 Albino, 72 Almenno San Salvatore, 92 Alzano Lombardo, 32 Ardesio, 80 Bergamo (San Francesco), 421 Bergamo (Santa Maria Ausiliatrice), 200 Brembate Sopra, 71 Brembilla, 190 Capriate San Gervasio, 105 Casnigo, 25 Covo, 40 Gorle, 35 Gromo, 60 Grumello Del Monte, 103 Leffe, 99 Lovere, 87 Nembro, 85 Ponte San Pietro, 89 Sovere, 38 Spirano, 67 Stezzano, 61 Trescore Balneario, 151 Treviglio, 90 Urgnano, 29 Valbondione, 57 Verdello, 81 Vertova, 45 Villa D’Almè, 110 Zogno.
Verranno, inoltre, tratteggiati i profili di gestione di ciascuna, da quella diretta, ai casi di appalti o esternalizzazioni. Attraverso alcuni indicatori, come ad esempio il numero di operatori per posto letto poi, si potrà stimare la qualità media.
I risultati della ricerca vengono anche messi a confronto con quelli di uno studio simile realizzato nel 1999, permettendo un ragionamento con una prospettiva storica.
“ Quello delle R.S.A. è un ambito essenziale del sistema socio assistenziale ed interessa ampia parte della popolazione, stimiamo circa un terzo degli anziani non autosufficienti” ha spiegato Gianni Peracchi, segretario generale dello SPI-CGIL provinciale, anticipando alcuni temi e dati che verranno affrontati mercoledì. “Il resto degli anziani in difficoltà, gli altri due terzi, cioè circa 10.000 persone, è accudito all’interno del proprio domicilio, per lo più dalle famiglie, in forma del tutto autonoma, con pochissimi finanziamenti e aiuti, prevalentemente mediante il ricorso delle badanti. Proprio per l’evoluzione dei bisogni degli ospiti,
oggi, a differenza di dieci anni fa, la maggior parte delle R.S.A. lombarde sono in forte sofferenza economica e questo si ripercuote principalmente sulle rette. Nell’ultimo decennio quelle massime a Bergamo sono aumentate quasi del 64%, e quasi dell’81% quelle minime. Di contro, l’aumento dei contributi regionali, tenuto conto delle diversità di classificazione degli ospiti, è stato notevolmente inferiore. Pensiamo che l’’inadeguatezza dei finanziamenti regionali ed i continui drastici tagli di risorse dal centro alla periferia non possano scaricarsi automaticamente solo sulle famiglie o sui comuni, mentre una più equa e omogenea disciplina degli investimenti regionali e della compartecipazione potrebbe aiutare a sopportare meglio il peso dell’aumento dei costi. Prima dell’estate era in fase avanzata un confronto tra le organizzazioni sindacali e la regione Lombardia per definire questa materia, confronto che dovrà essere ripreso al più presto. Così come vanno ripresi gli incontri con le R.S.A. in sede locale, in special modo nei casi, non molti per fortuna, dove abbiamo registrato aumenti decisamente fuori scala e, probabilmente, nemmeno del tutto giustificati. Naturalmente dovremo riprendere il confronto anche con l’ASL per trattare tutte le questioni legate alla qualità e alla programmazione degli interventi necessari per fronteggiare adeguatamente l’invecchiamento della popolazione e garantire ai più deboli il diritto di invecchiare con dignità. L’incremento della popolazione anziana, degli over ottantenni, l’evoluzione delle malattie cronico-degenerative della terza e della quarta età, la contrazione delle risorse, impongono nuove riflessioni rispetto all’adeguamento degli interventi di queste strutture, alla diversificazione e alla graduazione di una serie di prestazioni, alla definizione di politiche articolate e in rete di molte prestazioni e degli aiuti alle persone anziane in condizioni di fragilità. Più residenzialità ma , soprattutto, più domiciliarità e maggiore diversificazione delle prestazioni”.
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