CGIL BERGAMO
L’iniziativa della Biblioteca “Di Vittorio” e della neonata sezione ANPI “G. Brighenti Brach” in CGIL
“NONOSTANTE AUSCHWITZ”. IL “RITORNO” DEL RAZZISMO IN EUROPA"
La presentazione del libro e il dibattito il 22 febbraio al Mutuo Soccorso a Bergamo
Bergamo, giovedì 17 febbraio 2011
Razzismo come “ingrediente della modernità europea”, “dalla perversa normalità”? Nasce proprio dalla “constatazione di una ripresa del razzismo in Europa”, il libro di Alberto Burgio, “Nonostante Auschwitz”, che verrà presentato dall’autore il 22 febbraio nella sala del Mutuo Soccorso di via Zambonate a Bergamo (ore 17.30). Durante l’iniziativa, organizzata dalla Biblioteca “Di Vittorio” e dalla neonata sezione ANPI “G. Brighenti Brach” in CGIL, Burgio ne discuterà con Edoardo Del Bello, docente, appena rientrato dalla seconda esperienza di “Un treno per Auschwitz”, Matteo Cavalleri, ricercatore, e Pietro Vertova, ricercatore di economia e consigliere comunale a Bergamo.
Alberto Burgio insegna Storia della filosofia all’Università di Bologna. Tra i primi in Italia a occuparsi di razzismo, nel 1995 ha fondato il «Seminario permanente per la storia del razzismo in Italia». Su questo argomento ha pubblicato Studi sul razzismo italiano (Clueb 1996, in collaborazione con Luciano Casali), L’invenzione delle razze (manifestolibri 1998) e La guerra delle razze (manifestolibri 2000). Tra i diversi libri pubblicati presso le nostre edizioni ricordiamo, tra i più recenti, Per Gramsci (2007) e Senza democrazia. Un’analisi della crisi (2009). “Nonostante Auschwitz”. Il “ritorno” del razzismo in Europa è edito da DeriveApprodi (2010).
“Perché ci ritroviamo in questa situazione,
a soli settant’anni dai campi di sterminio nazisti?” si chiede l’editore presentando la pubblicazione di Burgio. “Perché, nonostante Auschwitz, non siamo guariti dal razzismo? La risposta deve coinvolgere la storia della modernità, la sua genesi, i suoi caratteri costitutivi. Tra razzismo e modernità sussiste un nesso strutturale, al punto che il razzismo deve essere considerato un ingrediente costitutivo della modernità europea. (…) Il libro analizza alcune tappe cruciali del processo di formazione delle ideologie razziste: il nesso con la cultura dei Lumi, l’intreccio con le ideologie nazionaliste, l’acme della violenza razzista nella distruzione degli ebrei in Europa”.
In maniera ancora più diretta, l’autore scrive nell'introduzione al libro: "Per parlare di noi, i recenti fatti di Rosarno in Calabria (lo scatenarsi della furia collettiva contro gli immigrati che osano ribellarsi all’umiliazione e alla violenza quotidiana) sono soltanto l’ultimo anello di una catena che annovera svariati episodi di «caccia al negro», incendi ai campi rom, bravate di ronde più o meno legali. In molte città italiane si legge sui cartelli che «non si affitta agli immigrati». Come nella Torino degli anni Cinquanta. Ma allora si trattava di siciliani e pugliesi e non era quindi chiaro che fosse razzismo. Oggi si parla di senegalesi e tunisini, e si è ben consapevoli di quanto si dice e di quel che si fa. Il tabù del razzismo è infranto. Ci si può dire razzisti senza mascherarsi dietro goffe perifrasi. Non è un fatto di poco conto: se una cosa non è più indicibile e non ci si deve più nascondere nel farla, quella cosa ha cambiato natura, valore e significato. Dopodiché si verificherà in forme e dimensioni diverse."