SPI-CGIL LOMBARDIA
La politica del Governo sui farmaci, l’ennesimo fallimento pagato dai cittadini (Il Governo e la Regione intervengano subito per riportare alla normalità la situazione)
Dopo anni in cui il Governo ha tollerato e concesso alle ditte farmaceutiche di lucrare sul mercato italiano maggiorando in maniera del tutto ingiustificata (per più del 30%) il costo già alto dei farmaci rispetto alla media europea, lo stesso ha deciso di operare un risparmio forzoso a tutto vantaggio delle politiche finanziarie dell’on. Tremonti. Il Governo, trovandosi nella necessità di fare cassa per contenere il debito pubblico taglia di ben 600 milioni i rimborsi che l’AIFA fa alle ditte farmaceutiche per i farmaci senza brevetto, comunemente detti farmaci generici. L’operazione anche se viene parzialmente compensata da una pari riduzione del costo del farmaco operato dalle stesse ditte, non copre l’intero ammontare della spesa in quanto le industrie del settore hanno mantenuto inalterato il costo di ben 1200 prestazioni farmacologiche. Venendo a mancare la copertura del SSN sul costo del farmaco, lo stesso è stato trasferito dalle Aziende e dal Governo ai cittadini trasformandolo in una nuova vera tassa sulla salute. Tassa che colpisce le prescrizioni meno costose, non salvaguarda nemmeno alcune tipologie di farmaci indispensabili alla cura e diventa di fatto un balzello inevitabile per le persone più povere e fragili. Ricordiamo che i cittadini già pagano circa 7900 milioni di euro per l’acquisto dei farmaci (dato 2009 di Farmindustria) cosi distribuiti :
3500 milioni di euro per i farmaci di fascia C;
2250 milioni di euro per i farmaci non rimborsabili;
Il resto è rappresentato dal pagamento dei ticket.
Inoltre il tasso di crescita della spesa delle famiglie per i farmaci è stato pari al 4,4% tra il 2008 e il 2009 e vi è stato un aumento dei ticket per gli stessi anni pari al 32 % della spesa sostenuta. Di nuovo le scelte del Governo operano al di fuori di una politica di contenimento della spesa e di tutela per i cittadini fragili. Inoltre, non si propone un reimpiego del risparmio ottenuto (circa 600 milioni di euro) in nuovi investimenti sulla ricerca farmaceutica,
troppo carente nel nostro paese, anche per le politiche liberiste dissennate che hanno visto cedere alle multinazionali estere le principali aziende farmaceutiche nazionali . Non si è cercato nemmeno un accordo che diluisse nel tempo la riduzione dei costi, ma si è invece preferito operare con un risparmio forzoso, a totale vantaggio del Ministero dell’Economia. Scelta che crea allarme, di fronte al minacciato ricatto della stessa Farmindustria di chiudere come ritorsione le poche realtà produttive ancora esistenti nel paese.
Si è minata di nuovo l’occupazione con il pericolo di perdere altri 10.000 posti di lavoro del settore e peggio si è operato introducendo una nuova tassa che è proporzionale al bisogno di cura della persona malata . Si è inoltre reso meno appetibile l’acquisto dei farmaci senza brevetto facendo di nuovo un favore alle multinazionali che detengono le licenze dei farmaci griffati. Noi riteniamo che questo modo di procedere a totale danno dei cittadini non sia accettabile, è utile in questa fase un intervento delle Regioni nei confronti del Governo . Regioni che con il nuovo processo di federalismo hanno l’obbligo di garantire la continuità assistenziale dei pazienti a partire da quelli più gravi . Chiediamo inoltre al Governo un ripensamento delle scelte fatte . Vogliamo la definizione di una politica che controlli e riduca la spesa farmaceutica a carico del cittadino . Politica che va costruita con l’accordo dei soggetti del settore, con il rilancio della ricerca scientifica e con investimenti che ci permettano di toglierci da questa scomoda posizione di paese consumatore e non anche produttore e inventore di nuovi farmaci e nuove cure . Chiediamo quindi al Governo di intervenire a sanare la situazione che crea notevoli disagi ai più fragili, pensionati e malati cronici che si vedono con questi nuovi balzelli ulteriormente ridotte le loro pensioni e conseguentemente ridotto il reddito disponibile a garantire una vita dignitosa. In assenza dell’intervento governativo e comunque in attesa dello stesso, sia la Regione Lombardia a mettere a disposizione risorse, come per altro fatto dalla Regione Toscana, atte a tutelare i suoi cittadini più deboli.
Milano 21 aprile 2011