Brescia, 18 agosto 2011
Comunicato stampa

Bando assegnazione alloggi, condannata Poste Italiane

Il giudice del tribunale di Brescia ha stabilito questa mattina che il bando di vendita di alloggi di proprietà di Poste Italiane che inseriva tra i requisiti quello della cittadinanza italiana è discriminatorio e deve essere quindi riaperto con le opportune modifiche. 
La decisione del giudice è conseguenza del ricorso presentato a metà luglio da Fondazione Piccini, Associazione Studi Giuridici sull'Immigrazione e Camera del Lavoro.
Nelle settimane precedenti il ricorso le associazioni ricorrenti avevano già invitato Poste Italiane a modificare i termini del bando e sulla questione si era espressa anche l'UNAR, l'Ufficio nazionale antidiscriminazione che fa capo alla presidenza del Consiglio, che con parere n. 25 del 4.7.2011 aveva riconosciuto che «il disciplinare in questione può essere considerato atto a contenuto discriminatorio» ed aveva sollecitato Poste Italiane spa ad adeguarsi ai principi di non discriminazione.
A tali solleciti Poste Italiane non aveva però dato risposta ma, anzi, aveva affermato che «il programma di vendita degli alloggi aziendali è disciplinato dalla Legge 24 dicembre 1993, n°560 e che tra i requisti c'è anche quello della cittadinanza».
Da qui il ricorso e l'udienza di questa mattina durante la quale l'avvocato di Poste Italiane ha ammesso l'errore dei termini di predisposizione del bando. Il giudice, oltre a stabilire la riapertura del bando, ha anche imposto che le assegnazioni di alloggi fatte con il vecchio bando debbano essere revocate e riaperte senza includere i requisiti discriminatori. Poste Italiane dovrà anche pagare 3 mila euro per le spese legali. 
Con l'udienza di oggi viene riconosciuto il fondamentale principio di parità tra italiani e stranieri, che trova solido fondamento nell'articolo 3 della Costituzione e che viene ripreso da diversi articoli dello stesso Testo Unico sull'Immigrazione nei quali si vieta in modo esplicito ogni forma di differenziazione tra cittadini italiani e stranieri. Un principio di non discriminazione che vale non solo per gli enti pubblici ma anche per le aziende private.

Suscita perplessità il fatto che, nonostante i richiami fatti prima dalle associazioni e poi dallo stesso UNAR, Poste Italiane abbia riconosciuto l'errore solo in sede processuale. 

Camera del Lavoro di Brescia
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