Verso lo sciopero generale di maggio
L’ATTIVO DI OGGI: LA RELAZIONE DI BRESCIANI ALLA PLATEA DEI DELEGATI
A CISL e UIL: “Ci definiscono ipocriti. Ci dispiace, persa un’occasione per parlare, insieme, con i lavoratori e per consentire loro di sentire le nostre e le vostre ragioni”
Bergamo, mercoledì 13 aprile 2011
Occhi (e sforzi organizzativi) puntati sulla data del 6 maggio, giornata dello sciopero generale nazionale proclamato dalla CGIL, che a Bergamo sarà di otto ore: la mobilitazione imminente ma anche l’analisi sulla situazione occupazionale di singoli settori produttivi e i temi del lavoro in generale sono al centro della discussione in corso oggi all’attivo dei delegati sindacali di Bergamo e provincia, riuniti dalle ore 14.30 nel palazzo dell’ex Borsa Merci di via Petrarca 10 a Bergamo. Per partecipare al dibattito è arrivata a Bergamo anche Vera Lamonica, segretario nazionale della CGIL, a cui saranno affidate le conclusioni nel tardo pomeriggio.
All’avvio dei lavori, ha preso la parola Luigi Bresciani, segretario generale provinciale della CGIL, che ha subito sottolineato come “nella nostra provincia quello del 6 maggio sarà il quarto sciopero generale della sola CGIL nell’arco di poco più di due anni”.
Poi, ha fatto il punto della situazione di crisi economica: “Dall’inizio della recessione abbiamo perso il 3,5% della forza lavoro e 7 punti di pil. Centinaia di migliaia di giovani precari sono stati sbattuti fuori dalle aziende, dalle scuole. Il 70% delle assunzioni è a titolo precario e si è perso il 14% del reddito spendibile delle famiglie. Milioni di pensionati, ma anche tanti giovani, sono costretti a vivere con 500 o 700 euro al mese. L’Italia è un paese con stipendi greci, tasse svedesi, evasione fiscale da repubblica delle banane”.
Spostando lo sguardo sul solo territorio bergamasco, Bresciani ha anche detto: “Confindustria qui ci chiede una disponibilità maggiore sui temi della flessibilità organizzativa, ma cosa è disponibile a dare in cambio? Sul fronte degli investimenti, dell’occupazione, del blocco dei licenziamenti, sull’utilizzo prioritario del contratto di apprendistato per le assunzioni. Noi non neghiamo le esigenze di maggiore flessibilità a fronte della ripresa, ma questa deve essere contrattata. E ancora: aumenti dei salari solo a fronte di aumento della produttività? Ma se aumenta la produttività l’aumento conseguente dei salari copre solo il nuovo incremento di produzione. Mentre invece occorre spostare a favore del lavoro il rapporto nella distribuzione del reddito.
Ed è anche nell’interesse delle Imprese una più equa redistribuzione del reddito perché più salario reale significa più domanda e quindi più consumo”.
E ancora: “Ci è stata lanciata una sfida. Il Governo persegue un preciso disegno di smantellamento e di ridimensionamento del nostro ruolo. Federmeccanica e Ascom sono complici di questo Governo in una politica di rottura nelle relazioni sindacali. Lo dico a Confindustria Bergamo, ma anche al Direttore dell’Ascom provinciale, influente suggeritore locale delle politiche in Camera di commercio e grande suggeritore delle politiche nelle relazioni sindacali del suo settore”.
Poi puntualizza, a proposito dei rapporti con gli altri due sindacati confederali: “Fra i nostri avversari io non metto CISL e UIL. Faremmo un grandissimo errore. Riteniamo che abbiano sbagliato molto negli ultimi anni e probabilmente pure noi abbiamo fatto errori. Ma come si fa a dire che contro questo Governo non si sciopera? Confindustria, ma anche la CISL e la UIL, hanno appoggiato Berlusconi. Risultati: zero più zero fa zero. Dalla Fiat ai numerosi accordi col Governo non c’è traccia di risultati. Altro che CGIL senza strategia. Siamo noi che chiediamo a CISL e UIL di riflettere sulla strategia, di darsi una linea. Abbiamo inviato a CISL e UIL di Bergamo una lettera aperta dove elencavamo i problemi del Paese e le ragioni dello sciopero e dove chiedevamo loro un confronto nei posti di lavoro sui temi della crisi, del contrasto ai licenziamenti, la difesa del lavoro e dei redditi, per nuove regole sulla rappresentanza e la democrazia. La risposta è arrivata: si accusa la CGIL di decidere tutto da sola, a prescindere da ogni rapporto unitario e la gravità questa volta è determinata anche dalla decisione di indire uno sciopero a ridosso della festa del 1 maggio. Ci definiscono ipocriti. Ci dispiace, è stata persa un’occasione per parlare, insieme, con i lavoratori e per consentire loro di sentire le nostre e le vostre ragioni”.
Dopo un accenno al Contratto Nazionale di Lavoro del Commercio (“il peggiore che sia mai stato rinnovato e che proprio qui a Bergamo, in questa sala dell’ex Borsa Merci, ha portato un consulente del Ministro Sacconi ad affermare che quel contratto è la realizzazione compiuta dell’idea che questo Governo ha delle relazioni industriali”), Luigi Bresciani ha sottolineato come occorra “accompagnare sempre la protesta con la proposta. E la CGIL ha avanzato, negli ultimi mesi, proposte su temi come la contrattazione e un nuovo modello di relazioni sindacali e contrattuali, il fisco, gli ammortizzatori sociali e un piano straordinario per il lavoro ai giovani”.