“Se non ora, quando?” - Milano: da piazza Castello a Piazza Duomo in 100.000 per dire, insieme, il valore della differenza. Un fiume di donne e uomini “oltre l’indignazione, con il dovere della speranza”

Milano, 13 febbraio - Trenta secondi di silenzio (e non il classico minuto, perché, come sottolinea ironicamente Teresa Mannino, presentatrice della manifestazione, i tempi milanesi sono più stretti) e poi alla domanda “Se non ora, quando?”, la risposta urlata all’unisono : “Adesso”. Un’unica voce che fa eco e ponte a tutte quelle che arrivano dalle altre piazze d’Italia e del mondo per affermare e difendere la libertà e la dignità delle donne. Perché, così come recita uno striscione, “La dignità delle donne è la dignità di una nazione”.

Riuscita oltre ogni aspettativa la mobilitazione, pacifica e composta, iniziata poco dopo le 14.30 in piazza Castello e conclusasi attorno alle 18 sulle note di “Bella ciao”: la piazza non contiene tutta l’onda di protesta, indignazione, dignità e determinazione che anche oggi – dopo l’iniziativa del 29 gennaio scorso che aveva visto proprio Milano come apripista del necessario e benvenuto risveglio di una parte della società civile – tantissime donne, giovani e meno giovani, e con loro molti uomini, venuti da tutte le province della Lombardia, hanno sentito di dover comporre. L’onda raggiunge largo Cairoli, via Dante, si allarga in piazza Duomo. Molte le sciarpe bianche; tanti gli striscioni, e la sorpresa di qualche lenzuolo bianco appeso alle finestre.

Le donne vogliono poter essere libere di scegliere di sé e per sé. E sono in piazza con tutto il portato della loro differenza, la loro sensibilità, ironia, intelligenza, creatività, volontà, corpo e anima insieme. Con il loro intrinseco senso sano e pulito della relazione, del legame. E quell’Ago, Filo e Nodo della vicina piazza Cadorna, riprogettata da Gae Aulenti (firmataria dell’appello), possono essere una metafora anche di questa peculiarità del femminile, la cui “gugliata” prosegue nel grosso filo allestito in piazza Castello dove sono stati stesi pensieri e immagini, storie di donne (peccato la pioggia!). Un grosso filo che è legame ma anche confine. Perché il rispetto è un limite invalicabile. E perché diversità non deve significare disparità di diritti.

Sul palco si sono alternati donne e uomini del mondo dello spettacolo, della cultura, dell’informazione, delle istituzioni, della rappresentanza politica e sindacale, di comunità migranti, oltre ad alcune promotrici dell’iniziativa: Annagaia Marchioro e Roberta Lidia Di Stefano, Assunta Sarlo, che ha aperto la manifestazione a nome del comitato organizzatore, Claudia Mori, Flavia Perina, Randa Ghazy, Alessandro Robecchi, Licia Maglietta, Ivana Brunato, che ha parlato a nome della Cgil, Gad Lerner, Franca Rame e – con un intervento inaspettato, sollecitato e incisivo – Dario Fo, Daria Colombo, Iaia Caputo, Danilo De Biasio, Silvia Ballestra, Eva Cantarella, Piera Landoni, Carlotta e Marta, Oujdane Mejri (particolarmente toccante è stata la sua amarezza di donna tunisina nel constatare l’attuale condizione delle donne italiane e commovente il suo appello alla dignità, “a rispondervi uniti, dalla Tunisia all’Egitto e ora all’Italia”). E ancora, Daniela Gasparini, Susanna Magistretti, Massimo Cirri, Ottavia Piccolo. Diverse le interruzioni dalla piazza con un crescendo di “Vergogna!” e di “Dimissioni!” rivolte al premier.

Presenti a sostegno dell’iniziativa diversi politici, tra cui: Nichi Vendola, Antonio Di Pietro, Giuliano Pisapia, Barbara Pollastrini, Paolo Ferrero.

Doveroso ricordare che il titolo stesso della mobilitazione “Se non ora, quando?”, con il suo senso di rivincita e affermazione, e l’appello a difendere ed agire la propria libertà, rimanda all’omonimo romanzo di Primo Levi. E riprendendo le parole di Iaia Caputo, ora “sono le donne a chiamare all’appello un paese diviso, ferito; dove lo scandalo è istituzionale e politico e non è solo un affare di donne; ma riguarda le donne. Non c’è indignazione, l’abbiamo già superata. Ora abbiamo il dovere della speranza, di pensare al domani. Anche per questo la storia dell’Italia non potrà più essere scritta senza le donne”.

 

 

(Tiziana Altea – Ufficio stampa FP CGIL Lombardia)
 

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