CGIL BERGAMO

La FIOM-CGIL si costituì parte civile
PER L’INFORTUNIO CHE COSTÒ LA VITA A DIENG LAYE, DUE CONDANNE IN PRIMO GRADO PER OMICIDIO COLPOSO
L’operaio era al lavoro sul tetto delle Officine Fonderie Pietro Pilenga

Bergamo, giovedì 10 novembre 2011

All’inizio dell’estate del 2006, precisamente il 1° giugno, Dieng Laye, operaio senegalese, saldatore dipendente della O.C.M.L. s.p.a., ha perso la vita mentre lavorava. Era caduto mentre si occupava della manutenzione e della sostituzione della copertura dei capannoni delle Officine Fonderie Pietro Pilenga.
Oggi, con una sentenza del Tribunale di Treviglio, il giudice Stefano Storto ha condannato per omicidio colposo due dei quattro imputati: Annita Ferrazzini, nel 2006 amministratore delegato di O.C.M.L., la società che aveva l’appalto dei lavori nella fonderia, e Battista Brevi, responsabile del cantiere della stessa società.
Assolti, invece, Emilio Carrara, allora coordinatore della sicurezza per la fonderia, e l’amministratore delegato Giuseppe Camillo Pilenga.
L’udienza preliminare si è svolta al Tribunale di Bergamo 18 luglio 2007, primo atto del processo che si è concluso oggi. Il rinvio a giudizio risale al 28 novembre 2007.
Dopo la morte del lavoratore la FIOM-CGIL aveva deciso di costituirsi parte civile: l’avvocato Giuseppe Cattalini si mosse, dunque, in questa direzione per conto del sindacato il 7 novembre del 2007. Contraria la difesa, che tuttavia ha dovuto accettare le decisioni sia dal Gup che del giudice del Tribunale di Treviglio: entrambi hanno respinto, infatti, la richiesta di esclusione della costituzione di parte civile della FIOM.
La sentenza di primo grado condanna Annita Terrazzini a due anni di reclusione. Già nel 2009 la donna era stata condannata per un altro caso di infortunio mortale, avvenuto circa 10 anni fa. Battista Brevi, invece, è stato condannato ad 8 mesi.
“E’ importante che il giudice abbia accertato e individuato le responsabilità di questo infortunio mortale”, ha spiegato poco fa Eugenio Borella, segretario generale provinciale della FIOM-CGIL di Bergamo. “Ricordando Dieng Laye, siamo soddisfatti che si sia fatta giustizia nella sua triste vicenda. Siamo convinti che la scelta di costituirsi parte civile della FIOM sia stata giusta allora come lo è oggi”.

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