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Comunicato stampa

Bando di vendita discriminatorio, Poste Italiane insiste
Cgil, Asgi e Fondazione Piccini depositano il ricorso

Fondazione Piccini, Associazione studi giuridici sull'immigrazione e Camera del Lavoro hanno depositato questa mattina il ricorso contro Poste Italiane per aver predisposto un bando di vendita di alloggi di sua proprietà inserendo tra i requisiti quello della cittadinanza italiana.
Nelle scorse settimana le associazioni ricorrenti avevano invitato Poste Italiane a modificare i termini del bando e sulla questione si era espressa anche l’UNAR, l'Ufficio nazionale antidiscriminazione che fa capo alla presidenza del Consiglio, che con parere n. 25 del 4.7.2011 ha riconosciuto che «il disciplinare in questione può essere considerato atto a contenuto discriminatorio» ed ha sollecitato Poste Italiane spa ad adeguarsi ai principi di non discriminazione.
A tali solleciti Poste Italiane non ha dato risposta ma, anzi, in una nota di alcuni giorni fa ha affermato che «il programma di vendita degli alloggi aziendali è disciplinato dalla Legge 24 dicembre 1993, n°560 e che tra i requisti c'è anche quello della cittadinanza».
Per i ricorrenti la questione è però ben diversa ed è anzi disciplinata espressamente da diversi articoli del testo Unico sull'Immigrazione nei quali si vieta in modo esplicito ogni forma di differenziazione tra cittadini italiani e stranieri. In linea peraltro con il generale principio di parità tra italiani e stranieri che trova solido fondamento nell’articolo 3 della Costituzione. Questo, si legge nel ricorso, «secondo l’interpretazione datane dalla Corte Costituzionale, sancisce il principio di uguaglianza con riferimento non solo a coloro che siano titolari dello status formale di cittadini, ma a tutti i consociati».
Da qui il ricorso, nel quale si chiede: di sospendere la procedura di gara, di decretare il carattere discriminatorio del provvedimento, di modificare il disciplinare di gara consentendo anche ai cittadini stranieri la presentazione delle offerte, di ordinare a Poste Italiane di dare opportuna pubblicizzazione (su un quotidiano nazionale) della modifica dei termini.

Camera del Lavoro di Brescia
Damiano Galletti

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