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CASA CONFISCATA ALLA MAFIA A BERBENNO, IN VALLE IMAGNA. OSPITERÀ UN PROGETTO SPERIMENTALE DI COMUNITÀ FAMILIARESabato 15 ottobre presentazione e visita dell’abitazione. Venerdì 14, cena della legalità
Un bene confiscato alla mafia, in Valle Imagna, nella provincia bergamasca, ospiterà minori in difficoltà: apparteneva ad un usuraio la casa di Berbenno che diventerà, a partire dal prossimo anno, la sede del Progetto Sperimentale di Comunità Familiare, gestito dall’Azienda Speciale Consortile Valle Imagna–Villa d’Almè, in collaborazione con la cooperativa sociale Il Varco. La presentazione del progetto da parte del Comune, della Comunità Montana Valle Brembana e della stessa Azienda Speciale Consortile è in programma per sabato 15 ottobre, a partire dalle ore 10.30, in via Milano 55 a Berbenno. La sera precedente, alle 19.30, nell’oratorio della cittadina, si terrà la Cena della Legalità con prodotti di Libera Terra, coltivati sui terreni sottratti alle mafie. Alla serata parteciperà Davide Pati, referente nazionale di Libera per i beni confiscati. “La confisca di questo immobile a Berbenno è uno dei tanti segnali che provano, ancora una volta, che Bergamo non può considerarsi un'isola felice, immune dal fenomeno mafioso” spiega Vanni Cassis, coordinatore di Libera a Bergamo. “Di fronte al pericolo che le mafie, sempre più da vicino, rappresentano per i nostri territori, l'impegno del Comune di Berbenno, della Comunità Montana e dell'Azienda Consortile va apprezzato e deve essere sottolineato. Costituisce un ottimo esempio di quello che i buoni amministratori possono ottenere applicando buone leggi. Soprattutto quando la buona legge è, come in questa occasione, la 109/96, che prevede la restituzione alla società civile dei beni confiscati alle mafie". Il passaggio di proprietà e l’affidamento di questa abitazione alla società civile è, infatti, quanto prevede la legge 109/96, che in questi mesi compie 15 anni. Nel 1996 si diede attuazione alla normativa in materia di riutilizzo sociale dei beni confiscati alle organizzazioni criminali, dopo una petizione popolare (un milione di firme raccolte) lanciata proprio da Libera, associazione nata solo l’anno prima.
La casa confiscata a Berbenno apparteneva ad Aldo Tempera, un barista accusato di usura: prestava soldi a tassi del 65 per cento annuo, percentuale che gli ha permesso di costruirsi un piccolo impero immobiliare di oltre settanta case a Milano e nel resto d'Italia, Berbenno compresa, per un valore di 15 milioni di euro. Dopo l'arresto e dopo le indagini del pubblico ministero Margherita Taddei della Direzione distrettuale antimafia, metà di quel patrimonio è passato nelle mani della collettività. L’abitazione di via Milano 55 è stata confiscata nel giugno del 2007. Nel marzo del 2009 il demanio l’ha assegnata al Comune di Berbenno, che ne è diventato proprietario. “L’abitazione si trova in un’area che, almeno qualche anno fa, veniva chiamata villaggio Milano, perché era destinata alle seconde case dei milanesi” spiega il sindaco di Berbenno, Claudio Salvi. “Anche Aldo Tempera era di Milano e non risiedeva stabilmente qui in paese. Da queste parti, come anche in tutta la valle, quando si parla di confisca di beni alla malavita, la gente resta sconcertata, perché si pensa che il fenomeno sia cosa ancora lontana: in realtà lo abbiamo appena fuori dalla porta di casa, la mafia è arrivata anche al nord. Quando la proprietà della villetta è passata a noi, ci siamo mossi subito per trovare un progetto che permettesse il suo riutilizzo a vantaggio del territorio. L’iniziativa della Comunità Familiare è nata in collaborazione con altre associazioni e col considerevole contributo della Regione Lombardia: abbiamo ristrutturato l’interno della casa e rifatto gli impianti, anche perché la struttura aveva 25 anni. La casa è disposta in una posizione meravigliosa: ci vivrà una coppia che accoglierà fino a 6 bambini allontanati dalle famiglie d’origine per i problemi più diversi. Così dimostreremo che un bene confiscato alla criminalità può essere ridato alla società e svolgere un servizio di eccellenza, tra l’altro in un periodo in cui mancano le risorse nelle casse degli enti locali”. “Da quando siamo stati interpellati, lo scorso anno, abbiamo pensato a livello tecnico come progettare questa sperimentazione di Comunità Famigliare” aggiunge Natalia Perrone, referente del progetto e del servizio affidi dell’Azienda Speciale Consortile Valle Imagna – Villa d’Almè. “Vi saranno ospitati minori che devono essere allontanati dal nucleo famigliare originario. Qui troveranno un’accoglienza diversa rispetto a quella assicurata in una comunità classica: non sarà esattamente una comunità educativa, ma una famiglia vera e propria. Avrà, dunque, una doppia valenza, quella di servizio e quella di famiglia, privilegiando il contesto famigliare. È un progetto innovativo, sul territorio non c’è niente del genere. Entrerà a pieno regime a luglio del prossimo anno. In questi mesi siamo in una fase di programmazione e preparazione”.
"Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie" è nata il 25 marzo 1995 con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Attualmente Libera è un coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità. La legge sull'uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l'educazione alla legalità democratica, l'impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura, sono alcuni dei concreti impegni di Libera. È riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale. Nel 2008 è stata inserita dall'Eurispes tra le eccellenze italiane.
Bergamo, venerdì 7 ottobre 201
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