TESTAMENTO BIOLOGICO: LA LETTERA APERTA DI LUIGI BRESCIANI, SEGRETARIO GENERALE DELLA CGIL DI BERGAMO

Bergamo, giovedì 28 aprile 2011

Di seguito, vi invio la lettera aperta di Luigi Bresciani, segretario generale provinciale della CGIL di Bergamo, dedicata al tema del testamento biologico.

“La CGIL ha promosso un appello per la libertà di scelta sul testamento biologico e contro l’accanimento terapeutico. In tre mesi sono state raccolte le firme di oltre 10.000 medici ed il sostegno di migliaia di cittadini.

Noi chiediamo una cosa semplice: non vogliamo una legge che limiti la libertà di scelta sul testamento biologico e siamo contro l’accanimento terapeutico. Si tenta di far passare una legge che costringa a mantenere in vita chi ha deciso di rifiutarlo in modo consapevole. La Costituzione garantisce il rispetto e la volontà dell’individuo sulle terapie da effettuare.

La destra italiana non è neppure originale perché si serve di un argomento che la destra americana aveva utilizzato due anni fa: non possiamo lasciare morire una persona di fame e di sete, tentando di trasformare per legge atti medici, quali idratazione e nutrizione artificiale, in pane e acqua. Un insulto alla professionalità dei medici.

La legge proposta dal centro destra è una legge profondamente ingiusta che invade la sfera della libertà di decidere che attiene a ciascuno di noi: la possibilità di dire no all’accanimento di una terapia. Ci vogliono negare anche la possibilità di morire senza dolore.

Ognuno deve decidere da solo a quali cure sottoporsi e a quali no. Del resto è ciò che succede già da molti anni negli ospedali italiani. Chi rifiuta coscientemente di sottoporsi a trattamenti sanitari che gli allungherebbero la vita di qualche mese, viene dimesso e torna a casa, per stare con la sua famiglia negli ultimi giorni di vita. Se passa la legge del centro destra ciò non sarà più possibile.

Bisogna salvaguardare il diritto degli individui di decidere da soli quali cure accettare o no. E’ un concetto semplice e, io credo, in accordo, per una volta, con il sentimento della stragrande maggioranza del paese.

Su una questione come questa non si può balbettare nel timore di scontentare la sensibilità delle gerarchie cattoliche o per preservare equilibri interni. Solo io decido come curarmi e nessun medico può costringermi a soffrire”.

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