CGIL BERGAMO
Tutti i risultati dello studio e il commento di Luigi Bresciani
QUANTO C’È IN BUSTA PAGA?
Un’indagine CGIL sugli stipendi dei lavoratori dipendenti, dei pensionati e degli atipici nella provincia di Bergamo
Bergamo, giovedì 23 giugno 2011
Su quale stipendio possono contare i lavoratori dipendenti di Bergamo e della provincia? Quanto ha inciso la cassa integrazione in busta paga nelle singole realtà e dove si ricorre ancora agli straordinari?
Se lo è chiesto la CGIL di Bergamo che negli ultimi due mesi ha svolto un’indagine sugli stipendi reali dei lavoratori di 19 aziende del territorio, appartenenti a settori diversi, da quello metalmeccanico a quello edile, dall’agricolo a quello chimico, ma anche di lavoratori della scuola (con un’anzianità di 15 anni, sia per i docenti che per gli ATA), del mondo del lavoro interinale e dei pensionati.
Unendo i compensi previsti dai diversi contratti nazionali a quelli che derivano, azienda per azienda, da singoli contratti aziendali, passando attraverso un calcolo di approssimazione fiscale e previdenziale, la segretaria provinciale CGIL Luciana Fratus che ha curato la raccolta dei dati e la loro elaborazione, ha illustrato ieri in conferenza stampa i valori netti che verosimilmente in questi mesi si trovano nelle buste paga dei lavoratori del territorio.
“Dal 1980 ad oggi il peso delle ritenute alla fonte sui redditi da lavoro dipendente e da pensione rispetto al totale delle imposte dirette è passato dal 40 al 52%, mentre i pagamenti in sede Irpef dei redditi non da lavoro dipendente (autonomo, impresa) più il gettito delle imposte sostitutive sui redditi da capitale si sono ridotti dal 37 al 24% del totale” ha detto ieri all’inizio del suo intervento Luigi Bresciani,
segretario generale provinciale della CGIL di Bergamo durante la conferenza stampa per la presentazione dell’indagine. “Siamo al 5° posto dei paesi OCSE per pressione fiscale sul lavoro e 22esimi nella classifica dei salari (appena sopra la Grecia). Il 10% delle famiglie più ricche possiede il 45% dell’intera ricchezza netta delle famiglie italiane: 2.380.000 di famiglie possiedono, ognuna, mediamente, 1.547.000 euro. A fronte di questa situazione generale, la nostra ricerca ha rivelato quanto i salari siano bassi nella nostra provincia, troppo bassi rispetto all'aumento del costo dei mutui, della benzina, delle tariffe dei trasporti pubblici, delle addizionali comunali oltre a considerare la ripresa dell'inflazione. Inoltre, 45 pensionati su 100 in provincia di Bergamo vivono con meno di 500 euro al mese (102.000 pensionati su 227.000). Questo ci fa dire con convinzione che Bergamo è una città ricca, certo, ma non per tutti. I risultati dell’indagine ci preoccupano seriamente: è l’ora di una riflessione sulla questione fiscale, è l’ora di scelte che conducano ad una redistribuzione del reddito, facendo pagare quelli che negli ultimi anni hanno guadagnato di più”.
Bresciani ha anche sottolineato che “occorre estendere la contrattazione aziendale (oggi riguarda non più del 35% dei lavoratori dipendenti), come anche sperimentare la contrattazione territoriale per le piccole e medie imprese dove non esiste contrattazione aziendale. Infine, ci serve maggiore collaborazione da parte dei Comuni sulle questioni della contrattazione sociale (addizionali, tariffe, servizi, assistenza)”.