525MILA IMPRESE IMMIGRATE IN ITALIA
www.aise.info 09/07/2015
ROMA\ aise\ - Continua la crescita delle imprese condotte da lavoratori immigrati, ovvero quelle in cui il titolare, nel caso delle ditte individuali, o la maggioranza dei soci e degli amministratori sono nati all’estero. Dopo un aumento di oltre 43mila unità tra il 2011 e il 2013 (+9,5%), anche nel 2014 i dati Unioncamere/Infocamere attestano quasi 28mila imprese in più (+5,6% sull’anno precedente), confermando lo spiccato dinamismo di questa componente del tessuto imprenditoriale del Paese. Sale così a 524.674 il totale delle imprese gestite da cittadini nati all’estero, con un impatto dell’8,7% sull’intero sistema imprenditoriale italiano (6.041.187 imprese alla fine del 2014), di cui rappresentano ormai una componente strutturale e dinamica, di assoluto rilievo per sostenerne gli equilibri in questa fase di prolungata difficoltà.
Queste le anticipazioni del Rapporto “Immigrazione e Imprenditoria 2015”, che il Centro Studi e Ricerche IDOS sta curando con il supporto della Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola e Media Impresa e di MoneyGram per presentarlo nel prossimo autunno.
Anche nel 2014 la crescente diffusione dell’iniziativa imprenditoriale immigrata contribuisce a bilanciare la lieve ma progressiva contrazione della base imprenditoriale autoctona, duramente provata dalla crisi. Così il saldo positivo tra tutte le imprese iscritte e quelle cancellate dai registri camerali nel corso dell’anno1, il migliore dal 2010, si lega in larga parte proprio alle attività guidate da cittadini nati all’estero, che hanno inciso per quasi un quinto sull’insieme delle iscrizioni (18,1%) e per poco più di un decimo su quello delle cancellazioni (10,9%). Inoltre, rispetto al 2013, le nuove iscrizioni sono aumentate di 4.268 unità nel caso delle imprese a guida immigrata (+6,8% sul 2013) e diminuite di 17.772 (-5,5%) nel caso di quelle avviate da nati in Italia, come a dire che i lavoratori di origine straniera, contrariamente agli autoctoni, continuano a distinguersi per una crescente propensione all’iniziativa imprenditoriale, anche di fronte alla persistente incertezza del quadro economico del Paese. In entrambi i casi, invece, si rileva un notevole ridimensionamento delle cessazioni di attività (-6,5% e -2.582 sul 2013 per le imprese condotte da immigrati; -9,5% e -28.959 per quelle controllate da autoctoni).
“Siamo di fronte ad andamenti che attestano un timido inizio di ripresa, più marcato per gli imprenditori immigrati. È un segnale positivo che dimostra una volontà di integrazione e di emersione dal sommerso che va sostenuta e incoraggiata”: questa la presa di posizione di Daniele Vaccarino,
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