MORCONE: "DOPO PARIGI NON SI ACCELERA SUGLI HOTSPOT, POCHI RICOLLOCAMENTI"
Parla il capo del Dipartimento libertà civili e immigrazione del ministero dell'Interno. Prima di far partire tutti i centri l’Italia aspetterà che sia definito il piano di relocation dei migranti, “perché dopo gli attentati molti paesi si stanno tirando indietro”. E aggiunge: “I rifugiati scappano dai terroristi, confonderli con loro è una vigliaccata”
www.redattoresociale.it - 23 novembre 2015
ROMA – Nessuna accelerazione sugli hotspot, nessuna stretta sulle identificazioni. Gli attentati terroristici di Parigi non cambiano l’atteggiamento dell’Italia rispetto all’apertura dei centri di smistamento dei profughi che arrivano nel nostro paese. I cinque hotspot, dove secondo gli accordi europei dovrebbe avvenire la prima identificazione e distinzione tra richiedenti protezione internazionale e irregolari. La loro apertura era prevista per fine novembre ma per ora è attivo solo il centro di Lampedusa. Gli altri (Pozzallo, Trapani, Taranto e Augusta) non partiranno fin quando non sarà deciso al dettaglio il piano di relocation e non si definirà come operare i rimpatri nei paesi di origine. Dopo gli attacchi in Francia, infatti, molti paesi si stanno tirando indietro rispetto alla disponibilità accogliere i richiedenti asilo. A sottolinearlo in questa intervista a Redattore sociale è il prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento libertà civili e immigrazione del ministero dell'Interno, che invita anche a non operare facili semplificazioni tra terrorismo e immigrazione: “Molti dei rifugiati che arrivano nei nostri paesi fuggono dall’incubo del terrorismo, e questo andrebbe ricordato. Confondere i due piani è davvero una vigliaccata”.
Secondo alcune notizie che circolano in queste ore, due degli attentatori di Parigi sarebbe transitati in alcuni paesi europei. C’è il sospetto che siano passati anche per l’Italia. Che tipo di informazioni ha il ministero al riguardo?
Per le notizie in nostro possesso,
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