SOFFOCARTI NELLA STIVA DEL BARCONE
da: il manifesto - giovedì 27/08/2015
La tragedia avvenuta a 40 miglia dalle coste libiche. I cadaveri di tre donne scoperti a bordo di un gommone soccorso dalla Guardia costiera italiana
Cinquanta migranti uccisi dalle esalazioni del motore della carretta con la quale cercavano di raggiungere l'Europa. E' l'ennesima tragedia. Salvati altri 2000. profughi

Leo Lancari
Come i 49 migranti soffocati nella stiva del barcone sul quale viaggiavano il 17 agosto. Anche loro chiusi. nella pancia della carretta del mare con cui stavano cercando di raggiungere l'Italia e che invece è diventata la loro tomba. Quando l'equipaggio della nave militare svedese Poseidon ha raggiunto il barcone blu in difficoltà a 40 miglia dalle coste libiche e ha tratto in salvo i 400 migranti che si trovavano a bordo, sono stati proprio i superstiti a indicare ai militari di cercare nella stiva. Dentro, stipati uno sull'altro c'erano i corpi ormai senza più vita di 50 migranti, morti soffocati dalle esalazioni del motore.
L'ennesima strage del mare. L'ennesima tragedia consumata a bordo di una carretta sulla quale i più poveri, quelli che possono permettersi di pagare la traversata del canale di Sicilia ma non un posto sul ponte dove è possibile respirare, né un giubbotto di salvataggio in caso di naufragio, vengono ammassati dagli scafisti. Poco dopo il ritrovamento dei 50 cadaveri, la Guardia costiera è intervenuta in soccorso di un gommone in difficoltà a bordo del quale sono stati trovati i cadaveri di tre donne.
Adesso sarà come sempre la magistratura ad accertare le cause della morte e cosa è successo a bordo del barcone. Probabilmente le testimonianze di chi è sopravvissuto racconteranno nuove storie di violenze messe in atto dagli scafisti per mantenere l'ordine a bordo e impedire soprattutto che quasi erano rinchiusi nella stiva potessero uscire all'aria aperta. Proprio come è successo ai 49 migranti originari di Bangladesh, Pakistan ma anche subsahariani trovati morti il 17 agosto. Dai racconti fatti dai compagni di viaggio sopravvissuti al viaggio - libici, siriani e del Maghreb ai magistrati della procura Dda di Catania che conducono le indagini, a bordo si sarebbero verificate scene di un'estrema violenza: «Quelli bloccati nella stiva non potevano salire sul ponte esterno»,
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