IUS SOLI, "NO AL REQUISITO DELLA RESIDENZA E NORMA PER I DISABILI”
Presentati gli emendamenti al testo di riforma della legge sulla cittadinanza. La campagna "L'Italia sono anch'io" propone di sostituire la residenza col soggiorno legale e di prevedere norme specifiche per le persone con disabilità intellettiva: “E’ discriminante. Si tratta di una riforma a metà”
www.redattoresociale.it/ 15 settembre 2015
ROMA - Sostituire il requisito della “residenza” con il soggiorno legale; considerare valida la non decadenza della potestà genitoriale anziché la convivenza con il figlio minore, prevedere una norma transitoria per coloro che avevano alla nascita i requisiti per diventare italiani ma hanno già compiuto 21 anni e, infine, introdurre una norma specifica per le persone con disabilità psichica, a cui è negato il diritto di acquisire la cittadinanza in quanto considerati incapaci di presentare dichiarazione di volontà e prestare giuramento. Sono questi gli emendamenti presentati dalla campagna l’Italia sono anch’io al disegno di legge C.3264, presentato da Marilena Fabbri, per riformare l’attuale legge 91/1992 in materia di cittadinanza.
Sostituzione del criterio della residenza legale con il soggiorno. Innanzitutto si propone la sostituzione del requisito della “residenza legale, senza interruzioni” dei genitori dei minori stranieri nati in Italia, con quello del “soggiorno legale”. “La residenza anagrafica è un criterio troppo stringente, ed è stato già censurato dalla giurisprudenza – spiega Nazzarena Zorzella, avvocato di Asgi, che ha contribuito insieme ad altri esperti a scrivere gli emendamenti per l’Italia sono anch’io -. Non è semplice per gli stranieri ottenere la residenza anagrafica. Questo criterio, dunque, terrebbe fuori moltissimi minori e indurrebbe a una serie di contenziosi, con una conseguenza spesa non da poco per la contabilità dello Stato. Dunque, per evitare che una normativa estranea alle finalità della legge interferisca, con tutte le sue problematiche, nel diritto dei piccoli cittadini stranieri di diventare italiani, e per evitare che gli inadempimenti o le difficoltà degli adulti si ripercuotano sui minori incolpevoli, abbiamo chiesto di modificare il testo con il criterio del soggiorno, che è anche maggiormente coerente con la normativa in materia di immigrazione”.
No al criterio della convivenza con il figli minore: discrimina i genitori separati. La seconda proposta di modifica riguarda il requisito della convivenza del figlio minore con il genitore che acquista la cittadinanza italiana. Secondo la campagna basta la non decadenza dalla potestà genitoriale, perché altrimenti ci sarebbero effetti discriminatori, ad esempio, nei confronti dei figli di genitori separati.
Obbligo di informazione. Tra gli emendamenti proposti c’è anche la previsione di un obbligo di informazione da parte dell’ufficiale di stato civile in alcuni specifici casi,
per favorire la conoscenza e dunque l’effettivo esercizio del diritto.
No a un nuovo caso Ramos, norme specifiche per disabili. L’Italia sono anch’io chiede di introdurre nel testo anche norme specifiche per evitare il verificarsi di un altro caso, come quello di Cristhian Ramos, il ragazzo con sindrome di down che ha dovuto ingaggiare una battaglia legale per ottenere la cittadinanza italiana. Nell’emendamento si chiede, infatti, l’introduzione di una norma sui minori disabili e sugli interdetti, inabilitati e beneficiari di amministrazione di sostegno, per superare l’attuale discriminazione per cui ai giovani con disabilità psichica è negato il diritto di acquistare la cittadinanza italiana. in quanto ritenuti incapaci di presentare la dichiarazione di volontà e di prestare il giuramento.
Norma transitoria per gli adulti. Infine, fondamentale è la previsione di una norma transitoria che consenta l’acquisto della cittadinanza italiana anche a coloro che avevano alla nascita i requisiti previsti dalla nuova legge e che hanno compiuto il ventesimo anno di età prima dell’entrata in vigore della stessa.
“Bene avvio iter ma è una riforma a metà”. “È auspicabile, comunque, che il Parlamento si attivi per riformare l’intera legge sulla cittadinanza, rendendola più conforme alla nuova composizione sociale determinata dai cittadini stranieri stabilmente soggiornanti in Italia (più della metà dei quali hanno uno status di soggiornanti a tempo indeterminato), come indicato dalla proposta di legge di iniziativa popolare della Campagna– sottolineano i promotori -. Pur partendo da una valutazione positiva sul fatto che sia formalmente iniziato l’iter parlamentare del Ddl, l’Italia sono anch’io- che ha depositato più di 200mila firme in Parlamento su due leggi di iniziativa popolare, di cui una riguarda appunto la riforma della legge sulla cittadinanza - ritiene che il disegno di legge non risponda in modo adeguato alle necessità che pone una società come quella italiana la cui composizione è profondamente mutata negli ultimi anni. Se si vuole evitare che gli stranieri che lavorano e vivono in Italia da anni continuino ad incontrare ostacoli e difficoltà nell’acquisire la cittadinanza, come pure coloro che nascono da genitori non italiani, è necessaria una riforma coerente con la realtà sociale e capace di guardare al futuro. Chiediamo a tutti i parlamentari e alle parlamentari di abbandonare atteggiamenti ideologici e strumentali e di assumere atteggiamenti lungimiranti per il Paese, svolgendo quella funzione di pianificazione e di indirizzo che spetta alla politica”. (ec)
© Copyright Redattore Sociale