"ASILO IN QUARANTOTTO ORE", ECCO PERCHÉ L'UE GUARDA ALL'ESEMPIO SVIZZERO
di Anja Burri
La Repubblica, 25 settembre 2015
Ma Amnesty e Unhcr denunciano: troppo restrittive le politiche nei confronti degli esuli siriani. Nella Confederazione centri di registrazione situati sulle frontiere esterne e i controversi criteri di ripartizione sono attivi da tempo Per questo la cancelliera tedesca si è detta "ispirata" dall'esempio elvetico
Accade raramente che l'Europa prenda come esempio la piccola Svizzera. Ma la crisi dei profughi sconvolge anche certi copioni. All'inizio del mese la cancelliera tedesca Angela Merkel dopo la sua visita in Svizzera si è mostrata "ispirata" dal sistema di asilo elvetico. L'Europa - ha detto - può imparare da esso.
Merkel ha studiato le statistiche sui richiedenti asilo: accanto ai rifugiati di guerra dalla Siria e dall'Afghanistan, la maggior parte delle richieste di asilo in Europa proviene dai kosovari. In Svizzera le cose stanno in modo diverso. Qui i kosovari sono solo una piccola percentuale di tutti i richiedenti asilo per i quali è stata avviata la procedura - nonostante la grande diaspora kosovara in Svizzera. È il risultato di un'impostazione nuova. Per i richiedenti asilo provenienti dai Balcani occidentali che danno garanzie contro le persecuzioni, la Svizzera ha introdotto una procedura di 48 ore. Da allora le richieste sono nettamente diminuite. I richiedenti asilo vengono radunati nei centri della Confederazione, per essere interrogati nel giro di due giorni da personale specializzato, dopodiché nella maggioranza dei casi vengono respinti. La Svizzera ha stipulato appositi accordi con il Kosovo, la Bosnia-Erzegovina e la Serbia. In cambio aiuta quegli Stati con progetti, ad esempio nell'edilizia o nel sistema scolastico. Nel frattempo, le autorità svizzere adottano una strategia di accelerazione anche con i richiedenti asilo provenienti da Paesi africani considerati sicuri.
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