MA L'IMMIGRAZIONE NON È UN'EMERGENZA
di Chiara Saraceno
La Repubblica, 19 luglio 2015
C'è sicuramente razzismo nelle proteste degli abitanti dei quartieri di Treviso e Roma che si sono visti arrivare tra le proprie case, da un giorno all'altro, decine di immigrati, spesso alloggiati in condizioni di degrado (a Treviso mancava persino l'acqua e l'elettricità). Ma ci sono anche i mestatori politici che non aspettano altro per soffiare sul fuoco dell'insofferenza e della paura. Ed è inaccettabile che si impedisca persino, come è avvenuto a Treviso, la distribuzione del cibo a chi è arrivato senza nulla.
Ma c'è soprattutto la reazione di chi sente le condizioni della propria vita quotidiana minacciate da un terremoto sociale improvviso, da decisioni di cui si sente ed è vittima, senza essere stato consultato e tanto meno preparato. È in larga misura la conseguenza dell'insipienza, del pressapochismo del governo e del ministero degli interni, che sembrano continuare a trattare gli arrivi dei migranti, per lo più fatti sbarcare sulle nostre coste dalle navi di soccorso, come un fenomeno imprevedibile e imprevisto.
Nel migliore dei casi si invitano le regioni, i comuni, i prefetti, a trovare alloggi, con l'unico criterio della distribuzione numerica, non anche con quello della analisi dei contesti, degli equilibri numerici più adeguati, delle necessarie misure di sostegno non solo ai migranti, ma alla popolazione che deve accoglierli. Mentre si chiede insistentemente che l'Europa faccia la sua parte, lo Stato italiano non fa la sua.
Anzi, si comporta con gli enti e le comunità locali esattamente come rimprovera all'Europa, scaricando, letteralmente, su di loro la responsabilità di trovare soluzioni senza alcuna preparazione o preavviso, con le prefetture che spesso non sembrano capaci di interloquire con i governi locali e questi con le loro comunità, dove la soluzione più facile e ovvia sembra spesso quella di trovare qualche edificio degradato, qualche quartiere periferico già in sofferenza di cui non ci si preoccupa di aumentare il disagio e le tensioni. Sta succedendo, in modo molto più massiccio e rapido, quello che era avvenuto negli anni Ottanta e Novanta in molti quartieri di edilizia popolare nella grandi città, quando gli abitanti appartenenti a un ceto di lavoratori a reddito modesto,
segue >1|2
Login
Webmaster CGIL Lombardia: Via Palmanova 22 - 20132 Milano | e-mail: cgil_lombardia@cgil.lombardia.it | telefono 39 02 262541 | fax 39 02 2480944 | CGIL LOMBARDIA Codice Fiscale : 94554190150 Web Privacy Policy e Cookies