«APRIAMO LE AMBASCIATE AI PROFUGHI COME SE FOSSERO DELLE SCIALUPPE»
Martedì 21/04/2015
Dal: Manifesto
Antonio Sciolto
Le ambasciate europee in Paesi del Nord Africa più stabili - come il Marocco e la Tunisia - si dovrebbero aprire ai profughi che scappano dalleguerre e dalla persecuzione da stati come Eritrea, Siria, Nigeria, Somalia, Sudan: potrebbero offrire dei "corridoi umanitari", come scialuppe per un viaggio sicuro verso il nostro continente, evitando che i migranti si avventurino sui barconi della morte.
La proposta viene da Fcei (federazione chiese evangeliche), Tavola Valdese e Comunità di Sant'Egidio che per dare immediata concretezza al progetto hanno pensato di proporre al governo italiano la possibilità di aprire al più presto I'ambasciata del Marocco, con veri e propri humanitarian desk di prima accoglienza a Rabat e Tangeri. Il tutto verrebbe finanziato dall'Otto per mille destinato alla Chiesa valdese (si pensa già a un investimento di 500 mila euro per il primo anno) e da Sant'Egidio, con zero costi per lo Stato.
Con la collaborazione di soggetti locali come l'Acnur, la Chiesa valdese del Marocco e la diocesi di Tangeri, i migranti verrebbero accolti da questi humanitarian desk in connessione con l'ambasciata italiana, e otterrebbero un primo visto: potrebbero così imbarcarsi su un aereo, per un viaggio sicuro e protetto, per poi avanzare regolare domanda di asilo politico una volta arrivati in Italia.
Certo, non si eviterebbe - almeno in un primo momento - che molti non continuino a confluire verso la Libia, ma se si riuscissero a creare altrettanti canali in tante altre ambasciate - l'ambizione delle chiese è appunto di coinvolgere tutti i Paesi Uè - prima o poi si potrebbe indirizzare un flusso consistente di profughi verso questi approdi più sicuri. Sottraendoli oltretutto (insieme a ingenti risorse economiche) all'organizzazione criminale degli scafisti.
La Fcei e la Chiesa valdese già da un anno hanno in gestione un progetto, con basi a Scicli e a Lampedusa, il Mediterranean Hope. a Scicli c'è «La casa delle culture», un centro di accoglienza che attualmente ospita 32 migranti, assegnati dalle prefetture come avviene per tutti gli Sprar italiani,
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