SULL’IMMIGRAZIONE L’EUROPA NON PUÒ FARE DI PIÙ
da: http://www.ilfattoquotidiano.it/
di Olimpia Troili
Lunedì 27 aprile 2015
E’ tutta colpa dell’Europa. L’incapacità di decidere dell’Europa. La miopia dell’Europa. La mancanza di solidarietà dell’Europa. La crisi dell’Europa. L’ottusità dell’Europa. L’impotenza dell’Europa!
Peccato che, chi rivolge tali accuse all’Unione dimentica che essa si fonda sul principio dello stato di diritto: tutti i suoi poteri riposano cioè sui trattati europei, sottoscritti volontariamente e democraticamente dai paesi membri. In effetti, a partire dalla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, di interessi e in comune ne abbiamo messi parecchi. Sempre volontariamente ma forse non abbastanza consapevolmente, almeno così sembrerebbe per buona parte della nostra opinione pubblica.
Ecco perché, chi continua a scagliarsi contro l’Europa dopo le conclusioni del vertice straordinario della settimana scorsa o è un fazioso o, probabilmente, ignora alcune cose. L’Europa, infatti, sta già facendo addirittura più di quello che può, all’interno dell’attuale quadro normativo.
Vi spiego perché: la politica d’immigrazione è una delle materie sulla quale finora, gli Stati Membri, hanno voluto conservare totale sovranità. E’ competenza europea, invece, la gestione delle frontiere esterne.
Nonostante questo, di fronte al continuo aggravarsi delle tragedie marittime che conosciamo, l’Europa ha triplicato i fondi per il programma Triton, gestito dall’agenzia europea Frontex, il cui mandato rimane invariato, è vero, ma per la prima volta con la possibilità di effettuare anche il “search and rescue” che permetterà ai capitani di recarsi, se necessario, anche oltre le famose 30 miglia. Ha dimostrato solidarietà inviando elicotteri, navi, tecnici. Ha lanciato un progetto pilota per il reinsediamento degli immigrati ancora fuori dall’Unione, sebbene su base volontaria. Ha persino posto le basi, affidandone il mandato a Mogherini, per valutare un’operazione in Libia contro i trafficanti di esseri umani, per la quale occorre il placet delle Nazioni Unite. Certo, resta aperta l’importante questione sulla destinazione di coloro che verranno salvati
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