BRUXELLES: DAI MIGRANTI UN IMPATTO POSITIVO SUL PIL
Tre milioni in arrivo. La Commissione Ue stima un +0,2-0,3% da qui al 2017
SOLE 24 ORE venerdì 06/11/2015
Beda Romano
BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
La Commissione europea ha annunciato ieri nuove stime economiche, esprimendo cauto ottimismo su una ripresa nell'unione monetaria che rimane «moderata». Con l'occasione, l'esecutivo comunitario ha voluto smentire i frequenti luoghi comuni sull'impatto dell'arrivo di migliaia di immigrati sull'economia europea. Dati alla mano, Bruxelles ha definito l'impatto «limitato, ma positivo», confermando le tesi soprattutto tedesche.
«La nostra è una valutazione preliminare, basata su un certo numero di ipotesi ha detto in una conferenza stampa qui a Bruxelles il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici -. L'impatto economico dell'immigrazione è leggero ma positivo, con un aumento del prodotto interno lordo per l'Unione dello 0,2-0,3% da qui al 2017. Smentiamo in questo modo i molti pregiudizi che vediamo circolare in queste settimane», di un impatto necessariamente negativo.
Oltre 1,2 milioni di persone hanno fatto domanda di asilo nell'Unione dall'inizio del 2014. La Commissione europea si aspetta l'arrivo di altri due milioni di persone nel 2016-2017. L'ex ministro delle Finanze francese ha voluto precisare che vi sono differenze inevitabili tra Paesi, a seconda che siano Paesi di transito o di destinazione. Altri fattori che influenzano l'impatto economico sono i livelli di istruzione degli immigrati e la struttura economica dei paesi di accoglienza.
«L'impatto economico dipende anche dagli sforzi di integrazione», ha aggiunto Moscovici, sottolineando che non ci si può aspettare una «integrazione spontanea» dei profughi che stanno
arrivando in Europa. Nell'articolo pubblicato in un rapporto dedicato alle stime economiche d'autunno, la Commissione nota che nel breve termine l'impatto economico positivo è dettato dalla maggior spesa pubblica. Nel medio termine è determinato soprattutto dall'aumento della domanda.
La Commissione propone due scenari relativi entrambi all'Unione. Il primo basato sull'arrivo di immigrati istruiti, il secondo fondato sull'arrivo di migranti meno preparati.
Nel primo caso, l'aumento annuo del Pil dal 2016 al 2020 oscilla in media poco sopra lo 0,25%. Nel secondo caso, l'incremento annuo del PIL è più basso, intorno allo 0,17 per cento. L'esecutivo comunitario si aspetta effetti tutto sommato limitati sull'andamento dei conti pubblici. Stime relative alla Germania sono migliori.
Berlino ha fatto dell'accoglienza dei rifugiati un obiettivo strategico, oltre che umanitario. Nello scenario basato sull'arrivo di immigrati istruiti, il Pil tedesco potrebbe salire dello 0,43% nel 2016 e via via dello 0,72% nel 2020. Nel caso di rifugiati meno istruiti, l'aumento della crescita è invece stimato a poco meno dello 0,50% all'anno. Da tempo la cancelliera Angela Merkel cavalca l'idea che accogliere rifugiati può servire a sostenere l'economia e a contrastare l'invecchiamento della popolazione.
C'è da chiedersi se proprio la scelta tedesca, messa a confronto a con la ritrosia di altri Paesi nell'accogliere molti profughi, come per esempio la Francia, non possa provocare nuove divergenze economiche, nuovi squilibri strutturali nella zona euro. Nei fatti, per ora, l'arrivo di migliaia di rifugiati dovrebbe contribuire nei prossimi anni a un graduale rafforzamento della crescita nella zona euro, secondo le stime di Bruxelles: dall'1,6% del 2015, al 1,8% nel 2016, all'1,9% nel 2017.
Al di là del fattore immigrazione, la Commissione considera positivi anche l'andamento al ribasso del prezzo del petrolio, l'adozione di riforme economiche che in alcuni Paesi stanno sostenendo l'occupazione, e una politica di bilancio che a livello di zona euro è tutto sommato neutra. Ciò detto, l'esecutivo comunitario non può fare a meno di notare le prospettive di rallentamento dell'economia mondiale e l'incertezza che circonda l'evoluzione della congiuntura in Cina e in altri paesi emergenti.
Le richieste d'asilo in Europa
Principali Paesi di destinazione, proiezioni 2015. Dati in migliaia
Germania 700
Svezia 165
Francia 61
Regno Unito 40
Austria 46
Belgio 37
Paesi Bassi 40
Nota: anno 2015 proiezioni sulla base delle statistiche nazionali
Fonte: Eurostat