I MUSULMANI DI SECONDA GENERAZIONE, TRA IDENTITÀ E FASCINO DELL'ESTREMISMO
di Alessandra Coppola
Corriere della Sera, 1 dicembre 2015
La tentazione che viene dall'integralismo. Ritratto di adolescenti che non simpatizzano con l'Isis ma che percepiscono il fascino perverso di quel mondo estremo.
Un minuto di silenzio per le vittime di Parigi, lunedì 16 novembre, nelle scuole francesi, in molte classi d'Europa, e pure all'Istituto tecnico Daverio di Varese. Ma al momento in cui s'è deciso di stare zitti, alle 11 in punto, la discussione in una delle prime è appena cominciata, e gli studenti vorrebbero altre spiegazioni: "Perché fermarsi per la strage del 13 e non per tutte quelle precedenti?".
Scocca l'ora, non c'è tempo per il dibattito, sette ragazzi su 27 allora escono dall'aula e celebrano una cerimonia appartata "per tutte le vittime del terrorismo", dal Bataclan all'aereo russo fino al centro commerciale alla periferia di Beirut, senza dimenticare le centinaia di migliaia di morti in quattro anni di guerra in Siria. Del gruppetto fa parte anche una ragazzina italiana, che si è unita alle compagne alla guida della protesta, adolescenti musulmane.
L'età della rivolta. Per i meccanismi dell'informazione, spesso casuali, la notizia è arrivata da questa cittadella lombarda di 1.300 studenti e una lunga storia di progetti di integrazione, scambi internazionali, cineforum, teatro, decine di provenienze diverse e bene amalgamate. "Mai un episodio di discriminazione o di disagio", rivendica la preside, Nicoletta Pizzato. Ma non ci sarebbe da stupirsi se fosse accaduto anche altrove in Italia. Così come in Francia ci sono stati studenti che non hanno voluto cantare la marsigliese o ragazzi di banlieue che già dopo l'attentato di gennaio hanno ostentato: "Io non sono Charlie Hebdo". Pericolosi terroristi? No, adolescenti. Indisponenti, immaturi, arrabbiati, alle volte incoscienti, spesso innocui. Non simpatizzano con l'Isis, ma percepiscono la vertigine, il fascino perverso che arriva da quel mondo estremo. Poi qualcuno, ogni tanto, nella trappola del Califfato cade. Inviata nella scuola superiore londinese dalla quale son fuggite tre sedicenni per unirsi allo Stato Islamico, la giornalista del New York Times, Katrin Bennhold,
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