ROM, "SENTENZA STORICA": I CAMPI SONO DISCRIMINATORI
Il tribunale civile di Roma condanna il comune accogliendo il ricorso di associazione 21 luglio e Asgi: "Per la prima volta in Europa riconosciuto il carattere discriminatorio di un 'campo nomadi'. Ora si proceda all’immediato superamento per dare effetto alla sentenza”
Da: www.agenzia.redattoresociale.it 09 giugno 2015
ROMA - Il 30 maggio scorso il Tribunale civile di Roma ha riconosciuto “il carattere discriminatorio” del villaggio attrezzato La Barbuta, realizzato nel 2012 dal comune di Roma. Una “sentenza storica” secondo le associazioni 21 luglio e Asgi (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) che hanno promosso l’azione legale contro il Comune di Roma attraverso il sostegno dell’Open Society Foundation, il supporto di Amnesty International e del Centro Europeo per i Diritti dei Rom.
In particolare, il giudice ha riconosciuto “il carattere discriminatorio di natura indiretta della complessiva condotta di Roma Capitale che si concretizza nell’assegnazione degli alloggi del villaggio attrezzato La Barbuta”, ordinando di conseguenza al comune di Roma “la cessazione della suddetta condotta nel suo complesso, quale descritta in motivazione, e la rimozione dei relativi effetti”. E’ stata dunque accolta pienamente la tesi espressa nel ricorso dalle due organizzazioni che hanno sostento come il “villaggio” La Barbuta debba considerarsi discriminatorio - e quindi illegittimo – già per il solo fatto di rappresentare una soluzione abitativa di grandi dimensioni rivolta a un gruppo etnico specifico e comunque priva dei caratteri tipici di un’azione positiva.
“Deve infatti intendersi discriminatoria qualsiasi soluzione abitativa di grandi dimensioni diretta esclusivamente a persone appartenenti a una stessa etnia, tanto più se realizzata, come nel caso dell’insediamento sito in località La Barbuta, in modo da ostacolare l’effettiva convivenza con la popolazione locale, l’accesso in condizione di reale parità ai servizi scolastici e socio-sanitari e situato in uno spazio dove è posta a serio rischio la salute delle persone ospitate al suo interno” si legge nella sentenza.
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