"AGGRAPPATI AL GOMMONE CHE AFFONDAVA IN MARE"
Corriere della sera - venerdì 24/07/2015
Felice Cavallaro
Altri 40 morti al largo della Libia. I racconti dei sopravvissuti. In 283 salvati e portati ad Augusta
AUGUSTA (Siracusa) Erano partiti da Tripoli nella notte fra lunedì e martedì su tre gommoni stipati come sempre, più di 300 migranti in tutto, alo dei quali su quello che dopo poco più di un giorno di navigazione verso la Sicilia ha cominciato ad afflosciarsi imbarcando acqua. Inizio di un tragedia, intorno alle nove del mattino di mercoledì, culminata nell'ennesimo naufragio del Canale di Sicilia che ha inghiottito più di 40 migranti subshariani, comprese tante donne e cinque bambini, forse, sei, forse sette.
Cifre incerte e racconti agghiaccianti appresi dagli operatori delle agenzie umanitarie ieri sera al porto di Augusta dove si è conclusa l'odissea dei sopravvissuti, 283 disperati. Tutti salvati con gran fatica dall'equipaggio di un mercantile che li ha poi trasbordati su una nave militare tedesca, la Schleswig-Holstein, fino a notte ormeggiata nell'area ormai destinata a sbarchi continui. L'unità, pur non essendo impegnata ufficialmente nell'operazione Triton, nell'ultimo mese è già intervenuta in diverse occasioni nel Mediterraneo per salvare vite umane: il 19 giugno scorso ha sbarcato a Reggio Calabria 544 migranti e quattro giorni dopo altri 522 a Salerno.
Provenienti da Somalia, Eritrea, Benin e Mali, molti superstiti, quando hanno messo piede a terra, hanno baciato l'asfalto della banchina di Augusta, in lacrime, angosciati dal pensiero di amici e parenti affogati. Come un eritreo smilzo confortato da una delle vedette di Save the children di stanza in Sicilia, Giovanna Di Benedetto, commossa ascoltando il dramma vissuto da questo ventenne.
«Ho perso mio fratello perché non sono riuscito a salvarlo», diceva agli interpreti impegnati nei report per soccorritori e polizia.
«Mio fratello è scomparso fra le onde dopo tanti tentativi di stare a galla, di tenerci ai resti del gommone, in attesa di soccorsi poi finalmente arrivati, ma troppo tardi...», evoca il ragazzo scampato alla morte, testimone di un altro disastro maturato nel cuore del Mediterraneo per colpa di scafisti senza scrupoli che fanno salpare barche e gommoni stracarichi.
Un altro ragazzo di 22 anni arrivato dal Ghana dopo una drammatica traversata del deserto e dopo settimane di attesa a Tripoli è invece il piccolo grande eroe di questa dolorosa pagina dell'emigrazione. «Sono riuscito a salvare una decina di miei compagni, ce l'ho fatta, ma ho visto annegare almeno altre trenta persone che conoscevo e con le quali avevamo diviso a Tripoli il tormento dell'attesa dell'ultimo viaggio verso l'Europa. Finalmente la partenza e poi invece è arrivata la fine di tutto per tanti di noi...», commenta con il cuore a pezzi, come dice con gli occhi rossi di emozione.
Ad ascoltare le ricostruzioni gli agenti della task force della polizia di Siracusa e il dirigente della Mobile Nino Ciavola deciso ad individuare gli scafisti, come spesso è accaduto in questa provincia che sembra ormai la nuova Lampedusa. Conferma delle cifre in serata si è avuta anche da parte del portavoce italiano dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati, Federico Fossi: «Con i nostri operatori stiamo ascoltando le testimonianze di quanti sono sbarcati ad Augusta e loro parlano di 35 0 40 persone scomparse in mare».
Un drammatico conteggio che fa apparire lontana la polemica politica sul nodo immigrazione con Beppe Grillo che attacca frontalmente il ministro dell'Interno Angelino Alfano e difende i prefetti nella bufera, o almeno quelli che con un sindacato di categoria, il Sinpref, hanno protestato di sentirsi «bersagli» e «lasciati soli».